mercoledì 7 dicembre 2016

MOSTRUOSAMENTE


Ed è uscito il sesto numero della mia rivista horror preferita: MOSTRI!
La variant cover, che è quella qui sopra, stavolta è più spettacolare del solito.
C'è dentro una mia storia, si intitola "Monstreaming" ed è dedicata agli youtubers e agli amanti degli animali. Per ragioni diverse.
Le tavole sono della bravissima Francesca Vartuli che mi ha fatto anche una gradita dedica alla Lucca scorsa. Un assaggio:
Pronti a registrare?

mercoledì 23 novembre 2016

mercoledì 16 novembre 2016

8 febbraio 2017

Quel giorno mi toccherà aprire le danze...

domenica 6 novembre 2016

16

Il progetto misterioso sta prendendo forma e vedrà la luce a inizio 2017.
Vorrei tanto spiegare di che si tratta ma ho le mani legate. Letteralmente.
Appena riesco a recidere col mio lima-unghie la corda di iuta che mi stringe i polsi potrò essere più esauriente.
Per ora mi limito a dettare queste misere righe al nerboruto colombiano che mi fa da guardia.
Grazie, Tuco. Per la generosità e per il tuo tablet.

lunedì 24 ottobre 2016

LUCCA COMICS: where's Alex?

Dove mi potete trovare in fiera?

Stand Renoir - sessione dediche per "NERO - L'integrale" con Andrea Mutti:

SABATO 29 dalle 12:00 alle 14:00 e dalle 16:00 alle 18:00

DOMENICA 30 dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 16:00


Stand ItComics - vendita selvaggia e dediche per il primo cd dei PASTICCINI MARCI:

DA VENERDI' A DOMENICA QUANDO NON SONO DA RENOIR

Stand Bugs Comics, per cui pubblico sulla rivista MOSTRI e mi fa piacere andare a trovarli:

TUTTE LE VOLTE CHE POSSO

Se non mi riconoscete sono il cosplayer vestito da mattoncino giallo parallelepipedo del Lego.

venerdì 21 ottobre 2016

PAPPAGORGIA

Lucca Comics si avvicina e io pubblico un video di me in soggettiva che suono la batteria.
Ma non eseguo un pezzo qualsiasi, bensì il singolo "Pappagorgia" tratto dal primo cd della mia nuova band PASTICCINI MARCI
CD che si troverà allo stand It Comics insieme al fumetto omonimo di Francesco Abrignani, che della band è la voce&chitarra.
Al basso Alessandro "MusicMan" Pavesi.
Seguirà tournée europea negli stadi.

lunedì 10 ottobre 2016

SIXTEEN


Progetto misterioso che vedrà la luce nei prossimi mesi. Per un editore davvero figo.
Roba forte. Roba inquietante.
Roba non per tutti.
16.

giovedì 6 ottobre 2016

NEROne

Ho sempre avuto una fissazione per i titoli.
Non riesco a scrivere una riga se prima non trovo un titolo che rappresenti la storia che ho in mente. Anche se provvisorio, anche se brutto, anche se poi verrà sostituito in fase di editing da uno totalmente diverso.
Capita, per esempio, che "Il monco" si trasformi in "Come un cane" (e meno male).
Ho un debole per i titoli formati da parole chiave, come mi piace chiamarli. Meglio se una parola chiave e possibilmente con -almeno- un doppio significato.

AVATAR (Cameron): il corpo bio-sintetico che "indossa" il protagonista; l'incarnazione terrena del dio Visnu; l'immagine, vera o falsa, che metti sui tuoi social per crearti un'identità. Perfetto per un protagonista senz'arte né parte che prima indossa panni che non gli appartengono, poi prova ad essere l'eroe della parte sbagliata, infine diventa chi vuole essere.

