lunedì 29 giugno 2009

IL 7° SIGILLO

1° Sigillo. Partenza: venerdì mattina, ore 10:00, Milano. Destinazione: Parigi, Ankama Convention. Viaggiatori: Alex e Manu. Mezzo: Lancia Musa gpl. Distanza: km 830. Arrivo previsto secondo il tomtom: ore 19:00. Scopo del viaggio: firma contratto “DEI” per Ankama Editions. Notizia del giorno: Michael Jackson è morto.
2° Sigillo. Fan o non fan, tutti abbiamo sempre creduto immortale il Re del Pop. Un po’ per le plastiche, un po’ per i 200 milioni di dischi venduti, un po’ per le 50 date tutte londinesi che si apprestava a fare il prossimo autunno nonostante le ultime, recenti, foto che circolavano in rete lo ritraessero in sedia a rotelle con la faccia mummificata. E invece. Tifosi o no, la notizia della morte di un dio fa sempre effetto agli autori di un fumetto che parla di immortalità/potenza di Dei/Divi legata al numero dei loro fedeli/fan. Se non erro Jacko ha iniziato a deperire seriamente dopo il pedo-scandalo con annesso calo dei suoi sostenitori (dalla Pepsi alle teen-ager americane che preferivano ascoltare gli N’sync)…e insomma, tutto ciò ci porta al 2° Sigillo, che in realtà è una Piaga: non pioggia di locuste bensì di più canonica acqua, ma in quantità così industriali da impedirci di fare rifornimento di gas a metà percorso. Dovete sapere infatti che in Francia il gpl è esclusivamente self-service (come il resto d’Europa, Italia esclusa) e la relativa pompa è assolutamente priva di tettoia in qualsivoglia distributore, pare. Provate voi a ficcare il bocchettone a pressione del gpl nell’adattatore del serbatoio della vostra auto, chiuderlo, reggerlo (perché pesa un sacco e se lo mollo mi deforma l’adattatore per la forza di gravità) e contemporaneamente tener pigiato il tasto d’erogazione sulla pompa mentre la pioggia preclude qualunque visibilità nel raggio di un metro. Proseguiamo così a benzina (mavaff!), a 60 all’ora, sotto una pioggia da giorno del giudizio, sulla dritta e larga Autoroute du Soleil.

3° Sigillo. Il tomtom ha ormai implacabilmente spostato il nostro arrivo a Parigi alle 21:30 e di tempo per sparar cazzate in auto ce n’è fin troppo. Esauriti i soliti argomenti (fumetti, parlare dei nostri fumetti, sparlare degli altri fumetti, parlare di donne (Manu) e motori (io), sparlare di donne e motori) finiamo curiosamente a parlare di cibo alle 18:00 in punto. Essendo noi grandi estimatori della cucina francese cominciamo a cantar le lodi della carne di bisonte di Buffalo Grill, ancora impressa nella nostra memoria dall’Angouleme passata. Buffalo Grill: catena francese di steak-house dove son bandite rane e lumache, l’unico posto dell’esagono dove si può urlare hyppi-ya-yè senza esser menati. Com’è come non è, io e Manu cominciamo ad aver seri attacchi di fame con annesse, e improbabili, visioni di Buffali Grill ai bordi dell’autostrada perché, dai, se uno vuole una bistecca di bufalo servita da cow-girls in aperta campagna a 200 km da qualsiasi centro abitato non può essere accontentato? Poco dopo rinsaviamo ed elaboriamo una nuova teoria: Buffalo Grill è sì anche in autostrada ma a pochi km da Parigi, così se un parigino vuole bistecca di bufalo servita da una cow-girl esce un attimo dalla city, paga il pedaggio al casello, trova parcheggio senza problemi, ed è fatta. E invece, avvicinandoci alla ville lumiére, vediamo solo McDonald, F1 Motel e Hippo (??). Ci rassegniamo all’idea di setacciare la metropoli a caccia di Buffalo Grill una volta arrivati e per tutta la notte, se necessario, quand’ecco una visione che non è un miraggio: in autostrada, a pochi metri da noi, ci sorpassa un tir col logo della nostra steak-house francese preferita! Ma è nell’altra corsia! Impostare il tomtom su “segui tir di Buffalo Grill” non è un’idea praticabile. Come non la è quella di Manu di uscire dall’autostrada e seguire il mezzo che “ci porterà per forza a un Buffalo Grill dove ceneremo”.

