sabato 31 maggio 2008

WHORE puttana

Daniela Santanché ha proposto un referendum per abolire la legge Merlin e riaprire le case di tolleranza in Italia, al grido di “strade sicure per i cittadini, libertà dalla schiavitù alle prostitute”. Ha già contro il Vaticano (ma va?) e membri stessi di Forza Italia. La Santanché è di destra.

Non ho approfondito l’argomento, mi sono limitato a leggere qualche articolo di Repubblica di cui mi fido abbastanza, e quindi forse non ho il quadro completo. So che i radicali da anni cercano di proporre una loro legge a riguardo, ma senza risultato.

Sicuramente la Santanché lo fa per farsi pubblicità e far parlare di sé dopo l’estromissione dal governo. Sicuramente io non la voterei mai come sindaco del mio paese. Né sicuramente accetterei mai un invito a cena da lei.
Però sono stra-d’accordo col suo referendum.

Non mi interessano le sue vere motivazioni. Non voglio nemmeno sapere chi è o chi era questa donna. Non mi interessa la persona, mi interessa un risultato. Bisogna dare uno scossone.

Sono stufo di vedere ragazze sfruttate e umiliate in giro per le strade. Ogni volta che vedo fermarsi un’auto davanti a “una di quelle” non riesco a non pensare: ecco, ci siamo, ha beccato lo psicopatico...che ne sarà di lei?

Se le case chiuse riaprono forse non si risolverà d’un botto il “problema prostituzione”, ma sarà già qualcosa. Sicuramente un bel calcio in culo a papponi e sfruttatori del cazzo lo darà. Non crollerà la malavita per questo, anzi troveranno il modo di infilarsi nella gestione dei bordelli o chissà cos’altro si inventeranno…ma sarebbe già una vittoria sapere che una donna ha scelto di fare la prostituta senza essere costretta. Sarebbe già una vittoria sapere che pratica nelle condizioni più sicure e igieniche possibili. Meglio per lei e, in seconda analisi, meglio per il cliente.
O no?

Qualcuno ha presente l’America degli anni ’20? Proibizionismo, gangster, contrabbando…? Bè, non era male spacciare alcool a quei tempi, ci si facevano un po’ di soldi…poi però, mannaggia, hanno proclamato di nuovo legali gli alcolici e fine della pacchia.

Forse sono un sognatore. Forse sono un ingenuo.

Ma è più facile convincere quella fetta (grossa fetta) di italiani a non andar più a mignotte o dirottare tutti verso luoghi più sicuri per tutti?

venerdì 30 maggio 2008

ROCK and ROLL



RECORD COMPANY BAND

sabato 31 maggio

live @

LE SCIMMIE

via Ascanio Sforza, 49 - Navigli - MILANO

da janis joplin agli skunk anansie, passando per creedence, queen e ac/dc...la mia Sarah ne ha fatta di Autostrada per l'Inferno!

UPDATE

e si conclude col classico "sbocco nel naviglio" il concerto della Record Company Band di sabato sera, concerto a base di fulmicotone (sul palco) e alcool (tra il pubblico).

il buon eMa, con fare esperto e collaudato, mi aiuta a liberare i postumi della sbronza. perchè io sono un vero rocker e i veri rocker muoiono giovani. live fast, die young. ci sto lavorando, mamma, ci sto lavorando...

mercoledì 28 maggio 2008

LE MISSIONNAIRE canonizzazione n°3


Anteprima fresca fresca de "Le Missionnaire" su (cliccate qui!) ucb: tavole, matite, chine, colori, schizzi, storyboard di Alfio "fucktotum" Buscaglia e un sacco di cazzate sparate dal sottoscritto per invogliarvi all'acquisto.

Lo so, i due volumi sono usciti solo in Francia per Bamboo Editions, ma stiamo lavorando per voi (ai fianchi, un editore italiano)...e magari un giorno improvvisamente BAM ve li ritrovate nella libreria sotto casa in un unico, pratico e poco costoso volume brossurato con le alette che fanno tanto AUTORE.

Grazie a Roberto Giammatteo per la gentilezza e la disponibilità, come sempre.

martedì 27 maggio 2008

SCAR TISSUE

DANGER: little spoiler inside

Mi mancherai Hank…mi mancherai piccola Becca…mi mancherai Charlie, pelatone depravato…mi mancherete tutti, bastardi!

Nonostante il lieto fine dell’ultimo secondo, io continuo a desiderare di essere Hank, scrittore fallito con romanzo di successo alle spalle.

Conto molto su nuovi abissi di immoralità e sconfitta per tutti in futuro…
Kapinos, sbrigati a finire la seconda stagione!

DIZIONOIR in libreria


Finalmente una guida ragionata e selettiva ai personaggi dell’inquietudine disegnata (fumetti, parliamo di fumetti) a cura di MAURO SMOCOVICH e ELIO MARRACCI.
Con la collaborazione di Igor De Amicis. Prefazione di Tito “highlander” Faraci.
Edizioni DelosBooks.

Una prima parte di puro dizionario/guida a tutti i personaggi e le serie noir, thriller et similia della storia del fumetto + una seconda parte di saggi a valanga sul tema, scritti da autori vari. Tra questi ci sono anch’io e il violentissimo Dave R (che nel suo blog fornisce più dettagli).