FROM HELL (Alan Moore): l'incipit delle lettere spedite a Scotland Yard da uno dei tanti mitomani che nella Londra del 1888 si spacciavano per Jack lo Squartatore, ma anche "dall'Inferno" inteso come luogo, ossia ciò che era diventato il quartiere di White Chapel in quel periodo e, in generale, tutto l'Occidente da quel momento in poi secondo Moore.

UP (Pete Docter): Su! Letteralmente e col morale!

Avendo poi cominciato, inspiegabilmente, a pubblicare sia all'estero che in Italia a inizio carriera o quasi, mi posi subito il problema della traduzione dei titoli dei miei fumetti. Cioè, normalmente gli sceneggiatori si buttano subito su sottotrame e colpi di scena, io invece penso al titolo e alla sua papabile traduzione in francese e inglese ancora prima di stendere un soggetto...

Ebbene, ci sono vari modi per rendere un titolo trasversale e a prova di traduzione: utilizzare una lingua morta (il sanscrito "Avatara"), la lingua inglese che tanto sanno tutti (Pulp Fiction, Indipendence Day, Civil War) oppure il nome del protagonista. Mica puoi tradurre "Il curioso caso di Bengiamino Bottone".

Se poi il nome del protagonista evoca di per sé il contenuto o il tono delle sue avventure, come Martin Mistère, Flash Gordon o Tom Strong, ancora meglio.

E insomma, nel 2005 mi metto a pensare a un giallo da proporre in Francia insieme agli inossidabili bresciani Mutti e Bussacchini, e gira e rigira più penso al genere (perché di trama ancora nulla, figurati) più mi rimbalza in mente la parola "noir". Che tecnicamente indica quelle storie il cui protagonista è un cattivo, o comunque qualcuno non proprio ligio alla legge, ma in senso più ampio è finito per indicare quei gialli dalle tinte forti, cupe, sia nell'estetica che nei contenuti. Non storie rassicuranti, dal finale a tutti i costi positivo coi buoni che vincono e i cattivi che perdono.
E la volevo ambientata in Italia, un'altra mia fissa. Perché in italiano "nero" è una parola bellissima. Che può anche essere un cognome, al pari di Rossi e Bianchi.

Et voilà, il mio detective privato si sarebbe chiamato Giuliano Nero e la sua serie, semplicemente, "NERO". Che non puoi tradurre, toh.
E che richiama, ma solo a pochi-ma-buoni, uno dei romanzi più surreali di Sclavi: "Nero." (col punto, mi raccomando)

Cognome e genere felicemente riuniti in una sola parola, non mi restava che scrivere quelle che sarebbero poi diventate le tre storie dei tre volumi inizialmente pubblicati in Francia da Casterman, poi in Italia da Edizioni BD (i primi due volumi) e infine da Renoir in un'unica, gagliarda e possente edizione che li racchiude tutti e tre: NERO - L'INTEGRALE

Va che tavole (acquarelli, mica pizza e fichi):



La troverete a Lucca allo stand Renoir, insieme ai suoi autori per firme e disegnini, e poi nelle migliori librerie e fumetterie della penisola.
Il titolo è facile, non potete confondervi.

Flashback, 10 anni fa.

lunedì 3 ottobre 2016

giovedì 29 settembre 2016

POLTERGEIST

...è il primo ciddì dei PASTICCINI MARCI, rock band demenzial-prog-stoner nata dalla mente scoppiettante del polistrumentista Francesco Abrignani e di cui io sono l'entusiasta batterista e co-produttore.
Che poi, in realtà, entrambi non siamo che gli umili esecutori della musica di questi tizi qua:

Ossia Mauro Pampina (voce/chitarra), Gianki Natica (basso) e Dodo Tassotti (batteria), i veri Pasticcini Marci, le cui gesta sono raccontate nel primo albo a fumetti omonimo, scritto e disegnato dall'Abrignani nazionale:
Il fumetto fa parte dell'ampio catalogo della neonata It Comics, etichetta ultra indipendente che farà il suo esordio in società QUESTO SABATO 1 OTTOBRE allo SPAZIO36 di Milano.