4° Sigillo. Stanchi e affamati di bisonti arriviamo a Parigi e all’hotel in serata. Il tempo di mollare zaini e speranze culinarie in stanza, ci mettiamo alla ricerca di un parcheggio custodito con l’idea poi di pasteggiar a baguette imburrate quand’ecco il 4° Sigillo, finalmente positivo: un ristorante Buffalo Grill esattamente dietro il nostro hotel! Molliamo l’auto in mezzo alla strada ed entriamo (NB: la foto sopra non è Buffalo Grill ma mi piaceva).

5° Sigillo. Il giorno dopo è una splendida giornata di sole e ci incamminiamo verso la Convention di Ankama dove ci aspetta il boss editore per discutere e firmare il contratto. Ho detto “incamminiamo” perché dalla cartina stampata da google maps vedo che tra il nostro hotel e la fiera ci sono appena due fermate di metrò. Che in Francia significa + o – 7 km in linea d’aria, a ‘sto punto. Oppure la scala della mia mappa è assurdamente sproporzionata. Fatto sta che arriviamo in fiera già stanchi e sudatissimi (il Sigillo più odioso, devo ammetterlo).

6° Sigillo. La fiera è situata nella Hall 5 di 8 Hall che compongono questo spazio fieristico situato a Porte de Versailles. Più che “sala” mi piace definirlo “hangar”: l’immenso parallelepipedo che ospita Ankama è già strapieno di gente la mattina del primo giorno (sabato. finiva domenica). Considerate che: la fiera è dedicata a una sola società, Ankama; è dedicata solo a uno dei suoi settori, i videogame; Ankama non è un colosso mediatico, ma si pone tra le medio-piccole società d’intrattenimento francesi; è fine giugno, tempo di mare non di hangar…sommate tutto e stupitevi come ci siamo stupiti noi appena entrati (col nostro fichissimo braccialetto vip) della fila allo spazio shopping dove si vendevano pupazzi, t-shirt e fumetti (cioè, alle 11 di mattina scaglionavano la gente che voleva un peluche di Dofus!), della distesa di pc tutti occupati da gente che giocava coi prodotti Ankama (nella foto sotto vedete solo una delle distese), della postazione regia per il palco dove si esibivano quelli che abbiamo ritenuto essere l’equivalente dei nostri cosplayer che però ballavano la break-dance e poi rispondevano a domande sulle saghe di Ankama con presentatore e luci da “Chi vuol essere milionario” (da noi i cosplayer li impalano in piazza), dei maxi-schermi coi trailer dei loro videogiochi e animazioni varie, del campo da gioco dove si giocava a quella che ho battezzato “palla-pecora” dove due squadre si tirano un pupazzo a forma, appunto, di pecora e devono fare meta (un sotto-gioco di una loro saga, molto probabilmente), del pupazzone gigante rosso con le trecce che dominava gli stand (che tra due anni verrà sostituito dal pupazzone di Bacchus). Ok, ma il 6° Sigillo? Apprendere che il titolo “DEI” (latino, non italiano, e quindi internazionale) in Francia è più chiaro e meno equivoco di “GODS”, e quindi si tiene “DEI”. Lo sapevate infatti che “GOD” in francese (non so come si scrive, sarà uno slang, comunque si pronuncia così) significa VIBRATORE?