Rosolino dice: “E’ forse il miglior dizionario dedicato al fumetto noir che abbia mai letto”

lunedì 26 maggio 2008

Cannes, ITALIA



Eccezionale doppietta italiana al 61° Festival di Cannes: Grand Prix a GOMORRA di Matteo Garrone e Premio della Giuria a IL DIVO di Paolo Sorrentino.

Entrambi applauditissimi. Entrambi opere ultime di due dei tre migliori registi italiani degli ultimi anni. Il terzo è Paolo Virzì, personalmente il migliore in assoluto (“Caterina va in città” andrebbe studiato nelle accademie di cinema e nelle facoltà di scienze delle comunicazioni).

Siamo bravi. Abbiamo dei grandissimi talenti, in tutte le arti.

Ok i premi, ok le critiche, ok Tarantino che riesuma i favolosi anni ’70 di cinecittà…ma perché i talenti da noi fanno la fame o al massimo “si sistemano” con un produttore/mecenate che sposa la causa (oppure vivono sotto scorta) mentre in Francia o in America diventano star che dominano il mondo?

Valorizzarci un po’ di più…no, eh?


PS: dei due finora ho visto “Gomorra”, imperdibile dopo lo shock anafilattico causatomi dal libro di Saviano. Cito solo due scelte che differenziano il film dal libro e confermano Garrone un regista dalle idee ferme e chiarissime: 1- no voce off in prima persona, 2- via tutta la parte sul lusso sfrenato dei super-boss del Sistema.
Quello che rimane è un documento di neo-neo-realismo estremo, in dialetto scampiano spinto, in cui morte, violenza e terrore sono quotidiani come il pane tutte le mattine.

PPS: TONI SERVILLO RULES!

sabato 24 maggio 2008

BE KIND RE(M)WIND una storia d’amore


Dopo “Ed Wood” di Tim Burton forse questa è la più bella storia d’Amore per il Cinema…lacrime di risate e commozione, garantito.

Michael Gondry è uno dei registi più originali degli ultimi anni, sia di film che di videoclip. E’ stato lui a esaltare l’estetica dei bianco/rossi White Stripes coi suoi splendidi video, è stato lui a regalarci quel capolavoro di psichedelia controllata che è “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (odio i titoli dei distributori italiani), è stato lui a creare quell’esperimento onirico, riuscito a metà per quanto mi riguarda, che è “L’arte del sogno” (titolo quasi letterale, ok)…e ora omaggia tutti noi cinevoyeurs e semplici appassionati con questo piccolo gioiello di meta-cinema. Che empaticamente mi ha rievocato il misconosciuto docu-fiction di Peter Jackson "Forgotten Silver", ma sostanzialmente ha altri intenti.

Trama (potrebbe esserci dello spoilerismo): due 30enni senza talento né speranze che vivono in un ghetto fuori N.Y. si ritrovano a gestire per qualche giorno la videoteca del vecchio proprietario in trasferta per “indagini di mercato” (va a studiare come funziona un Blockbuster: pochi titoli tante copie; due generi: azione e commedia; personale senza alcuna cognizione cinematografica). Uno di loro, lo schizoide Jack Black che vive in un camper adiacente una centrale elettrica, una notte rimane folgorato e diventa magnetico...e il giorno dopo smagnetizza tutte le vhs del negozio. Ma i clienti vogliono i film. E se non si batte cassa il vecchio si incazzerà di brutto, soprattutto alle soglie di un imminente sfratto da prossima demolizione dello stabile. Quindi l’unica soluzione è rigirare tutti i film richiesti. Che ci vuole? Una telecamera, costumi e attori raccattati qua e là, carrettate di rottami, e tanta, tanta velocità. Perché i clienti vogliono i loro film al massimo per il giorno dopo. E allora via coi ciak: da Ghostbuster a Robocop, passando per Men in Black e il Re Leone (vi sfido a immaginare come l’abbiano realizzato), fino a Rush Hour 2…uno spasso! E ai clienti non solo piacciono ma ne vogliono sempre di più! Finché le fottute majors se ne accorgono…

Solo apparentemente Gondry abbandona il suo consueto registro onirico-surreale in favore di uno stile realistico, o perlomeno credibile nella sua ridondante essenza naif. Con questo film infatti gioca con la magia, lo stupore e il fascino dei film, intesi nel senso più puro e primordiale del “buona la prima”, del farlo qui ora e subito, da soli, con amici, con nemici, con gli spettatori stessi, con tutto quello che ti capita tra le mani.

Non trash, ma sgangherato artigianato.
Non parodia, ma divertimento puro.
Non citazioni, ma giocattoli.

Questo è il gusto che mi ha lasciato: un film giocattolo contenitore di giocattoli.
Giocattoli che sono miniature buffe e colorate di altri film, dei quali non prendono né l’essenza né lo stile ma solo il pretesto per creare qualcosa d’altro.

Bravi tutti gli attori (la scena di “A spasso con Daisy” ri-rifatta da Mia Farrow e Danny Glover sarebbe da Oscar in un mondo perfetto) ma non c’è niente da fare…quando c’è Jack Black tra i protagonisti costui risucchia almeno metà film nel suo buco nero di esuberante bravura (che film sta interpretando nella foto sopra?). Black è l’attore più fisico, viscerale e contagioso dell’ultimo decennio!

Seguite il consiglio: andate al cinema a giocare con questo film. Per provare ancora una volta, anche se solo per un paio d’ore, quella gioia infantile e spensierata che avete provato la prima volta che siete andati in videoteca a noleggiare la vhs di Ghostbusters per vederla a casa con gli amici, perché voi eravate l’unico a possedere un videoregistratore.