Pensate, Fumo di China ha dedicato loro la copertina di questo mese.
Ed è proprio lì che troverete anche il suddetto mini-cd, che per l'occasione verrà autografato dagli autori (cioè io e Fra che imiteremo le firme di Mauro, Gianki e Dodo).

5 tracce per farvi sognare, 5 motivetti da fischiettare, 5 motivi per farvelo acquistare:
1- è fighissimo
2- il suono è corposo
3- contiene riverberi
4- pesa poco
5- nessun animale è stato maltrattato durante la lavorazione

Che il Caprone sia con voi.

giovedì 22 settembre 2016

Mamma, guarda: un MOSTRO!

Era il mese di marzo 1990, la primavera alle porte, quando un me teen-ager entrava nella sua edicola di fiducia e chiedeva fiero all'omino dietro il bancone:
"L'ultimo numero di Splatter e il primo di Mostri, grazie!"
Questo qui:
Che custodisco gelosamente nella mia libreria della meraviglie insieme a tutti gli altri numeri delle due storiche riviste horror della gloriosa ACME.
Davvero un bell'inizio per il decennio di Pulp Fiction e Preacher.

ORA, anno domini 2016, MOSTRI E' TORNATO.
Dopo Splatter, da un annetto circa è tornata anche l'altra mia rivista di fumetti horror preferita, di cui adesso non solo mi nutro ma alimento con gran passione. Ed è tutto merito di Bugs Comics e di chi ci sta dietro, che con grande energia ed entusiasmo ha resuscitato una delle realtà editoriali più interessanti e stimolanti che siano mai apparse sul suolo italico.

Il mio esordio sul nuovo Mostri si intitola "Natasha", è uscito sul n°3 (quello là in alto) ed è una storia di ordinaria mostruosità quotidiana disegnata in modo inquietante da Dario Tallarico:

La seconda si intitola "Monstreaming", uscirà sul n°6 di novembre e le matite di Francesca Vartuli mi fanno già impressione:
Altre storie arriveranno, altri mostri lasceranno il loro segno nelle fumetterie italiane.

Se la nostalgia per gli eighties sta arrivando al suo zenit, quella per i nineties è appena esplosa.
Si prega di prepararsi all'impatto.

martedì 13 settembre 2016

GOPRO!

Ci si può innamorare di un cubetto di plastica nero delle dimensioni di una pallina da ping-pong?
Sì.
Questo micro grandefratello portatile è la mia gioia da un paio di mesi a questa parte. Sono abbastanza malato di ciclismo, nel senso che lo pratico tutto l'anno ma non saprei dirvi chi ha vinto l'ultimo Giro d'Italia, e ormai non esco più senza il mio graziosissimo cubetto agganciato al casco o sul manubrio.
Testato anche su kayak e batteria, le mie altre passioni, ora ci manca solo che me lo appenda al collo quando vado a fare la spesa, 'sto feticcio orwelliano.
Sto diventando schiavo della soggettiva.
Ma vediamo il lato positivo: il giorno che finirò giù da una scarpata a 2000 metri con la mia Viner, la gopro sarà la mia scatola nera personale per ricostruire la dinamica dell'accaduto (incidente? suicidio? complotto?).
Peccato che non esistano imbragature da gopro per gatti ma solo per cani, nonostante il mio gatto sia grande come un cocker.
Il giorno che vedrete sul MIO CANALE YOUTUBE la soggettiva rasoterra di qualcosa che sbrana croccantini come se non ci fosse un domani, fermatemi.

venerdì 9 settembre 2016

DIO CI ODIA TUTTI

Non avrei mai immaginato che un giorno avrei utilizzato questa immagine per parlare del libro tenuto nella foto da David Duchovny nei panni di Hank Moody, scrittore fallito con alle spalle un unico romanzo di successo (quello lì) nell'ormai conclusa serie tv Californication.

