WARNING: No comix stuff inside. Only for nostalgic head-bangers. Very long text.
Non ho mai tifato milan,inter,juve,ecc... a differenza di tutti i miei compagni di classe delle elementari. Mentre loro collezionavano le figu dei calciatori, io avevo l’album dei dinosauri. Ma nessuno con cui scambiare il triceratopo con lo stegosauro. Ho avuto un’infanzia difficile.
Così ho dovuto cercare altrove:
1) i miei idoli
2) i fans dei miei idoli
I miei personali campioni divennero: Silver, Massimo Mattioli, Quino, Sclavi…Indiana Jones, Michael J. Fox, Sam Raimi…Eddie Van Halen, Iron Maiden,
Lars Ulrich…
Lars. Grazie a lui iniziai a suonare la batteria. Grazie alla sua band ho iniziato a suonare in un gruppo, e poi in un altro e poi in un altro, con l’unico obiettivo di stare su un palco, non importa davanti a quante persone, non importa a quale caché. L’importante era suonare, esibirsi, e poi rifarlo.
Lars. Batterista/manager della metal-band che cambiò il mondo.
I 4 cavalieri di Frisco, 4 pischelli brufolosi che appena maggiorenni partorirono un disco dal titolo
“Kill ‘em all” che fondeva la rabbia del punk più incazzoso alla musicalità della New Wave Of British Heavy Metal (Iron Maiden, Saxon, Diamond Head…). Era il 1983.
L’anno dopo, i 4 giovani thrashers aggiunsero un elemento nuovo ai loro violentissimi riffs: la melodia. Grazie alle personalissime linee di basso dell’immenso (e compianto) Cliff Burton, brani come “For whom the bell tolls” e “Fade to black” si sono indelebilmente stampati nelle nostre orecchie. Il disco era
“Ride the lightning”.
1986:
“Master of Puppets”. Pietra miliare del thrash-metal, punto di riferimento per TUTTE le metal-band future, capolavoro indiscusso e indiscutibile. I 4 ragazzini erano cresciuti (ma passavano appena il quarto di secolo…) e, consci o no, conquistarono i metallari di tutte le generazioni.
Il resto è Storia, per alcuni (bè, per molti).
Con
“…and justice for all” raggiungono l’apice tecnico-virtuoso-barocco (grazie a quegli spartiti di Lars imparai a leggere e scrivere le parti di batteria).
Col
“Black Album” resettano tutto e si re-inventano letteralmente (grazie a Bob Rock, il produttore del “nemico” Bon Jovi!) diventando Icone, superando i loro stessi idoli, conquistando il Mondo con un disco metal-hard-rock ancor oggi studiato dai sound-engineers e divenuto immediatamente, e di nuovo, punto di riferimento di tutte le metal-band di allora (quanti gruppi “rallentarono” le loro ritmiche abbandonando le cavalcate speed per mid-tempos cadenzati e solenni alla “Sad but true”?).
Gli anni ’90 proseguono sulla scia del successo irreversibile con due discussi album (
“Load” e
“Re-Load”) per alcuni un bieco e pigro adagiarsi sugli allori, per altri (come il sottoscritto) due buoni album dal sound e song-writing unico e personale (“Ain’t my bitch” e “The memory remains” potevano scriverle SOLO loro). Sarebbero stati UN ottimo album se solo fossero stati sfoltiti di almeno una decina di “brani riempitivi” (e in teoria doveva essere così).
Poi
“Garage Inc.” , disco di cover dei loro miti anni ’80: questo e il glorioso ep
“Garage Day Re-revisited” dell’87 rappresentano per me due dischi-feticcio che mi fanno ancora venire voglia di tornare a suonare.
E a fine secolo
“S&M”, live con orchestra, oggettivamente BELLO (operazione commerciale? vaffanculo, “The Call of Chtulu” e “Master” con archi e timpani sono stupende).
Poi, vabbè…l’
affaire “Lars vs. Napster” che li fece odiare da tutti (una rockstar milionaria che non vuole rinunciare a un solo disco venduto, in effetti, suona impopolare…ma il principio io lo condivido), il licenziamento del bravo Jason Newsted, l’alcoolismo di Hetfield e la sua dolorosa riabilitazione che li portarono quasi alla rottura e poi a concepire, non a caso, quella schifezza (title-track a parte) di
“St.Anger” nel 2003, un’accozzaglia di riffs e ritmiche a caso, secondo la bella tradizione del mixaggio copia&incolla. Un sound volutamente povero e grezzissimo, alcuni pezzi addirittura lasciati in versione demo nel master definitivo…apprezzabile la voglia di cambiare e stupire, ma ‘sticazzi: “Kill ‘em all” era un’altra cosa. Punto.
E ora
“DEATH MAGNETIC” ...
Sono presuntuoso. Ho visto/ascoltato soltanto il singolo che gira a rotazione da qualche giorno su radio, internet e mtv varie,
“The day that never comes”, ma voglio lo stesso giudicare l’album prima di possederlo (in un modo o nell’altro…tendenzialmente mi piace rubare ai ricchi ma nel loro caso sono, stupidamente e affettuosamente, combattuto).
