venerdì 6 febbraio 2009

POST ANGOULEME testi

DIDA: Frezzato imbratta il tavolo di un pub e poi se lo compra (aneddoto e foto di Piero)

PARENTAL ADVISORY: very logorroic considerations

Il Festival di Angoulême ha cambiato la mia “carriera” nel “lontano” 2002 quando piazzai la trilogia di “100ANIME” e il mio “lavoro” subì così una svolta decisiva “orientandosi” sempre di più verso il mercato “francofono”. Chiuse “virgolette”.
Per ciò non posso essere oggettivo quando parlo di editoria francese e relative fiere.

In realtà non so nemmeno definire il mio lavoro. Sì, scrivo fumetti ma poi devo anche venderli se voglio ottenere dei soldi coi quali vivere. Se no è un hobby, non una professione.
Io vendo ciò che scrivo. Fondamentalmente sono un Rappresentante di Idee.

Le mie idee devo scriverle per bene sottoforma di Soggetto, una specie di riassunto della storia che ho in mente. E devo anche obbligare un disegnatore a realizzare qualche tavola di prova di una scena particolarmente rappresentativa della storia che ho in mente. Ma queste “cose” non sono il fumetto definitivo. Quello è nella mia mente.

È difficilissimo essere rappresentanti di qualcosa che non si può toccare!

Nella sua definizione più alta il Fumetto è Arte Sequenziale. Buongiorno, vi ho portato un kilo e mezzo di Arte Sequenziale…lascio?
Nella sua definizione più bassa il Fumetto è Strisce (al plurale). Più concreto e tangibile? No. Strisce di Cosa? Di carta? Di manzo, di coca? Sarebbe tutto più semplice se facessi lo spacciatore di droga. O il rappresentante di pentole. Una pentola è oggettiva: ha una forma, un peso, una capienza, la puoi misurare. Ti servono 10 pentole da 5 litri di capienza per lunedì? Ok, te le faccio!

Il problema di chi scrive e disegna fumetti è che raramente si sentirà dire da qualcuno: fammi 10 fumetti da 5 litri di avventura per lunedì.
Perché il nostro è il Magico Mondo della Soggettività.
Come è soggettivo il post che sto scrivendo. Vai con gli esempi...

Gennaio 2005. Ottengo al volo via mail un appuntamento con Casterman per il progetto “NERO”, di cui avevo steso un mese prima un soggetto di un paio di pagine e del quale i bresciani di ferro Mutti&Bussacchini avevano realizzato due tavole di prova. Ottengo al volo 3 giorni di permesso dal mio lavoro stipendiato di allora e una settimana dopo sono ad Angoulême. Un giorno di viaggio sotto la neve, idem al ritorno, due notti a dormire per terra in quella fattoria (dai, non era un agriturismo quello!) e UN giorno effettivo di fiera con UN solo appuntamento di 5 minuti con Nadia Gibert, editor suprema di una della case editrici di fumetto più grosse di Francia (Casterman, appunto). Il progetto le piace. Pochi giorni dopo arriva il contratto.
È nata così la trilogia di “Nero”, il lavoro a fumetti più redditizio che ho fatto finora: 100 € a tavola di sceneggiatura.

Estate 2005. Dopo due anni di avances convinco un certo Ponticelli a disegnare qualche tavola di prova per una mia storia che narra di calci e cazzotti. Stendo un soggetto lungo che viene rimaneggiato più volte e Alberto realizza svariate tavole. Affidiamo il progetto a una certa Camilla, agente di autori italiani in Francia, e lei lo propone con entusiasmo a un certo Didier Borg di una certa KSTR, nuova ala estrema e alternativa di Casterman che osa spezzare le catene del cartonato francese in nome del liberismo concettual-formale americano. Dopo qualche mese Borg legge e guarda il tutto ed è entusiasta! Anche noi lo siamo! Ma il contratto non arriva! Io passo l’estate 2006 a sceneggiare combattimenti clandestini di Vale Tudo in attesa del pezzo di carta e finalmente in autunno il pezzo di carta arriva. Alberto e Oscar Celestini possono finalmente iniziare a disegnare e colorare la mia sceneggiatura, forti di quella fottuta firma su quel fottuto pezzo di carta (i fumettisti fighi parlano in questo modo).
È nato così “COMEunCANE”. Il mio fumetto per un editore francese meno redditizio: 35 € a tavola. Ma quello a cui sono più affezionato.

Da allora ho presentato almeno una 15ina di altri progetti, tutti coi loro bei soggettoni tradotti e varie tavole di prova. Ne ho piazzati 4.

ORA: qual è il Metodo? Qual è la Regola? C’è un bocconiano in ascolto che può trarne una teoria economica? O un fisico quantistico che può perlomeno citare la teoria dell'improbabilità?

Posso citare io Sclavi che quando gli chiesero “qual è il segreto del successo di Dylan Dog?” lui rispose “Non lo so. Altrimenti l’avrei rifatto” ?

Agli inizi degli anni ’90 la Sony fece una proposta a Syd Barrett, fondatore psichedelico e musicale dei Pink Floyd, auto-internatosi nel suo personale e solitario manicomio mentale dopo i primi due album: "Syd, ti diamo un assegno in bianco se tu realizzi qualcosa, un album, un ep, un singolo, un quadro, una poesia, qualsiasi cosa, non preoccuparti che ci pensiamo noi a venderla". Più Syd si isolava dal mondo, più il mondo lo voleva. Più era invisibile, più le sue quotazioni salivano. (ovviamente non accettò)

Ma se non hai fondato i Pink Floyd come fai ad ottenere la fiducia di un produttore? Come possono credere in te, nelle tue idee, in ciò che fai? E anche se hai già dimostrato di saper fare fumetti, come possono credere che ne sarai ancora capace?