Mi manca il Bukowski 2.0 di Duchovny (non a caso Hank di nome) che si muove in un'eternamente assolata L.A. fra relazioni molto pericolose, amici sbandati, un matrimonio burrascosissimo, tanto alcool e autocommiserazione.
Mi manca la sua incredibile capacità di passare da padre dell'anno agli occhi della cinica figlia il giorno in cui le regala una Stratocaster per avviare la sua prima band, a peggior ex-marito del mondo il giorno in cui finisce a letto con la figlia del marito della sua ex-moglie, figlia che lui non sapeva essere minorenne.

Non ha mezze misure, Hank, vive alla giornata e si trascina da un fallimento professionale a uno sentimentale con la grazia di chi ha già vissuto tutto ma ha ancora voglia di toccare il fondo per vedere l'effetto che fa.

Lo tiene a galla, economicamente e moralmente (?) parlando, l'unico romanzo di successo che abbia mai scritto, dal titolo che non solo è tutto un programma ma è anche la citazione di un disco omonimo degli Slayer del 2001: "God Hates Us All".
(anche il suo romanzo d'esordio viene intitolato "South of Heaven" come un disco degli Slayer del 1988. Che Tom Kapinos, l'ideatore della serie, sia un fan del quartetto thrash-metal losangelino?)

"God Hates Us All" sta a Californication come la valigetta di Marsellus Wallace sta a Pulp Fiction: il mcguffin ideale per muovere e smuovere personaggi, situazioni, relazioni.
Il best seller di Hank Moody gli permette una serena e allo stesso tempo rocambolesca vita da fancazzista, ideale per dedicarsi anima e corpo alle sue due principali passioni, alcool e donne, e perfetta per crogiolarsi in un inesauribile mix di nostalgia per quello che era, e che non sarà più, e nichilismo totale (vedi il primo punto).

Entrambi gli aspetti (donne/alcool e nostalgia/nichilismo) sono il principale motore narrativo sia della trama orizzontale dell'intera serie (ex-marito fedifrago che vuole riconciliarsi con la moglie ma non sa resistere al fascino altrui) che delle trame orizzontali delle singole stagioni (tentativi impossibili di scrivere un nuovo romanzo, disastrosi adattamenti televisivi del medesimo, improbabili stesure di musical per rockstar instabili...).

Quindi, per un fruitore della serie come me, QUEL libro è leggendario tanto quanto l'anello che comanda tutti gli altri per un fan della saga de Il Signore degli Anelli o il Necronomicon di Evil Dead. E visto che da che io ricordi esiste il merchandising, non può mancare nella mia libreria una copia del Necronomicon con copertina in gomma riproducente la pelle umana dell'oggetto feticcio del film, come non può mancare una copia di "God Hates Us All" di Hank Moody.

Solo che, nel primo caso, si tratta di una lussuosa e barocca custodia per il dvd del film (custodia che è sì un libro, nel senso che le pagine all'interno riportano le scritte e i disegni intravisti nel manufatto del film, ma nessun demone è stato evocando leggendole), nel secondo caso si tratta di un vero e proprio romanzo che un vero scrittore ha scritto sotto lo pseudonimo di Hank Moody.

Guilty Pleasure li chiamano. Piacere proibito. Che più liberamente potremmo tradurre con: chi minchia si compra il finto libro di un finto scrittore di una fiction finita da due anni?
Io. O meglio un mio caro amico che, conoscendomi fin troppo bene, ha optato per quel guilty pleasure cartaceo come regalo per il mio ultimo compleanno (e ora ho quasi l'età che aveva Hank a inizio serie...).

Idea bellissima, mi bastava l'oggetto in sé per essere felice. Ma già che c'ero perché non leggerlo? D'estate si legge di tutto, buttiamo nel calderone anche quello. Avevo appena finito "Cuore di tenebra" di Conrad, che ho aspettato una vita a decidermi di leggere, mi potevo pure concedere una cazzatona...

