In attesa di un servizio fotografico poderoso ed esauriente, che forse non avrò mai voglia di fare, sul recente Comicon di Napoli, stilo una riduttiva ma sentita lista di titoli che mi hanno particolarmente colpito, letti e ammirati tra il viaggio di ritorno in frecciarossa ieri pomeriggio e il giaciglio ieri sera.
Grande attesa, grande curiosità verso questa grande, anzi ENORME, opera autorale collettiva targata BD e firmata Ausonia, Ponticelli, Officina Infernale, Squaz, Akab, Angri. "Curiosità": sentimento sempre meno frequente dalle nostri parti, quelle del mondodelfumetto, abituati da troppo tempo a forme e formati troppo standard, colladuati, sicuri. Che da un lato è un bene, io sono il primo a buttarmi anima e corpo tra le pareti sicure della narrativa sequenziale classica, che sia francese, italiana o americana, fatta di regole e paletti che solo apparentemente spaventano, imbrigliano, costringono, ma in realtà danno sicurezza e agilità e di scrittura e di lettura. Dall'altro lato invece c'è chi
osa, rompe schemi, canoni, metodi e metodologie in nome di una stesura (e con questo intendo scrittura&disegno) complessa, anarchica, autocompiacente, e di una conseguente lettura difficile, impegnativa, non immediata. E tutte le sicurezze di cui sopra se ne vanno affanculo. Ora: c'è chi ha bisogno di sicurezze, sempre e comunque, e chi ogni tanto ha voglia, forse bisogno, di sconvolgere il proprio mondo, insanire, come dicevano i latini a proposito del carnevale (ma solo una volta all'anno), sballarsi. Uscire dai binari fa paura a tutti. Deragliare terrorizza. Ma quell'adrenalina è impagabile. Premettendo che, a mio umile e assolutamente soggettivo parere, sono davvero in pochi quelli che sanno far deragliare un treno con classe, trasformando una tragedia in opera d'arte, io ho deciso di pagare questo biglietto di sola andata e lasciarmi trasportare. I macchinisti li conoscevo, mi fido di loro, sapevo che sarei arrivato al capolinea sano e salvo, ma la destinazione, per quanto girassi e rivoltassi il mio ticket tra le mani, non era indicata da nessuna parte...uuuuuhhh l'ignoto! che paura! Deglutisco, mi metto comodo sulla mia poltroncina in prima classe e, curioso, guardo fuori dal finestrino. Il treno parte...
Sono arrivato. Dove? Non lo so di preciso. La destinazione mi è ancora ignota. E forse deve rimanere tale. Come è stato il viaggio? Incredibile. Ho visto alternarsi paesaggi stra-ordinari, uno diverso dall'altro, che si fondevano uno dopo l'altro con dissolvenze incrociate lisergiche. Ho visto volti e alberi ed edifici, ho sentito l'odore della rabbia e della sconfitta mischiato allo smog e al fetore della monnezza, ho voluto buttarmi dall'ultimo piano di un palazzo, sono sprofondato nel buio degli inferi, ho bevuto sangue e poi ho visto il mio riflesso nel finestrino: avevo la testa di un coniglio. E solo ora capisco che la vera destinazione di un viaggio non sempre combacia col capolinea.
Più prosaicamente parlando, e utilizzando una metafora meno coerente della precedente (che è proprio copiata dall'opera) ma più vicina al mio sentire, definirei
"Le 5 fasi" una splendida Pagani Zonda 5: una delle supercar più care al mondo, con consumi da shuttle, poco adatta alle giornate di neve e allo shopping...ma con una carrozzeria da sogno e un motore per pochi. La Pagani Zonda 5 è di una bellezza abbagliante. Punto.
"Heavy Metalove" conferma quello che penso della creatività e del talento di Maurizio Rosenzweig: nelle storie brevi è assolutamente perfetto. Ennesimo parere personale, certo, ma, come già per "Angelica", il mix di virtuosismi e stilemi personali che lo rendono subito riconoscibile, la gestione selvaggia dello spazio grafico e narrativo, la passione che riesce a trasmettere con le sue storie trovano nella brevità la vetta comunicativa ed emotiva. Forse perchè riesce ad essere più diretto e sfacciato e, non me ne vogliano i fans e l'autore, meno autobiografico. Ho amato la saga di Davide Golia, ma con Zigo Stella secondo me è stato fatto il decisivo e necessario passo successivo: parlare di sè implicitamente e non più esplicitamente. Un vero narratore parla sempre di sè (e Maurizio l'ha ulterioremente esplicitato in "Magnifica Ossessione"...esplicitare l'esplicito, geniale) ma il lettore è un'
altra persona e va rispettato. Il lettore è la quarta parete, il lettore da voce e movimento ai nostri personaggi e alle nostre storie. L'autore ci mette il cuore ma è il lettore che pompa sangue nelle arterie. "Heavy Metalove" è l'ennesimo viaggio di Zigo Stella nei suoi mondi parelleli. Stavolta si ritrova nei panni di Zack Star, il più grande chitarrista del mondo. Si parla di hard rock, palcoscenico, trucchi, costumi, sudore, sesso, amore, creatività, ascesa e discesa, insomma tutto il mondo di Rosenzweig, che ben conosco, frullato in poche tavole per una storia goduta prima di tutto dall'autore, appunto, ma assolutamente godibile da tutti. E con un finale mozzafiato assolutamente inatteso, che non è poca cosa. Per brevità, semplicità, passione, libertà ed emozione forse è questo il primo esempio di fumetto genuinamente rock: ha lo stesso ritmo e coinvolgimento e tecnica di un brano dei primi Van Halen, che accostavano i virtuosismi chitarristici di Eddie alle melodie post-blues di Diamond Dave al tiro di Alex, il tutto in salsa west coast, quella salsa primordiale da cui emerse il glam rock, un nuovo genere, tanto per dire. Maurizio utilizzerebbe la stessa frase cambiando i nomi con quelli dei Kiss,
ça va sans dire, ma io sono il lettore e decido io la mia colonna sonora!