7° Sigillo. Tutto ciò lo apprendiamo nella sala stampa/addetti ai lavori che io preferisco chiamare bunker perché, di fatto, sta sotto l’hangar. È lì che veniamo accolti dal boss e relativi collaboratori, con tanto di tartine, pasticcini, coke e spumantini. Un mega lcd troneggia appeso a una parete e tutti son concentrati sul videogioco a cui si stanno sfidando due creativi. Oooh! È esattamente così che il mio immaginario simpsoniano mi ha sempre descritto gli ambienti dei creatori di videogame: mangiare e giocare! Mancava solo il cestino della spazzatura con sopra il mini-canestro.
In questo clima chiariamo alcuni punti del contratto con Richard (boss) e troviamo non solo una persona disponibile e gradevole, come già notato via mail, dalla voce rochissima e profonda, quasi robotica nonostante l’assenza di macchinetta-da-appoggiare-sulla-gola-per-parlare e in netto contrasto col suo aspetto sano (mai visto fumare nemmeno una sigaretta), il look casual, il modo di fare simpaticissimo, ma anche gioiosamente interessata a curare il nostro progetto. Il vero editore non è quello che mette una firma su un contratto e poi ti paga a consegna lavoro. Il vero editore è quello che firma, paga alla consegna E promuove il tuo prodotto via sito, via stampa, via video, con incontri, dediche e tutto quello che può dare visibilità a ciò che fai. Come editore di fumetti Ankama è ancora giovane (poco più di un anno, credo): significa pochi volumi usciti (e quindi possibilità di spiccare tra di essi), una linea editoriale chiara, solida e non sputtanata dal rigurgito di volumi pubblicati solo per fare scaffale, disponibilità a parlare/trattare con gli autori e voglia di sfruttare il prodotto oltre la stampa (tipo una versione di “DEI” videoludica…forse, magari, in futuro, visto che in questo caso giochiamo, letteralmente, in casa…MA: prima pubblicare, poi vendere, poi stappare champagne).
Che culo, eh? No. Che lavoro. Perché questi contatti/contratti derivano dai pellegrinaggi negli anni in terra francese ad Angouleme, Parigi, Lione, ovunque sia necessario coltivare un buon rapporto con un editore per vendere le proprie idee. Sessioni di dediche con hotel e aerei rimborsati arrivano solo dopo questi gustosi reportage pagati a nostre spese. La cosa bella è che il nostro è il lavoro di rappresentante più surreale che esista…
E infatti il 7° e ultimo Sigillo che viene infranto, quello che sblocca l’Apocalisse, è la firma sul contratto che il buon Richard tiene a specificare “ce n’est pas un pacte avec le diable…hahahah!!!” (“non è un patto col diavolo…hahahah!!!”) detto con la sua spettacolare voce roca e con tutti i presenti che, per la prima volta, distolgono gli occhi dall’lcd e si rivolgono a noi ridendo.
Bè, ragazzi, se abbiamo firmato per una casa editrice che in realtà è una legione di demoni in incognito sulla terra ne siamo più che soddisfatti visto il trattamento e lo spiegamento di mezzi!

Inizia così la nostra collaborazione con Ankama. Un editore con cui lavoreremo a distanza ma a stretto contatto, che ci seguirà passo passo nella creazione del nostro fumetto (dalla sceneggiatura fino al logo in copertina) e dopo nella sua promozione. Perché il culo non esiste. Esiste solo la voglia di sbattersi e l’amore verso le proprie idee. Io e Manu abbiamo entrambe queste caratteristiche.
Al punto che, forse, magari, un domani creiamo un blog apposta per DEI…

giovedì 25 giugno 2009

BRACCIO di DEI

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
Bracciodiculo incontra DEI...
...e noi incontriamo Ankama questo sabato alla loro Convention parigina di videogames!
Tra poco si parte...
PS: settimana prossima il solito ricco, satirico e cafonissimo reportage fotografico.

martedì 23 giugno 2009

MARTYRS

Achtung: spoiler soggettivi qua e là.

‘sti.
ca.
zzi.

Non è solo questione di ciò che vedi ma è sostanzialmente l’idea di fondo a torturarti a morte ben oltre la visione della pellicola.
Che è tutto grasso che cola per un film inserito (per comodità, non per altro) nel torture porn (termine di comodo per l’ultimo sottogenere horror che in realtà ha visto i natali nei lontani anni ’80 con la serie orientale “Guinea Pig”).
Questa idea è tutta nell’immagine che ho messo all’inizio (lo spoiler più pesante).