PS: tre righe per argomentare il mio odio verso i titoli coi quali i distributori italiani stuprano parecchi film stranieri. “Be kind rewind” è il nome/motto della videoteca del film e significa letteralmente “Fai il bravo, riavvolgi” che evoca con una raffinatezza e potenza da non poco il vecchio, polverosissimo e ormai estinto mondo delle vhs, quell’Atlandide di nastri magnetici con cui siamo cresciuti quando dvd, muli e cavi ottici non erano nemmeno stati descritti in un romanzo di fantascienza post-moderno di serie B. Ciliegina sulla torta: all’inizio del film il titolo appare sbagliato con la W ribaltata, cioè M, e quindi si legge “Be kind reMind” ossia “Fai il bravo, ricordati”. Poi si corregge. Titolo italiano: “gli acchiappafilm”.
PPS: “in amore niente regole” è in realtà “Leatherheads”, il fangosissimo film di Giorgione Clooney sulle origini del football americano…
PPPS: devo continuare?

venerdì 23 maggio 2008

FOTTUTE CATENE

la mia postazione


la bestia al mio fianco


l'impareggiabile Claudio Stassi muore dalla voglia di vedere la mia postazione di lavoro. eccola.

io muoio dalla voglia di vedere le postazioni di altri 5 che a loro volta faranno lo stesso (ossia: fotografare la loro postazione di lavoro, postarla sul loro blog e scegliere altre 5 vittime sacrificali): Giustina, Adrio the boss, Niccolò Storai, Difforme, Werther.

siete liberi di aderire oppure mandarmi affanculo.

grazie dell'attenzione!

giovedì 22 maggio 2008

AAA nemesi cercasi


QUALCUNO SA CHI E’ “ALIEN GOD” ?
Anch’io come i grandi del fumetto voglio un nemico personale, una Nemesi con cui confrontarmi e che mi ricordi sempre CHI sono e COSA voglio.

E forse l’ho trovato!

Dopo Ettore/Achille, Dracula/VanHelsing, Bartali/Coppi, Foreman/Alì, BinLaden/Bush, Xabaras/DylanDog, Satana/Gesù, Infinito/Recchioni, è forse giunta l’era ALIEN GOD / ALEX CRIPPA ?

Alien God: il nickname non mi fa impazzire, un po’ anonimo, ma non mi dispiace. Spero solo non sia estemporaneo. Forse è un muta-nick, mannaggia. Forse è uno che conosco. Non sono io, giuro. Comunque sia, non posso sceglierlo io il suo nick.

Le tre “S” invece le ha tutte: Schiettezza, Strafottenza, Sintesi. Ottimo.

Finora si è limitato a un unico commento. Un po’ pochino, ok, bisogna lavorarci su, siamo solo all’inizio. Ma è un buon inizio.

Lo riporto pari pari (se nel frattempo non si cancella) come apparso qualche giorno fa tra i commenti del post “Torino Comics #2” nel blog di Ausonia, in seguito a una rissa virtuale Difforme/Ausonia (vedete?) nel corso della quale io avevo proposto di sfidarsi a birra&salsiccia, un classico intramontabile:

E allora arriva quel geniaccio di Alex Crippa e mette una discussione potenzialmente interessante sul piano di uno scontro fra bulletti di periferia (cosa che magari può andare bene al tamarro Difforme ma non ad Ausonia).
Vedrete, risponderà "mannò era per sdrammatizzare"...la verità è che lui per primo è un ottimo esempio di fumettista trentenne zeppo di citazioni e superficialità ma senza nulla di interessante da dire.
Ovviamente parteggia per Difforme.

1- intanto il mio nome: è giusto e completo.
2- “geniaccio”: mi ha già affibbiato un appellativo ironico e coerente col contesto, nel senso che tra fumettisti un po’ tutti ci crediamo dei geni.
3- previsione della reazione: mi conosce, sa come ragiono e come mi rapporto con gli altri in una discussione virtuale. In realtà avrebbe dovuto prevedere una reazione diversa da quella che lui ha scritto, proprio perché l’ha scritta…e infatti io ho risposto in un altro modo…ma non importa, va bene così.
4- “ottimo esempio di fumettista trentenne”: evvai!
5- “zeppo di citazioni”: ho sempre sofferto di un complesso di inferiorità verso gli sceneggiatori che riempiono di citazioni le loro storie, perché vivo nel terrore di non sembrare abbastanza colto. Complesso superato. Vi sfido a trovare tutte le citazioni disseminate in questo post.
6- “superficialità”: minchia se hai ragione! I grandi sono Dante, Manzoni, Kafka, Hemingway, Dick, Terzani…gente che ha vissuto sulla propria pelle esperienze incredibili, mentre io non sono mai stato né all’Inferno, né in Guerra, né in Tibet, e non sono né pazzo né acido-dipendente. E non sono nemmeno morto. (però vivo a Lecco e all’anagrafe faccio “Alessandro”…ma I Promessi Sposi mi fanno cagare).
7- “ma senza nulla di interessante da dire”: insomma, sa come scrivo e conosce tutte le mie pubblicazioni. Quel “ma” mi fa pensare che le precedenti mie peculiarità (“citazioni” e “superficialità”) siano gradite a differenza invece (“ma”, appunto) del “nulla di interessante da dire”…MA chissenefrega: finalmente delle critiche sincere, basta leccaculismi! Perché i cosiddetti “amici”, ci scommetto, avranno letto giusto il primo 100anime perché era un esordio francese e ComeunCane perché l’ha disegnato Ponticelli, mentre Alien God mi segue da sempre e ha letto tutto.
8- Difforme: parteggio…diciamo che caldeggio, via. Quindi sa che stiamo lavorando assieme su “Gangs” (KSTR 2009)...comunque sì, io conosco di persona Difforme e garantisco che è un “bulletto di periferia” d’hoc!


