- Il quadro di Andrea Moz Mozzato (Officina Infernale per i blogger) che vedete qui sopra, che troneggiava gagliardissimo alla mostra allestita allo Spazio Paraggi di Treviso. Purtroppo la mia digitale non rende giustizia ai colori e all’impatto della tela. Se avevo con me il libretto degli assegni l’avrei comprato seduta stante. Sì, è ufficiale: sono un feticista delle opere di Moz.
- La festa delle medie al locale Eden, di cui posseggo solo foto scurissime praticamente illeggibili, ma, fidatevi, è stata divertente e spumeggiante come l’anno scorso. Gran buffé, grandi vini, grandi vip, grandi gag. E ho pure vinto la sfida con Ponticelli sul primato cronologico di crossover rock/rap, una volta rimediato un’i.phone tra i presenti e cliccato su wikipedia: vince il mio “Walk This Way” degli Aerosmith/Run DMC (’86) contro il suo “Bring the Noise” degli Anthrax/Public Enemy (’91)
- La conferenza stampa sulle “Città Future” tenutasi domenica mattina in una sala della camera di commercio con un Paolo Ongaro in formissima tra il pubblico, il vero mattatore del dibattito, tra brevetti di macchine del caffè e Beethoven neonati (troppo lungo e bello da spiegare tutto, chi c’era c’era)
- La vittoria del barbuto e muscolosissimo Matteo Scalera che ha tenuto alta la bandiera di Renoir come autore rivelazione dell’anno per “Hyperkinetic”, ex-equo col bravo Francesco Mortarino per “Dead Nation” (Edizioni BD)
- La vittoria di “A Skeleton Story” (GG Studio) del fichissimo duo Rak&Scop come miglior serie italiana!
- E, last but not least, “Blatta” come miglior fumetto italiano. Una vittoria tanto meritata da esser scontata, per quel che mi riguarda. Una vittoria che ha subito dopo costretto l’autore a una session di dediche da tre ore con interviste audio/video prima, durante, dopo, e infine costretto me e Giustina, in quanto auto-dipendenti dal medesimo, a strapparlo di peso alla folla di groupies urlanti e sudate (in verità alcune erano cos-player che avevano sbagliato strada). Ma d’altronde Ponticelli è ormai il nuovo, e unico, Albertone nazionale e tutti è giusto che ne abbiano un pezzo.
- In realtà è stato tutto bello, eventi, amici e colleghi. Parlare di film polar e anime con una discreta disinvoltura insieme a Perissi “the movie free enciclopedia” Massimo, di combattimenti di galli con Gianluca Maconi, di “cosa faresti se fossi multimiliardario” con gli amici della festa delle medie (io, personalmente, estinguere il Dodo mangiandone alla griglia gli ultimi esemplari e costruirmi uno skatepark nel giardino), ecc… So che si dice sempre così in questi casi ma è vero. Anche perché questo mi permette di sparare la seconda parte, a-ah!
COSE BRUTTE:
- Non ho vinto…proprio io che amo vincere!
Scherzi a parte (però davvero sono dispiaciuto per me, sarei falso a dire il contrario), il titolo di miglior sceneggiatore italiano è andato Marco Rizzo per “Peppino Impastato” (BeccoGiallo). Non l’ho letto ma, a prescindere, sono sinceramente contento che quella storia e quel personaggio abbia la visibilità che si merita (soprattutto dopo i recenti fattacci di Bergamo). Sarei falso a dire il contrario, credetemi. Quindi complimenti a Marco e a BeccoGiallo.
Un PERO’ me lo permetto, dopo due anni di nomination come migliore sceneggiatore al premio Carlo Boscarato. L’anno scorso vinse Luca Vanzanella con “Luigi Tenco” (BeccoGiallo) e nel 2007 Giovanni Di Gregorio con “Brancaccio” (BeccoGiallo). Il primo non l’ho (ancora) letto e il secondo non solo l’ho letto ma l’ho apprezzato molto: Di Gregorio e Claudio Stassi hanno fatto un ottimo lavoro, e non lo dico solo perché li stimo a prescindere, ma perché “Brancaccio” è un’opera che merita l’acquisto e la lettura.
Bravura, tecnica, autorialità e impegno non sono in discussione, dunque.
Mi chiedo solo questo: perché ogni tanto non premiare anche storie non esplicitamente realistiche? Storie “metaforiche”, per capirci, storie cioè che non fanno diretto riferimento a fatti/luoghi/persone noti,importanti,imprescindibili ma che veicolano comunque gli stessi o altri messaggi di pari impegno, pari valore, pari interesse, solo che lo fanno attraverso la fiction? Perché temere (un parolone che ha l’unico scopo di destare l’attenzione del lettore) l’intrattenimento che è proprio del fumetto (come del cinema, della letteratura…) anche quando sotto la sua dura scorza di genere cela, a volte impli- e a volte espli-citamente, valori, messaggi, ideali, chiamateli come volete, che tanto ci piacciono?
Io amo anche e molto il fumetto, la letteratura e il cinema impegnato, amo il “Gomorra” di Saviano (come lo splendido recente “La bellezza e l’inferno”) e il “Gomorra” di Garrone, tanto che l’anno scorso ho esultato per Cannes (mi è testimone un post). Ma perché non aver premiato con altrettanto fervore i precedenti capolavori di Garrone (tanto per restare sul pezzo) “L’imbalsamatore” (soprattutto) e “Primo Amore”? Anche “L’imbalsamatore” parlava di malavita, ma lo faceva in punta di piedi, teneva la tremenda faccenda dello spaccio-di-droga-attraverso-i-corpi-dei-cadaveri come sfondo di una storia d’amore straziante, grottesca e sbagliata (chi l’ha visto sa di cosa parlo), una vicenda anonima, inventata, DI GENERE, eccome, ma tanto potente da far esplodere tutta la tragicità e di sé stessa e dell’ambiente (malavitoso, appunto) in cui è nata e cresciuta.
Amo l’Impegno, dicevo, ma quando creo, quando mi metto davanti al pc e so che quello che scriverò verrà letto da qualcuno, penso contemporaneamente a due cose:
1- Come intrattenere il lettore
2- Come spiegargli quello che ho da dire
Perché se non riesco a portare il mio lettore fino all’ultima pagina mi posso anche scordare di spiegargli qualunque concetto profondo avessi in mente. E visto che per scelta personale non uso nomi/fatti/luoghi già noti, devo per forza INTRATTENERE con un giallo, un thriller, un horror, un action, un fantasy…c’è solo l’imbarazzo della scelta. È non è frustrante, mi piace un sacco.
Anche perché, parere personalissimo, son sempre più convinto che un messaggio veicolato attraverso una storia “neutra”, priva di sovrastrutture politic-social-religios-ecc, arrivi più facilmente a TUTTI i lettori, senza pregiudizi.
Insomma, si può trattare di tutto col nostro splendido mezzo sequenziale. Io non riesco a rinunciare alla cara vecchia scorza di Genere che tanto mi ha dato e tanto da, credo, al mio lettore. Sarebbe bello un giorno esser premiati per questo......(e sì, come se avessi partecipato a mille concorsi e facessi questo lavoro da decenni…è che volevo chiudere il post in maniera tragicomica. Un po’ di sano intrattenimento, sù)