Il singolo ha la stessa identica struttura di “Fade to black”, ossia la classica semi-ballad con strofe arpeggiate, ritornello elettrico, soli prima e dopo, e coda finale accelerata e cattiva che cambia tono al pezzo. Sulla carta una figata, un ritorno alle origini e alla melodia, ma cazzo…certi passaggi (strofa>ritornello soprattutto) sono davvero troppo uguali ad allora. Questo non è auto-citarsi…è copiarsi per mancanza di idee.
Sound: bene, hanno cambiato produttore (Bob Rock è stato un grande ma ora basta) affidandosi niente popò di meno che a Rick “reign in blood” Rubin. Le chitarre hanno un suono morbido e cattivo allo stesso tempo, davvero godibili, Kirk Hammett è finalmente tornato a furor di popolo a sfoderare assoli (i soliti veloci e melodici assoli, non troppo fantasiosi ma va bene, è il suo marchio di fabbrica e ci piace), James canta alla grande, come sempre, cattivo e melodico al tempo stesso, e la batteria di Lars è massiccia, con un’ottima punta di cassa, piatti sui medi (addio fastidiosissimi alti di st.anger!) ma un rullante un po’ troppo finto-retrò che non mi convince molto, forse troppa cordiera, troppo effetto, quasi un voler attualizzare il classico rullante metal anni ’80…boh. Ma queste son fisse mie da (ex)batterista. E a proposito, a livello squisitamente tecnico...bè, dopo il “Black Album” Lars non ha più studiato! E va anche bene, perché negli anni ha comunque affinato un suo stile personale e riconoscibilissimo. Però, insomma, un po’ povero, siamo sempre lì. Non mi dà più stimoli come un tempo, che cercavo i suoi spartiti e me li studiavo…
Il basso…ma porcaputtana, hanno preso quell’asso di Robert Trujillo, il funambolico bassista funky-metal dei grandiosi
Suicidal Tendencies e
Infectious Grooves e non lo usano?! Su st.anger ha “suonato” il basso Bob Rock (e ho detto tutto), Trujillo è entrato nella band dopo la registrazione, io mi aspettavo cose turche su questo disco, finalmente ascolto il singolo e…dove cazzo è il basso?! Ok, non è un
volume zero come il triste esordio di Newsted su “...and justice” (disco comunque imprescindibile, e poi Jason avrà modo di rifarsi nei successivi), la sua parte la fa, il pezzo sta in piedi…ma non puoi tenere a 60 kmh una Mustang truccata sul circuito di LeMans! Non si può, è immorale.
Do il colpo di grazia aggiungendo che la coda di questo pezzo è davvero infinita e inutile (cos’è, non possono più scrivere pezzi da 5 minuti? Se non ne dura 10 non va bene?) e il videoclip è un po’ penoso (e diventa imbarazzante confrontato all’altro clip anti-guerra, quel capolavoro di “One”, il loro esordio video nell’89, B/N con inserti dal film “E Johnny prese il fucile”, la storia di un sodato tornato dal fronte senza gambe, braccia, cieco, sordo e muto, che vuole morire ma le alte sfere non glielo permettono perché è un “eroe di guerra” e gli eroi non si suicidano…cazzo, quello era una mazzata, quello era essere contro la guerra!).
Mi dicono comunque di ascoltare il disco. E lo farò. Anzi l’avrò, come ho detto. Mi dicono che non è male, che alcuni pezzi sono molto validi, che c’è “Unforgiven 3” (…). Ma al momento il mio giudizio è negativo. E temo lo resterà.
NONOSTANTE TUTTO, io continuo a tifare per loro.
Perché la mia squadra del cuore sono i
METALLICA.
Non si cambia squadra. La si sostiene nelle vittorie e nelle sconfitte.
Non è solo nostalgia, non è solo affetto, non è solo “il metal è morto, lunga vita al metal”.
È TIFO. Irrazionale, inspiegabile, viscerale tifo.
Non mi viene altro termine.
Loro sono la mia personale “Favola Rock”, quando ancora non solo noi ultra-30enni sognavamo di diventare Rock-Hero, ma il mondo stesso (il Sistema, lo Show-Business…ha diversi nomi) li sfornava e coccolava come figli preziosi.
Erano i tempi in cui una garage-band rozza ma con tante idee (chiare) e la voglia di sfondare (palchi e orecchie) diventò una delle band più famose della storia, indipendentemente dal genere.
Erano i tempi in cui anche 4 ventenni brufolosi della Brianza chiudendosi in una cantina tutti i sabati pomeriggio a suonare fino allo sfinimento, invece di andare a cuccare le sfitinzie, si sentivano Fighi. E si sentivano SuperFighi quando suonavano alla festa di fine anno del liceo davanti agli altri Fighi, quelli che durante l’anno cuccavano…del tipo: avete limonato tutto l’anno? Bene, noi abbiamo suonato tutto l’anno e adesso siamo su questo palco, stronzi!!!
(più avanti capii che il benessere stava in una felice via di mezzo)
Erano i tempi in cui noi ventenni brufolosi eravamo molto simili a questi altri ventenni brufolosi:
Bentornati
Lars,
James e
Kirk.
Benvenuto
Robert.
Riposa (sempre) in pace
Cliff.