INSOMMA, ho proposto a Alien God di spostare il nostro confronto in altra sede (sottintendendo sul mio blog, visto che il suo nick non linka da nessuna parte) ma da allora non si è più fatto vivo.

Ricontattalo sul blog di Ausonia, no?
No.
Primo perché odio lo spamming, soprattutto quello personale su blog altrui.
Secondo: Alien God, se non sai come trovarmi e/o non vieni tu a cercarmi non sei una vera Nemesi, mi dispiace. In quel caso dovrò cercarne un’altra.
Terzo: se invece Alien God ha un suo blog o myspace o quant’altro lo ricontatto da lì. Insomma, l’importante è creare un sano rapporto di inimicizia reciproca ed esclusiva.

L’appello iniziale è dunque rivolto a tutti.
Grazie dell’attenzione.


PS: non ho grandi novità da annunciare in questo periodo. Si nota tanto?

lunedì 19 maggio 2008

REAPER vs 100ANIME

REAPER (Kevin Smith, FOX 2008)


100ANIME (Crippa, Buscaglia, Tenderini, DELCOURT 2004)

VERSIONE JECKILL:

Forse come idea non è originalissima, forse è un meccanismo narrativo che sorge abbastanza spontaneo quando si trattano certe tematiche. O forse, semplicemente, le idee sono nell’aria e stanno lì solo in attesa di essere colte. La differenza la fa lo stile.

In ogni caso “REAPER”, la nuovissima serie TV scritta e diretta (anche) da Kevin Smith, parla di un 21enne che scopre che i genitori hanno venduto la sua anima al DIAVOLO IL QUALE LO OBBLIGA A RECUPERARE UN TOT DI ANIME DANNATE FUGGITE DALL’INFERNO SULLA TERRA PER RISPEDIRLE GIÙ ATTRAVERSO APPOSITI VARCHI.

Ho visto la prima puntata la settimana scorsa, la sto registrando su Sky. A catturare i dannati ci si mettono in tre. Ogni puntata avrà un dannato diverso che rifà le stesse marachelle di quando era in vita. In ogni puntata i tre eroi avranno a disposione un'arma diversa fornita dal Diavolo. Ho quasi paura a scoprire dell’altro…

Che poi è una figata ‘sta serie, grettamente scanzonata e squisitamente soprannaturale come solo il regista di Clerks e Dogma poteva fare. E infatti ha praticamente fuso l’anima dei due film per cui lo si ricorda di più. Ottimo ritmo, dialoghi strepitosi, effetti speciali televisivi ma abbastanza all’altezza, dannati ispirati alla mitologia americana dei super-eroi (piromane = torcia umana) e non all'europeissima Commedia Dantesca…una goduria! davvero!

Però…

100ANIME è stato letto + o – da 10.000 persone tra Francia e Italia, stando ai dati di vendita dei tre volumi.
REAPER lo vedranno…quanti spettatori nel mondo? 10 MILIONI? 20? 50?

ALEX CRIPPA è uno sceneggiatore di fumetti con un pubblico appena al di sopra della nicchia, fantastica nicchia, ti adoro.
KEVIN SMITH è un regista e sceneggiatore cinematografico di fama universale.

Secondo voi, agli occhi del mondo, di chi è l’idea? Mia o sua?

VERSIONE HIDE:

Kevin Smith, divoratore di fumetti di fama mondiale con tanto di fumetteria personale, pubblicazioni sue e quant’altro, mi ha rubato l’idea di 100ANIME, un fumetto in circolazione in Francia, Belgio e Italia dal 2004.
‘sto stronzo.

Ora, cosa può fare un misero e sconosciuto fumettista italiano contro un regista americano milionario? Una causa? Uahahahaha!!!

Gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili, diceva Frankie hi nrg.

Per carità, magari è un progetto che Kevin Smith aveva in cantiere da anni. Non ne ho idea. Sono disinformato.

Ma nel ’97 ho scritto soggetto e sceneggiatura del n°2 della serie RANDALL MCFLY creata da Diego Cajelli, disegnata da Alfio Buscaglia e pubblicata da Edizioni EssEffe.
L’avranno letta in trenta.
E sono stato io il primo a copiarmi.




‘fanculo.

PS: per la precisione i creatori di Reaper sono Tara Butters e Michele Fazekas (già sceneggiatori di Law & Order). Kevin Smith ha scritto e diretto il pilota e altri episodi. Ma è il suo nome che ha lanciato la serie.

venerdì 16 maggio 2008

TEATRO di violenza


Mai avrei immaginato di inserire tra le etichette di questo blog la parola TEATRO.
Pregiudizio? Ignoranza? Entrambe!
Pregiudizio nei confronti di un’arte che conosco troppo poco e di cui non mi sono quasi mai interessato.