Se “Saw” ha inaugurato il filone con sapienza e originalità, presto sfociate nella noia e nella messa in scena più piatta e ripetitiva dal terzo capitolo in poi…
Se “Hostel” è solo superficialmente disturbante perché non c’è niente di più divertente nel veder crepare sotto supplizio un gruppo di teen-ager che sei arrivato ad odiare, appunto, a morte per tutta la prima pallosissima ora di presentazione…
Se i sopraccitati “Guinea Pig” erano totalmente e splendidamente fini a sé stessi…

…”Martyrs” colpisce a fondo e lascia storditi perché sviscera il concetto stesso di supplizio fisico portandolo all’estremo limite, più che del guardabile, del conoscibile. Una verità così estrema che a nessuno è dato di conoscere tranne ai pochi fortunati che raggiungono e superano l’ultimo livello del supplizio fisico: infatti non sentiamo cosa sussurra Anna nell’orecchio della vecchia matrona alla fine del film e non lo sapremo MAI.

Paradossalmente il film del francese Pascal Laugier (già autore di “Saint Ange” che, oh, a me è piaciuto) lavora di sottrazione. Non ho detto non-visto, ma proprio sottrazione nel senso che evita il durante e arriva subito alla conseguenza.
Non a caso il film inizia con una delle protagoniste in fuga dalla sua cella degli orrori: una ragazzina col volto sporco di sangue, rasata e piena di escoriazioni sul corpo. Si è miracolosamente salvata dai suoi, ancora ignoti, carnefici. La polizia dice che non ha subito violenza sessuale. Lei non ricorda/non vuole ricordare cosa le hanno fatto. Bisognerà aspettare la seconda parte per conoscere esattamente i come, cosa e perché. Un’attesa terribile per una rivelazione insopportabile.
E non a caso troviamo un’altra vittima degli stessi carnefici (anche se il termine più esatto sarebbe “ricercatori”) dopo il supplizio che ha subito: vi garantisco che assistere al “tentativo di guarigione” della poveretta è decisamente peggio dell’aver assistito alle fantasiosissime torture che le hanno, evidentemente, inflitto.
(a proposito di torture e supplizi: in più occasioni, e decisamente nell'angosciantissimo e shockantissimo finale, ho pensato al barkeriano Hellraiser e a come di fatto sia, seppur in stile e modi diversi, una sorta di antesignano di questo "Martyrs" che qua e là lo cita, mai pedantemente ma piuttosto con gran cognizione di causa...e infatti scopro che Pascal Laugier sta proprio preparando il remake di Hellraiser. tutto torna in maniera matematica)

Altra grande sottrazione, nonché gran colpo di sceneggiatura, sta nella più plateale privazione di catarsi liberatoria perché, maledetto Laugier, mi ficca la vendetta contro i cattivi nella prima mezzora di film, ribaltando così sistematicamente il concetto di rape-revenge. Non è un flashforward, è semplicemente la vendetta di una delle due protagoniste. È terribile, perché non hai tempo di caricarti d’odio, non sai nemmeno chi sono i cattivi e soprattutto SE sono loro…Altro non dico perché se no, davvero, spoilero troppo.

Altra considerazione testuale riguarda il movente di questi cattivi, che è appunto la vera mazzata allo stomaco. NON LO RIVELO (anche se ho già + o – palesemente disseminato indizi) ma vi dico solo che mi sorprendo parecchio di come si può ancora essere tanto originali quanto letali in un genere che continua a masticare e rimasticare se stesso e i suoi cloni.
La paura è strettamente legata a ciò che non si conosce, ciò che non si sa. La paura più atavica dell’uomo è quella del buio, che tutto copre e tutto nasconde. Spesso gli horror più spaventosi sono quelli senza spiegazioni razionali o addirittura senza spiegazione alcuna, come capì già 40 anni fa il Maestro con la sua Notte dei Morti Viventi. Ho per es. apprezzato il recente “The Strangers” proprio per la totale mancanza di movente dei carnefici, e per totale mancanza intendo che anche la follia nel senso più classico è esclusa.
“Martyrs” invece ci dà un movente che non è né folle né razionale né soprannaturale…è semplicemente IL movente. Ha a che fare con la Nostra Storia, ce l’abbiamo nel dna.
E quando a ¾ di film viene rivelato, il primo effetto è di un’insperata, seppur labile, euforia da tiraggio di fiato, una pausa dal cardiopalma di un’ora che abbiamo appena subito, chi coprendosi gli occhi, chi guardando un angolo in alto sopra lo schermo (io!), chi uscendo dalla sala (su 4 coppie in tutto presenti ieri sera alla visione, una se n’è andata subito dopo il prologo…pesante, ok, ma ancora molto digeribile. Chissà cosa li ha convinti a comprare il biglietto: figata, l’ennesimo the ring?!). Perché quando sai, tiri il fiato. Come dire: bè, in fondo c'è un perchè. Il problema è che qui era preferibile non sapere. Forse così sarei riuscito a guardare dritta negli occhi l’ultima immagine (l’unica per la quale, confesso, ho dovuto chiuderli): niente di shockante né di peggio rispetto a tutto ciò che avevo visto durante il film, ma sta tutto in quella fottutissima idea di fondo che mi ha tormentato stanotte ed eccomi qui a scriverne per esorcizzarla.

