DIDA: Frezzato imbratta il tavolo di un pub e poi se lo compra (aneddoto e foto di Piero)
PARENTAL ADVISORY: very logorroic considerations
Il Festival di Angoulême ha cambiato la mia “carriera” nel “lontano” 2002 quando piazzai la trilogia di “100ANIME” e il mio “lavoro” subì così una svolta decisiva “orientandosi” sempre di più verso il mercato “francofono”. Chiuse “virgolette”.
Per ciò non posso essere oggettivo quando parlo di editoria francese e relative fiere.
In realtà non so nemmeno definire il mio lavoro. Sì, scrivo fumetti ma poi devo anche venderli se voglio ottenere dei soldi coi quali vivere. Se no è un hobby, non una professione.
Io vendo ciò che scrivo. Fondamentalmente sono un Rappresentante di Idee.
Le mie idee devo scriverle per bene sottoforma di Soggetto, una specie di riassunto della storia che ho in mente. E devo anche obbligare un disegnatore a realizzare qualche tavola di prova di una scena particolarmente rappresentativa della storia che ho in mente. Ma queste “cose” non sono il fumetto definitivo. Quello è nella mia mente.
È difficilissimo essere rappresentanti di qualcosa che non si può toccare!
Nella sua definizione più alta il Fumetto è Arte Sequenziale. Buongiorno, vi ho portato un kilo e mezzo di Arte Sequenziale…lascio?
Nella sua definizione più bassa il Fumetto è Strisce (al plurale). Più concreto e tangibile? No. Strisce di Cosa? Di carta? Di manzo, di coca? Sarebbe tutto più semplice se facessi lo spacciatore di droga. O il rappresentante di pentole. Una pentola è oggettiva: ha una forma, un peso, una capienza, la puoi misurare. Ti servono 10 pentole da 5 litri di capienza per lunedì? Ok, te le faccio!
Il problema di chi scrive e disegna fumetti è che raramente si sentirà dire da qualcuno: fammi 10 fumetti da 5 litri di avventura per lunedì.
Perché il nostro è il Magico Mondo della Soggettività.
Come è soggettivo il post che sto scrivendo. Vai con gli esempi...
Gennaio 2005. Ottengo al volo via mail un appuntamento con Casterman per il progetto “NERO”, di cui avevo steso un mese prima un soggetto di un paio di pagine e del quale i bresciani di ferro Mutti&Bussacchini avevano realizzato due tavole di prova. Ottengo al volo 3 giorni di permesso dal mio lavoro stipendiato di allora e una settimana dopo sono ad Angoulême. Un giorno di viaggio sotto la neve, idem al ritorno, due notti a dormire per terra in quella fattoria (dai, non era un agriturismo quello!) e UN giorno effettivo di fiera con UN solo appuntamento di 5 minuti con Nadia Gibert, editor suprema di una della case editrici di fumetto più grosse di Francia (Casterman, appunto). Il progetto le piace. Pochi giorni dopo arriva il contratto.
È nata così la trilogia di “Nero”, il lavoro a fumetti più redditizio che ho fatto finora: 100 € a tavola di sceneggiatura.
Estate 2005. Dopo due anni di avances convinco un certo Ponticelli a disegnare qualche tavola di prova per una mia storia che narra di calci e cazzotti. Stendo un soggetto lungo che viene rimaneggiato più volte e Alberto realizza svariate tavole. Affidiamo il progetto a una certa Camilla, agente di autori italiani in Francia, e lei lo propone con entusiasmo a un certo Didier Borg di una certa KSTR, nuova ala estrema e alternativa di Casterman che osa spezzare le catene del cartonato francese in nome del liberismo concettual-formale americano. Dopo qualche mese Borg legge e guarda il tutto ed è entusiasta! Anche noi lo siamo! Ma il contratto non arriva! Io passo l’estate 2006 a sceneggiare combattimenti clandestini di Vale Tudo in attesa del pezzo di carta e finalmente in autunno il pezzo di carta arriva. Alberto e Oscar Celestini possono finalmente iniziare a disegnare e colorare la mia sceneggiatura, forti di quella fottuta firma su quel fottuto pezzo di carta (i fumettisti fighi parlano in questo modo).
È nato così “COMEunCANE”. Il mio fumetto per un editore francese meno redditizio: 35 € a tavola. Ma quello a cui sono più affezionato.
Da allora ho presentato almeno una 15ina di altri progetti, tutti coi loro bei soggettoni tradotti e varie tavole di prova. Ne ho piazzati 4.
ORA: qual è il Metodo? Qual è la Regola? C’è un bocconiano in ascolto che può trarne una teoria economica? O un fisico quantistico che può perlomeno citare la teoria dell'improbabilità?
Posso citare io Sclavi che quando gli chiesero “qual è il segreto del successo di Dylan Dog?” lui rispose “Non lo so. Altrimenti l’avrei rifatto” ?