Il motivo principale per cui ieri, giovedì 15 maggio, mi sono recato al Teatro Sociale di Como era infatti per vedere e ascoltare, da bravo fan, la mia Saretta su un palco inedito per lei: quello di un teatro, appunto.
E alla fine ne sono uscito con una valanga di stimoli in più che si possono riassumere in un’unica, grezza, espressione: “Ah, ma il teatro si fa così?! Fichissimo!”

Sarah Cappelletti alla voce e Luca Schiavo alla chitarra hanno commentato/interagito/sostenuto jazzisticamente l’ottima Elisa Carnelli, unica attrice del dramma DOPO DI ME IL NULLA scritto e diretto dal sorprendente Jacopo Boschini.

Un monologo spezzato a tratti dal dialogo con la voce fuoricampo di Stefano Dragone.
Elisa nella parte della moglie maltrattata, la voce di Stefano nella parte del marito maltrattatore.

Tema: la violenza sulle donne. Lo sapevate che il 30% delle donne in Italia subisce abusi fisici e/o psicologici?

ORA, la tematica mi interessava ma, fottuti pregiudizi, ero pronto a sorbirmi il solito mattonazzo socio-impegnato di denuncia iper-didascalico: mille contenuto, zero narrazione. Un COSA da 1 tonnellata rovesciato sopra un COME da 1 grammo.

Che va bene, per carità. Le coscienze vanno smosse, i fatti vanno denunciati, ecc…
Ma io, da ostinato fumettista, difendo a spada tratta la luccicante carrozzeria dell’INTRATTENIMENTO che nasconde nelle viscere del suo motore il CONTENUTO: non tutti sono esperti meccanici, ma il motore c’è. Se vuoi alzare il cofano per ammirarlo, bene. Se no, ti ho regalato una STORIA che ti dimenticherai tra un giorno, un anno, una vita.

E invece il sorprendente Jacopo mi sorprende: dopo un inizio di riscaldamento, in cui l’attrice si presenta e presenta la sua situazione di moglie sottomessa, al 15° minuto tutto “collassa” e lo spettacolo decolla. Improvvisamene non vola una mosca in sala (800 persone). L’attrice ci prende per le palle uno a uno (e perdonate la metafora). Si parte…

La moglie non descrive ma “rivive” insieme al pubblico tutto quello che ha subito, senza patetismi né didascalismi, buttandotelo in faccia con tono vissuto ma distaccato, contestualizzando ogni singolo episodio di violenza fisica e psicologica (la peggiore) in un conto alla rovescia fatto di flashback, situazioni e azioni che portano dritti fino alla catarsi finale.

Una STORIA, per quanto pseudo-biografica e dal taglio documentaristico, che ti trascina per i capelli fino alla fine.

Una discesa agli inferi nella vita matrimoniale di una finta coppia che si regge sul precario e pericolosissimo equilibrio vittima/carnefice, maso/sado, buono/cattivo.

Con lei in overdose da Sindrome di Stoccolma e lui incarnazione metafisica di Mengele. La scelta di estromettere LUI dal palco e ridurlo a mera voce è infatti efficacissimo: il suo è un male simbolico, spersonalizzato, perfettamente coerente col non-visto che permea tutto il dramma.

È un tipo di violenza nuova per me, in bilico tra il Racconto e la Rappresentazione: perché il testo, prima, e l’attrice, poi, giocano proprio sulla “recitazione della violenza”, sulla messa in scena teatrale del racconto del ricordo della violenza.

Unico, disperato, appiglio della protagonista, e di noi poveri spettatori, è la sua amica/mentore/sostegno Betty Boop, nome d’arte di una cantante americana in pensione che ha passato tutta quella violenza prima di lei. Una sorta di saggia alter-ego, non a caso interpretata dalla stessa attrice, che cerca di farle aprire gli occhi, di smuoverla, di spingerla a ribellarsi.

La catarsi finale c’è e la frase di chiusura è perfetta (+ o – suona così: “da sola mi perderò nel nulla, ma è il mio nulla…e lo riempirò come voglio io”) ma il pubblico è turbato e spiazzato, non si aspettava qualcosa dai toni e contenuti così forti. Attori, musicisti, scenografe (ottima l’idea delle scatole!) e regista sono costretti a uscire tre volte sommersi dagli applausi, che sono certamente sentiti ma suonano anche come sfogo liberatorio per i 60 minuti passati all’inferno. (60 minuti che io ho vissuto davvero intensamente, complice anche la mia infausta posizione nel teatro: ultima balconata all’estrema sinistra, in piedi, in bilico sul baratro di 30 metri che mi separava dai vip in platea…mi sentivo un po’ come i corvi di “Opera”)

Ma, d’altronde, se tratti di orto-botanica parlerai di sementi e fertilizzanti, se tratti di violenza alle donne parlerai di calci al ventre e cinghiate sulla spina dorsale. Perché è questo che succede nella realtà, in alcune realtà. Ed è tutto quello che Sandra&Raimondo non ti dicono.

Ok, ora tolgo il cappello da critico che mi sta scomodissimo e vi chiedo scusa (un po’ a tutti, massì). Perché non ho sicuramente reso l’idea di questo spettacolo e forse mi sono scritto un po’ addosso. Andrebbe semplicemente visto.