Aggiungiamoci una regia impeccabile, che passa del realismo della prima parte (camera a mano, fuori fuoco…) alla freddezza e ricercatezza della seconda parte (scenografie, inquadrature corrette…). Aggiungiamoci due attrici (nomi nel film: Anna e Lucie, altro indizio) che si sono prestate letteralmente anima e corpo al film. Aggiungiamoci quel divieto, giustissimo, ai 18 ben in vista su volantini e cassa del cinema, che non si vedeva dai tempi di…boh? Sommate tutto e avrete un film che NON consiglio a nessuno in particolare se non a chi, come me, si aggrappa disperatamente all’originalità del medesimo e alla sua analisi “tecnica” per sopportare quello che ha visto/saputo.

Concludo con la solita considerazione/critica pseudo-cine-patriottica: in Francia e Spagna continuano a sfornare i vari “Orphanage”, “Rec”, “Alta Tensione”…e noi “Imago Mortis” e Dario “basta!” Argento. Al quale, tra l’altro, è dedicato “Martyrs”. Quel “pour Dario Argento” alla fine dei titoli di coda mi ha proprio fatto l’effetto di una dedica post-mortem...“al compianto Dario Argento”. Perché è questo che è il cinema horror italiano da 20 anni: morto. Ma tutto il mondo continua ad ispirarsi al nostro glorioso passato. Che rabbia, eh?

venerdì 19 giugno 2009

A GRATIS

...una Venus provocante, sportiva, à la page, la Dea che tutti vorremmo al nostro fianco nei momenti più difficili.
Direttamente da "DEI" (in lavorazione...)
Che sceneggio io e disegnerà/colorerà il Tenderini nazionale.
Ankama productions

martedì 16 giugno 2009

MONDO SPAM (3)

Ciao alexcrip@alice.it, questo è interessante per tutti gli uomini, nessuno escluso!
Tutti gli uomini e tutti al corrente di loro hanno paura del fatto che al momento importante maschi amore pistola può rifiutare di soggiorno.
Lo scopo principale dei nostri prodotti consiste nel ridurre la possibilità di questa vergogna a 0%!
Sì, sarà pronto. Ogni volta che si desidera
.


...che dire? il titolo della mail-spam era "Non lasciate che la vostra virilita morire!"
Appena lo provo vi dico.

giovedì 11 giugno 2009

RECENSIONI MINIMAL-CHIC

Antichrist di Lars Von Trier. Un film brutto non interessa a nessuno, un film bello non crea dibattito. Di entrambi i tipi ci si dimentica presto. Accodandomi a tutta la critica nazionale e internazionale anch’io declamo: o lo ami o lo odi. Io lo amo, come (quasi) tutte le opere del danese ex-dogmatico (la serie tv “The Kingdom” su tutte). Lo amo per la sua provocazione, i ralenti estremi nel bosco, la volpe parlante, la violenza shockante, uno stile personalissimo che si rinnova di film in film.

Il Maestro di Nodi di Massimo Carlotto. Ogni tanto un Carlotto me lo devo leggere, per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro e ricordarmi il valore della sintesi vs. lo scriversi addosso. Ritmo impressionante e trama impeccabile per una tematica abusata (sadomaso/snuff) ma qui talmente approfondita nelle logiche così perverse e così umane di vittime e carnefici da farti impazzire. Uno dei migliori romanzi brevi della serie dell’Alligatore. Da sbranare in un colpo solo.