Luca Piersantelli mi fa sbudellare dal ridere, lui e i suoi fumetti. In arte Pierz, la saga di
"Ravioli Uèstern" mi aveva già conquistato a Cartoomics ma devo dire che è con questo terzo volume che l'autore raggiunge la piena maturità. Come? Semplice: non cambiando NULLA del suo stile e della sua ironia. Potrei mantenere il tono serioso e da pseudo-critico delle precedenti recensioni e dirvi, per esempio, che una delle cifre stilistiche del new humor di Pierz sta proprio nella reiteratività dei suoi codici grafici e narrativi e che l'idiota col piercing che dice a Glenda "Questa è la vignetta dove vivo io", che non è di per sé una gag né la battuta finale di una scena, è una delle cose più geniali che abbia mai letto. Ma con Ravioli non ce la faccio, non si può: va letto sul treno, in metropolitana, sul bus, in attesa dal dentista, ai giardinetti, non importa dove, l'importante è leggerlo in un luogo pubblico, possibilmente in pieno giorno, in modo che i presenti possano guardarvi e giudicarvi male ogni volta che contorcete il volto cercando di sopprimere quella risata sguaiata che sarebbe troppo imbarazzante buttare fuori e invece scoprite che in fondo conveniva, una botta e via, anzi un boato e via, piuttosto che prolungare l'agonia della risata grassa castrata sotto gli occhi severi di tutti. Compratelo SOLO se volete ritrovarvi in questa situazione. Altrimenti lasciate perdere.
Callaghan incontra Robocop? Ma si può fare? Ebbene sì e lo hanno dimsotrato Amodeo e Scoppetta in questo giallo ben scritto, teso, rispettoso di tutti i cliché del genere ma realizzato con uno stile unico e assolutamente fuori dal genere, che definire umoristico è troppo riduttivo, caricaturale peggio ancora. E' lo stile di Andrea Scoppetta che con questa storia dimostra l'impossibile: coniugare il "deformed" all'hard-boiled alla sci-fi. Ma anche così è riduttivo...bisognerebbe inventare un nuovo termine, una nuova definizione per questo mix, constrasto, implosione di etichette. Lo stesso effetto che mi fece (e ha fatto al mondo intero) quel capolavoro di Blacksad. Il paragone non è poi così azzardato. Cosa mi è mancato in
"Quinto: non uccidere"? Il colore su tutte le pagine! Dopo un prologo simile (l'unica parte colorata) è un pò un peccato. Veniale, eh.
Ultimi ma non ultimi
"Cheng" e
"SuperBia" ossia gli esordi di due miei ex-allievi: Jacopo Scarabelli, in arte Jac, e Luca Rota Nodari, in arte Dihowl. Qui autori completi, con mia grande soddisfazione, devo davvero far loro i complimenti: per la passione, lo sbattimento, la bravura e, cosa più importante, la voglia di fare, investire, credere in quello che fanno. Alla faccia di un mercato sempre più difficile, competitivo, restrittivo, una professione che chiude sempre più spesso e volentieri in faccia le porte ai giovani. A rigor di cronaca ammetto di non aver ancora letto SuperBia (Luca, la copia!) ma ho visto tavole e character e mi sono davvero piaciuti. Conoscendo poi i gusti e l'umorismo di Luca dopo due anni di scuola sono pronto a scommettere che anche la storia non mi deluderà, come ha fatto la
kung-fu metropolitan story of formation di Jac. (posso fare di lavoro il definizionista di generi?) Potete acquistare i due volumi sul sito dell'editore:
QUIUltimo ma non utimo: andate
QUI per i contenuti extra, un interessante prolungamento virtuale del fumetto cartaceo. E' un nuovo sito, Megaboom, a cui possono aderire altri editori e autori per altri prolungamenti virtuali delle loro produzioni.
Ok, ora che ho concluso posso pronunciare il mio personalissimo "and the winner is...":
Andrea Officina Infernale Mozzato. Chi mi segue conosce già la mia cotta, tutta artistica, per il suddetto. E' ovvio quindi che, in un'antipatica e inutile competizione tra gli autori de "Le 5 fasi", io voti lui. Ma lo motivo, dai: lo scontro tra la narrazione lineare dei testi e l'assoluto terrorismo grafico creano uno shock impagabile. (l'immagine sopra è un'illustrazione, non una tavola della sua storia, quindi non è indicativo di quello che ho appena detto. vi tocca comprarlo, cari)