E io aspetto con ansia la replica…

giovedì 15 maggio 2008

"CARNERA" k.o.

il film pseudo-biografico di Martinelli, con la moglie di taricone e miss italia, sulla vita del primo campione del mondo dei pesi massimi italiano (nonché prima star mondiale sportiva) è BRUTTO.
non ho visto i precedenti "Vajont" nè "Il mercante di pietra", mi sono recato al cinema vergine nei confronti di questo regista, carico di aspettative sulla versione cinematografica di un'icona del nostro tempo entrata nell'immaginario collettivo di molti e sono rimasto delusissimo.
perché:

- penosa messa in scena (attori, dialoghi, inquadrature). da un momento all'altro ti aspettavi di sentire il "...eee stop!" del regista talmente era tutto artefatto e non-credibile.

- manierismo ostentato e reiterato: al quinto cambio di scena in B/N con la finta pellicola rovinata che poi torna normale e a colori volevo urlare di dolore (e invece è andato avanti così per due ore abbondanti).

- coreografie degli incontri terribili: TUTTE UGUALI con Primo che mena ai fianchi, l'avversario che si chiude in difesa e poi crolla per un sinistro al volto. uniche varianti: un avversario che muore (dopo lo stesso trattamento) e l'ultimo incontro con Max Baer che lo gonfia di botte e vince ma non lo manda al tappeto (ok, l'unico abbastanza riuscito e "fedele").

- buonismo inutile e imbarazzante a livelli stratosferici: TUTTI alla fine son dei bonaccioni, anche le peggior merde, volemose bbene e vaffanculo a chi ci vuole male! pateticissimima (non ho più aggettivi!) la scena con Baer che va a trovare Primo in stanza, zoppo e deforme dopo l'incontro sanguinario, e lo abbraccia, gli dice che è un grande...dopo averlo insultato sul ring per 10 riprese.

- omettere il vero epilogo della carriera di Primo, che finisce a fare il lottatore in costume nelle prime versioni scalcinate del wrestling, chiudendo un cerchio perfetto e terribile (inizia a lavorare come Gigante da circo e finisce ancora come fenomeno da baraccone). ma lì stava la diginità di quell'uomo: prima lo osannavano tutti, poi ha perso il titolo ed è caduto in disgrazia...ma visto che la vita si gioca fino all'ultimo round, Primo si è rialzato ed è tornato a lottare, sull'unico ring a dispozione, perchè era nato per quello.

- il Duce alla finestra in un magistrale spezzone di repertorio (et voilà: risolto il capitolo "fascismo-superuomo-w italia" con tutti gli aspetti da sviscerare sul gigante campione sfruttato come simbolo).

CILIEGINA SULLA TORTA: "questo film è ispirato alla vita di Primo Carnera, ogni fatto, persona, ecc...è casuale" (scritta finale). cioè, secondo me gliel'ha suggerito qualcuno della produzione dopo averlo visto, ma ormai la pellicola era in stampa...pazzesco.

una cosa l'ho imparata da questo film: c'è sempre il lieto fine dietro ogni angolo. perchè il mondo è un posto meraviglioso.
così stanotte ho sognato la Montagna Che Cammina che mandava k.o. Martinelli in un lago di sangue. questo era il lieto fine:

PS: molto meglio "Il gigante dai piedi d'argilla" (aka: "Una faccia piena di pugni") degli anni '50, film di fiction ma davvero ispirato alla carriera di Primo. un film straziante.

lunedì 12 maggio 2008

SUPERPUFFS! a volte ritornano...


Una volta suonavo la batteria decisamente più di adesso, che non la suono quasi più.
L'ultima cover-band in cui ho militato sono stati i Superpuffs , funambolico tributo agli anni '80 in salsa rock/hard rock.
Quante avventure insieme su e giù per i palchi milanesi, brianzolesi e pavesini!

Cliccate sul nome e sparatevi il loro myspace, con le loro foto e le loro date.
Io suono la batteria in "Bette Davis Eyes" e "Maniac", quest'ultima praticamente speed-metal...

ORA: che c'entra tutto ciò in un blog di fumetti?
C'entra: la cover con noi in versione Lego è un Tenderini d'annata.

IRON MAN


Meglio ROBOCOP.

Più Violento.
Più Degradato.
Più Splatter.
Più Metallico.
Più Umano.


"Vivo o morto tu verrai con me."

sabato 10 maggio 2008

IL MANGIATORE DI PALLE

Quale modo migliore per cominciare il week-end?
Autori/Attori/Responsabili dell’opera sono i Boccanfuso Bros & Friend.
eMa Boccans nella parte del maniaco: se gli andrà male come disegnatore di fumetti, ha già un futuro spianato come cattivo nei film di Rob Zombie.

Enjoy the balls!

venerdì 9 maggio 2008

COMEunCANE propaganda n°4

SABATO 10 MAGGIO (domani) ORE 15:00
FUMETTERIA ALASTOR
VIA VOLTA 15
MILANO
ALEX CRIPPA vs ALBERTO PONTICELLI: chi vincerà?
si accettano scommesse! (rigorosamente clandestine)
io sono un peso piuma, Alberto un peso medio.
io sono più agile, Alberto più potente.
io sono più scaltro, Alberto più arguto.
io Jackie Chan, Alberto Bruce Lee.
io scrivo, Alberto disegna.
intellettualmente ci annulliamo a vicenda.
non resta che la sfida a chi piscia più lontano.
anche se alla fine, ci scommetto, lo spareggio si giocherà a birra&salsiccia, come sempre.
UPDATE:
- pochi ma buoni sono intervenuti al nostro incontro (finito per ko tecnico dell'arbitro Filippo Mazzarella)
- ottimi i pasticcini, soprattutto i bigné con sopra il cacao
- Alastor è una fumetteria davvero fica, non lo dico perchè ci ha ospitato ma perchè è ampia, ha un'ottima scelta di titoli divisi per genere, non troppe action-figure e non troppe t-shirt, e i gestori sono professionali quanto simpatici. andateci!