Manioka di Nkodem. Secondo lo schema narrativo cajelliano a pesca, dove la polpa rappresenta lo stile e il nocciolo la trama, questo graphic-novel alternativ-francese è un cocomero di 12 kili con un unico semino al centro.

30 Rock di Tina Fey. Divenuta celebre per l’imitazione di Sarah Palin al Saturday Night Live, Tina Fey crea e interpreta una sit-com al fulmicotone ambientata dietro le quinte di uno show alla Saturday Night. Mai avrei pensato di divorare con tanta ingordigia queste prime due stagioni. E mai avrei pensato di inchinarmi davanti al talento comico di Alec Baldwin, qui in veste d’archetipo dell'uomo-marketing.

Atomic Robo di Clevinger/Wegener. Un robot con coscienza propria creato da Tesla che combatte il Male nelle sue forme più fiche (scienziati pazzi nazisti, piramidi semoventi, mummie viventi, insettoni giganti…), con le armi più fiche (bombe, mitra, pugni…) e coi mezzi più fichi (aerei, jeep, carri armati…). Dialoghi spassosissimi, ritmo indiavolato, grafica godibilissima. Spero solo che alcuni nodi lasciati platealmente in sospeso in questo primo volume vengano assolutamente al pettine nel prossimo.

Come una bestia feroce di Ed Bunker. Questo è realismo. Questo è crimine. Questo è scrivere.

San Valentino di Sangue 3D di Qualcuno. Nel 1895 in una fiera di Parigi veniva proiettata l’immagine in movimento di un treno che arriva in stazione. Gli spettatori presenti scappavano terrorizzati all’idea di esser travolti da quella locomotiva. Ci vollero 7 anni per associare quelle magiche e innovative immagini in movimento a una storia di astronauti che sbarcano sulla luna. Quanto ci vorrà ora per associare queste desuete immagini 3D a una trama?

21st Century Breakdown dei Green Day. Li seguo da quando li vidi dal vivo al Bloom di Mezzago dalle mie parti nel ’94: 3 ore di concerto, 300 persone, un pogo costante e irrefrenabile, uno dei concerti più belli della mia vita. Tre mesi dopo erano al Forum di Assago (MI) causa singolo “Basket Case”: 1 ora di concerto, 15mila persone, altro non so perché non c’ero. Qualcosa era cambiato, ma non ho mai smesso di ascoltare i loro dischi, tra alti e bassi. E dopo lo splendido “American Idiot” arriva quest’ultimo concept-album che non esito a definire perfetto per produzione, sound, songwriting.

Seven Brothers di Ennis/Kang, soggetto di John Woo. Il primo vero blockbuster a fumetti! Manca solo l’audio delle esplosioni, degli spari e dei mostri che fanno a botte. Usa e getta ma, ragazzi, che bella mezz’ora che ho passato.

Vincere di Marco Bellocchio. Il 90% degli spettatori si aspettava la nota biografia del duce e invece è solo la semi-nota storia di Ida Dalser e Benito Albino, ossia sua moglie e figlio segreti e segregati fino alla follia e alla morte. Che è solo il miglior modo per dipingere arroganza, ferocia, menefreghismo e potere mediatico del pelatone che fu.

lunedì 8 giugno 2009

BdC in 3D

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
Anche Bracciodiculo si adegua alle nuove tecnologie.

Il futuro è qui e nel blog ufficiale.

giovedì 4 giugno 2009

more GORE!

"Troppo estremo, non riesco a leggerlo"
Eli Roth

"E' disegnato e colorato egregiamente, non posso sopportarlo"
Alex Ross

"E' inutile continuare la saga di Hellraiser...ora ho visto davvero tutto"
Clive Barker


GORE vol.1

script: Alex Crippa
grafic: Emilio Laiso
colors: Alessia Nocera
a GGSTUDIO prod.
coming soon in fumettery...

lunedì 1 giugno 2009

BRACCIO di HELLRAISER

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
Buon Giugno!
Qui e nel blog ufficiale !