Agli inizi degli anni ’90 la Sony fece una proposta a Syd Barrett, fondatore psichedelico e musicale dei Pink Floyd, auto-internatosi nel suo personale e solitario manicomio mentale dopo i primi due album: "Syd, ti diamo un assegno in bianco se tu realizzi qualcosa, un album, un ep, un singolo, un quadro, una poesia, qualsiasi cosa, non preoccuparti che ci pensiamo noi a venderla". Più Syd si isolava dal mondo, più il mondo lo voleva. Più era invisibile, più le sue quotazioni salivano. (ovviamente non accettò)
Ma se non hai fondato i Pink Floyd come fai ad ottenere la fiducia di un produttore? Come possono credere in te, nelle tue idee, in ciò che fai? E anche se hai già dimostrato di saper fare fumetti, come possono credere che ne sarai ancora capace?
Come Tiziano Sclavi e Syd Barrett, forse il segreto è sparire...
Angoulême 2009.
Ho finalmente conosciuto di persona Didier Borg di KSTR, previo appuntamento organizzato da Camilla nello stand Casterman. È stato bello. Borg è un editore che mi stima e che io stimo. Tra una nota di lavoro e l’altra, mi sono ritrovato a confessargli spontaneamente e in dignitoso francese: “le storie che scrivo per KSTR sono esattamente ciò che voglio scrivere, è proprio come intendo il mio lavoro di sceneggiatore”. Lui ha sorriso.
Il “GANGS” Santucciano probabilmente uscirà quest’estate in Francia e Belgio (e metterei la mano sul fuoco per l’edizione italiana alla prossima Lucca) mentre il dittico Wertheriano “DOLLAR-BABY” sta per esser disegnato, quindi si parla del 2010.
Il Tenderineo “DEI” è piaciuto molto a Borg ma dobbiamo aspettare per eventuali conferme, causa strategie promozionali e piazzamento autori (?).
Poco male, perché “DEI” è piaciuto anche alla neonata etichetta alternative-cool ANKAMA, che praticamente tutti gli addetti ai lavori lassù ci hanno consigliato. E infatti tutti ci siamo fatti la coda (una coda estenuante) per avere un colloquio con Run, pseudonimo (spero) dell'editor rapper di questa nuova realtà editoriale nata dai videogiochi. Non so cosa significhi ciò, ma mi fa ben supporre sul lato economico. Vedremo nei prossimi se Run sarà davvero kazzuto come sembra.
L’altro mio progetto-ammiraglia è “MARY STRAUSS”, polar storico ambientato a Liverpool ai tempi della Prima Rivoluzione Industriale tra lotte operaie, capitalismo selvaggio, luddismo e violent bobby. Ai disegni l’ottimo Pierpaolo Rovero, già autore Casterman e Glenat, il cui tratto classico e realistico è perfetto per i francesi. E infatti ha suscitato l’interesse di Gallimard, LeLombard e Casterman (memorabile come mi sono infiltrato nell’area editori di quest’ultima senza appuntamento…grazie “autore italiano di Nocturne” che mi hai fatto passare ma di cui non ricordo il nome, scusa!). Vedremo nei prossimi se...eccetera.
Un altro mio tipo di approccio è stato il cosiddetto “arrembante”: un pomeriggio dopo pranzo mi ritrovai solo e senza compagni di battaglia, così mi sono fiondato a testa bassa dentro alcuni stand grossi e cattivi (Glenat, Dargaud, Dupuis…Soleil no, perché in realtà è una discoteca) chiedendo brutalmente alla prima commessa che mi capitava a tiro “Devo parlare col tuo capo!”
La risposta variava tra “Non c’è” e “Chiamo la polizia”, ma in entrambi i casi sono riuscito a mollare in cassa i cd con tutti i miei bellissimi progetti. Che ora o sono stati raccolti dagli spazzini di Angoulême dopo la bagarre fieristica o troneggiano sulla scrivania di un ricco e grasso editor che li guarda ossessivamente ripetendosi ad alta voce “pubblicare o non pubblicare?”
DI NUOVO e CONCLUDENDO: qual è il Metodo Giusto e Approvato per Piazzare un Progetto in Francia?
Non. Lo. So.
Potrei citare il fato, la bravura, l’età del bronzo dei fumettisti italiani in Francia (ché quella dell’oro se n’è andata nei primi anni ’00) o Wall Street.
Non sono la persona giusta per rispondere, scusa. Anche a te che non me l’hai mai chiesto. E allora perché hai letto fin qui?
Viviamo di Idee. A volte qualcuno ci da dei soldi per vederle sviluppate.
Questo è tutto.
PS un’altra domanda a cui non so rispondere e che mi chiedono spesso i miei amici immaginari nelle conferenze stampa che si svolgono nella mia testa è: “Alex, dove trovi le tue Idee?”