mercoledì 7 maggio 2008

ITALIAN CAR: la mia top 11



FIAT 500: negli anni ’50 i costruttori di auto di tutto il mondo si chiesero come avessero fatto i progettisti della Fiat a concepire e realizzare una 4 posti così piccola, funzionante e pratica. La vera “auto del popolo” secoli prima delle attuali indiane da 1.000 euro. La prima city-car del mondo secoli prima della smart. L’attuale remake è un gioiello.




LAMBORGHINI MIURA: Bertone, 1966…avete letto bene, quest’auto fu disegnata da un certo Bertone più di 40 anni fa. La prima supercar moderna del mondo, 10 anni prima che si cominciasse a parlare di “auto moderna”. A conferma di ciò, uscirà sul mercato a breve la replica…identica.




ALFA ROMEO DUETTO: a metà dei favolosi anni ’60 il signor Pininfarina disegnò una cabrio italiana destinata a diventare uno status-symbol in America. Dustin Hoffman infatti dimostrò come un tappo con una bella auto potesse scopare come un riccio.




FERRARI DINO: progettata da Dino, il figlio di Enzo, agli inizi degli anni ’60 entrò in produzione nel ’69 dopo la sua morte. Reca il nome in suo onore. L’avvocato Agnelli ne fece costruire una a tre posti affiancati con guida, ovviamente, centrale.


LAMBORGHINI COUNTACH: e qui entriamo nella fantascienza. Complice, di nuovo, Bertone che o si faceva di qualcosa o era un genio o tutt’e due. In produzione dal ’74 al ’90, ma il prototipo fu presentato nel…’71! 5.000 cc, 12 cilindri, prestazioni al limite della legalità…un’auto cult immortale.



LANCIA DELTA: e intendo la prima serie (’79-’92). Icona italiana degli ’80, unica vettura nella storia ad aver vinto 6 titoli mondiali di rally consecutivi, dal ’87 al ’92. Vari modelli, ma la più bella resta l’ HF integrale 16v evoluzione.

FERRARI 288 GTO: una 328 (quella di Magnum P.I.) maggiorata. Può bastare? Super-esclusiva: solo 272 esemplari, prodotti e venduti tra ’84 e ’85. La seconda supercar nata a Maranello, dopo l’altrettanto stupenda 512 BB.

FERRARI ENZO FXX: evoluzione estrema della Enzo, solo per la pista, fatta su misura (in senso proprio fisico) dell’acquirente. Praticamente un'auto da formula 1. 29 esemplari prodotti nel 2005 + un trentesimo esclusivo per Schumy tutto nero. 1,8 milioni di dollari, da 0-100 kmh in meno di 2,5 sec, velocità max oltre i 400, limitata a 350…

LAMBORGHINI GALLARDO SUPERLEGGERA: evoluzione della Gallardo, la Lamborghini più veduta della storia, prodotta in 350 esemplari nel 2007. Interni e particolari della carrozzeria in fibra di carbonio per un totale di 1.400 kg. Praticamente come una Fiat Bravo sparata oltre i 315 all’ora…

ALFA ROMEO 8c COMPETIZIONE: v8 da 4.700 cc con trazione posteriore. Prodotta in 500 esemplari nel 2007, è uno dei più begli esempi di mix tra classico e contemporaneo. Da questa innovativa linea stanno derivando i futuri modelli della casa, a cominciare dall’imminente piccola Mi.To.




MASERATI GRAN TURISMO: Pininfarina, 2007. Lusso e potenza in un botto solo. Prestazioni (quasi) da supercar e confort da ammiraglia inglese. Soddisfa un po’ tutti, insomma…

KATENA

Il buon Werther dell’Edera mi obbliga a partecipare a questa catena di S.Antonio che si compone così:

1- indicare il Blog che vi ha nominato e linkarlo
2-inserire le regole di svolgimento
3-scrivere sei cose che vi piace fare
4-nominare altre sei persone che proseguano la catena
5-lasciare un commento sul blog dei sei bloggers prescelti

Dunque, le cose che mi piace fare:

1- andare in grossi cinema
2- scrivere sceneggiature
3- leggere fumetti belli
4- leggere libri brevi
5- pedalare in salita
6- giocare col gatto

I miei sei prescelti sono:

Cajelli (già vittima, quindi può essere esonerato), Dave R, Demetrio Bargellini, Desmov, Difforme, Riccardo Torti, Werner.

Abbiate pazienza, non dipende da me: è una cosa dello show-business.

sabato 3 maggio 2008

DREAM of CALIFORNICATION



Basta, ho deciso. Voglio essere come il duchovnyano HANK di Californication: sexy, alcolista, neworchese trapiantato a L.A., scrittore fallito e fancazzista ma con alle spalle un libro di successo che lo mantiene.