Ebbene, letti i primi due capitoli mi sono detto: molto divertente, rispecchia in pieno lo stile della serie, tutto ritmo, situazioni paradossali, rapporti uomo/donna al limite dell'horror. Che spasso. Se tutti i capitoli sono così sarà una piacevole lettura da ombrellone (anche se sono andato in montagna).

Pensavo insomma che ogni capitolo fosse un raccontino a sé, slegato da tutti gli altri, il che era il minimo sindacale di scrittura d'intrattenimento (soprattutto se alla base c'è una serie tv di successo come mondo di riferimento) ma mi andava anche bene. E invece. Invece stavo leggendo un romanzo nel vero senso del termine, una storia con uno sviluppo narrativo e un protagonista con un suo percorso di crescita che da un lato, sì, rispecchia (deve rispecchiare) lo stile della serie tv, ma dall'altro vive di vita autonoma, segue un percorso indipendente.
In altre parole, può leggerlo anche chi associa il titolo "Californication" esclusivamente all'album dei Red Hot Chili Peppers del 1999.

E' un romanzo piccolo ma appassionante. Funziona. Funziona molto bene. Pare di sentire la voce di Hank mentre si scorrono le pagine da "lui" scritte (appunto), pare di vederlo vivere tutte quelle situazioni, che non abbiamo mai visto nella serie perché sostanzialmente questo romanzo è un prequel della medesima che racconta gli anni "universitari" del giovane Hank a New York (talmente memorabili da convincerlo infine a lasciare la Grande Mela per fuggire a L.A.), pare di vederlo reagire nel modo giusto, nel modo corretto, il suo modo, quello che abbiamo imparato a conoscere puntata dopo puntata.

Pare, insomma, non solo che l'abbia scritto davvero lui, ma che lui abbia passato davvero tutte quelle peripezie, dalla sua giovane fidanzatina che come regalo di commiato lo accoltella a una spalla all'apprendistato come corriere della marijuana nei bassifondi di N.Y.

Già è difficile credere a certi autobiografismi di scrittori noti (Hemingway a parte, a lui ci credo che ha domato un toro), è il loro lavoro romanzare, remixare fatti, rielaborare dati, quindi dovrebbe essere doppiamente difficile credere a un finto scrittore che racconta la sua finta vita ispirata a finti fatti.

Eppure ci credo. Ora per me Hank Moody è un po' più reale.
Magia della fiction. Mistero della fede.

Ci credo, anche se dio ci odia tutti.

martedì 6 settembre 2016

REBOOT


3 anni e mezzo.
Son volati, eh?
Sembra ieri che aggiornavo il blog quotidianamente, poi settimanalmente, poi mensilmente, poi mai.
D'altronde Manuel Agnelli sarà il nuovo giudice di X-Factor, chi sono io per non riprendere in mano il mio brillantissimo blog? Paragone che non c'entra una fava, ma volevo dire quella cosa di Manuel.

Cosa è successo in questi 3 anni e mezzo? Un po' di cose, ma non riesco a dirle tutte adesso e tutte insieme. Le centellinerò (ché non son poi così tante e poi volevo scrivere "centellinerò" perché non l'ho mai fatto prima).

Riavvio il blog segnalando subito un altro mio blog (ha molto senso se ci pensate):
FRATTAGLIE

Lo trovate anche nella colonna qui a destra, ma soprattutto lo trovate nel sito de Lo Spazio Bianco che gentilmente mi ospita da qualche mese. Che redazione fantastica e comprensiva!
Che differenza c'è tra questo blog che state leggendo e quell'altro? Una sola: qui pubblicizzo le mie robe e parlo di me e di cosa mi piace/non mi piace, là fingo di parlare dei massimi sistemi e in realtà parlo sempre di me. E' un trucchetto di noi che scriviamo. Siamo degli inguaribili e tenerissimi egocentrici del cazzo.

Comunque, qualche aggiornamento sulle mie uscite lo si trova sempre qui nella colonna a destra, poi entrerò più nel dettaglio su ciò che ho fatto, sto facendo e farò.

Ora: vediamo quanti ancora mi leggono on line...