Al posto della Porsche Carrera scassata però voglio una Maserati Biturbo rossa dell'85, scassata.

giovedì 1 maggio 2008

FUMITO UEDA: de Arte Videoludica

ICO (Sony, '01)

SHADOW OF THE COLOSSUS (Sony ‘06)

Non posso definirmi un esperto di videogames, né dal punto di vista squisitamente ludico né dal punto di vista tecnicamente tecnico.

Ho un passato da discreto giocatore, qualche cotta importante e una relativamente breve esperienza professionale con la Kinder. In quei tre anni ho inventato e sceneggiato (sì, i videogiochi si sceneggiano) diverse VideoAttività, così li chiamano i videogiochi per bambini delle sorpresine dell’ovetto: praticamente delle mini-storie interattive coi personaggi Kinder, dove il collante narrativo tra un mini-platform e uno sparatutto è un adventure allo stato brado (prendi chiave > apri porta > ecc…).
A volte la “narrazione” è limitata alla presentazione dei personaggi-partecipanti e al finale dove i medesimi festeggiano (e solo gli eventuali “cattivi” perdono) per lasciare il più possibile spazio all’esperienza arcade (dalla corsa d’auto al puzzle al platform verticale, orizzontale, ecc…).
Così il giocatore minorenne non si annoia: gioca e non pensa.
Che è un po’ come dire: di un fumetto guardo solo le figure.

Machissenefrega.

Da quell’esperienza imparai una cosa: come in tutte le forme di intrattenimento, anche nei videogames la differenza la fa l’IDEA.
E visto che, a differenza delle altre forme di intrattenimento, nella sceneggiatura di un videogioco accanto alla colonna VIDEO e a quella AUDIO c’è una terza, magica, colonna denominata INTERATTIVITÀ, l’IDEA VINCENTE di un videogioco è un’IDEA LUDICA fondamentalmente.

In altre parole:
- un sistema di gioco SEMPLICE permette subito al giocatore di entrare nella parte e immergersi nel mondo da esplorare, in cui gareggiare, in cui sopravvivere, ecc… e gli permette anche di migliorare con l’evolversi della storia, della serie “più vado avanti, più imparo”.
- un sistema di gioco ORIGINALE crea curiosità nel giocatore e lo fidelizza fino alla fine, della serie “non mi stacco più dalla consolle finché non sconfiggo l’ultimo mostro”.

ICO: un ragazzino con le corna, ritenuto maledetto dal suo villaggio, viene imprigionato in un immenso castello su un’isola. Per uscirne si allea con una “fantasma”, una ragazza di luce anch’essa imprigionata nel castello, l’unica in grado di aprire dei portali. I loro nemici sono le “ombre”, esseri dalla forma incorporea che vogliono catturare lei. E qui sta la genialità: il game over arriva NON quando sei tu-giocatore a morire ma la tua compagna dall’intelligenza artificiale. Tu hai bisogno di lei e lei ha bisogno di te: tu senza aprire quei portali non avanzi, lei senza la tua difesa muore. Ed entrambi volete uscire da quell’incredibile e affascinante struttura deserta che è il castello. Quattro characters (ragazzo, tipa, ombre, “mostro” finale), uno scopo semplicissimo, un adventure di complessità crescente ma sempre logico e fattibile. E un’idea base originalissima. Il miglior videogioco della storia dell’umanità, per me. E dal packaging fichissimo.

SHADOW OF THE COLOSSUS: tu sei un cavaliere in una landa enorme e desolata e vuoi resuscitare la bella principessa in coma. L’unico modo per “rompere l’incantesimo” è distruggere quelle brutte e cattive divinità che dominano la landa. Ma per farlo devi uccidere le loro incarnazioni sulla terra: 16 bei Colossi sparsi per la landa, ognuno col suo punto debole da scoprire. I characters dei Giganti varrebbero da soli l’acquisto ma Colossus vince anche nel game-concept, e quindi vince alla grande. Semplicità assoluta: esplora il mondo, trova i Colossi, uccidili. Originalità di gioco: praticamente un “platform nel platform”, perché dopo aver esplorato il mondo e trovato il Colosso, devi letteralmente esplorare pure lui come un vero e proprio ambiente alla ricerca del suo o suoi punti deboli da infilzare con la tua spada. La cosa si complica splendidamente quando il Colosso vola o è acquatico… (ps: mi sono arenato a metà gioco ma mi ha ispirato il progetto “Gigantomakia”…ecco il motivo recondito di questo post)

Insomma, dopo il successo (di critica più che altro) di Ico, il team di quel geniaccio giapponese di Fumito Ueda aveva lavorato 4 anni al suo degno successore, Colossus, e ce l’ha fatta. Ma continuo a preferire Ico per l’incommensurabile bellezza dei suoi silenzi fatti di colombe che spiccano il volo e onde d’oceano che s’infrangono sulla spiaggia in lontananza mentre io mi scervello da ore per capire come raggiungere quella leva là in alto…ma non importa, non sto affatto perdendo il mio tempo.


LO SAPEVATE CHE: fu un idraulico italiano a salvare l’industria dei videogiochi a metà anni ’80? Stanchi marci di mono-pixel che sbattevano palline e scorrevano su strisce dritte, i giocatori stavano tornando a leggere dei gran libri…poi Nintendo ha inventato Mario Bros e siamo tornati (quasi) tutti a video-giocare!
Perché a intrattenerci, affascinarci, emozionarci, saranno sempre un PERSONAGGIO in cui identificarsi e una STORIA in cui perdersi.
(dedicato a Carlo Cordella)