Come Tiziano Sclavi e Syd Barrett, forse il segreto è sparire...

Angoulême 2009.
Ho finalmente conosciuto di persona Didier Borg di KSTR, previo appuntamento organizzato da Camilla nello stand Casterman. È stato bello. Borg è un editore che mi stima e che io stimo. Tra una nota di lavoro e l’altra, mi sono ritrovato a confessargli spontaneamente e in dignitoso francese: “le storie che scrivo per KSTR sono esattamente ciò che voglio scrivere, è proprio come intendo il mio lavoro di sceneggiatore”. Lui ha sorriso.
Il “GANGS” Santucciano probabilmente uscirà quest’estate in Francia e Belgio (e metterei la mano sul fuoco per l’edizione italiana alla prossima Lucca) mentre il dittico Wertheriano “DOLLAR-BABY” sta per esser disegnato, quindi si parla del 2010.
Il Tenderineo “DEI” è piaciuto molto a Borg ma dobbiamo aspettare per eventuali conferme, causa strategie promozionali e piazzamento autori (?).

Poco male, perché “DEI” è piaciuto anche alla neonata etichetta alternative-cool ANKAMA, che praticamente tutti gli addetti ai lavori lassù ci hanno consigliato. E infatti tutti ci siamo fatti la coda (una coda estenuante) per avere un colloquio con Run, pseudonimo (spero) dell'editor rapper di questa nuova realtà editoriale nata dai videogiochi. Non so cosa significhi ciò, ma mi fa ben supporre sul lato economico. Vedremo nei prossimi se Run sarà davvero kazzuto come sembra.

L’altro mio progetto-ammiraglia è “MARY STRAUSS”, polar storico ambientato a Liverpool ai tempi della Prima Rivoluzione Industriale tra lotte operaie, capitalismo selvaggio, luddismo e violent bobby. Ai disegni l’ottimo Pierpaolo Rovero, già autore Casterman e Glenat, il cui tratto classico e realistico è perfetto per i francesi. E infatti ha suscitato l’interesse di Gallimard, LeLombard e Casterman (memorabile come mi sono infiltrato nell’area editori di quest’ultima senza appuntamento…grazie “autore italiano di Nocturne” che mi hai fatto passare ma di cui non ricordo il nome, scusa!). Vedremo nei prossimi se...eccetera.

Un altro mio tipo di approccio è stato il cosiddetto “arrembante”: un pomeriggio dopo pranzo mi ritrovai solo e senza compagni di battaglia, così mi sono fiondato a testa bassa dentro alcuni stand grossi e cattivi (Glenat, Dargaud, Dupuis…Soleil no, perché in realtà è una discoteca) chiedendo brutalmente alla prima commessa che mi capitava a tiro “Devo parlare col tuo capo!”
La risposta variava tra “Non c’è” e “Chiamo la polizia”, ma in entrambi i casi sono riuscito a mollare in cassa i cd con tutti i miei bellissimi progetti. Che ora o sono stati raccolti dagli spazzini di Angoulême dopo la bagarre fieristica o troneggiano sulla scrivania di un ricco e grasso editor che li guarda ossessivamente ripetendosi ad alta voce “pubblicare o non pubblicare?”

DI NUOVO e CONCLUDENDO: qual è il Metodo Giusto e Approvato per Piazzare un Progetto in Francia?
Non. Lo. So.

Potrei citare il fato, la bravura, l’età del bronzo dei fumettisti italiani in Francia (ché quella dell’oro se n’è andata nei primi anni ’00) o Wall Street.
Non sono la persona giusta per rispondere, scusa. Anche a te che non me l’hai mai chiesto. E allora perché hai letto fin qui?

Viviamo di Idee. A volte qualcuno ci da dei soldi per vederle sviluppate.
Questo è tutto.

PS un’altra domanda a cui non so rispondere e che mi chiedono spesso i miei amici immaginari nelle conferenze stampa che si svolgono nella mia testa è: “Alex, dove trovi le tue Idee?”

29 commenti:

Matta ha detto...

noto con piacere che la trasferta in terra francofona apre subito le coscienze degli sceneggiatori...io non ci sono andato, quindi non posso scrivere sulla mia filosofia: "Ogni storia è buona solo dopo che l'hai venduta. Prima non vale niente."
O sull'altro adagio: "Ogni progetto che vale la pena, vedrà la luce. Ma non sai mai quando."
O ancora: "E' meglio essere ottimi venditori di progetti discreti, che pessimi venditori di ottimi progetti."
O ancora: "Mai scrivere un soggetto su un filone, una moda, una tendenza. Le uniche idee buone sono le TUE idee, di qualunque tipo e genere siano!"
Etc, etc. L'anno prossimo poi ve ne parlo...;-)

Matta ha detto...

Dimenticavo il più importante: "Credere in tutte le tue idee, e non credere in nessuna. Perché l'editore sceglierà sicuramente quella che ti convince meno."

Manu ha detto...

Bellissima riflessione alex.
Ma io vorrei "rilanciare".
Secondo me, la regola che tanto ci "preoccupiamo" di cercare...c'è già.

Il punto è di trovare il giusto compromesso per seguirla.

La domanda é: "vogliamo fare fumetti?" o "vogliamo che le nostre idee vengano pubblicate"?

qual'è la regola che vige in questo momento?

Dipende dall'editore, se vai verso il mainstream ti richiedono una tipologia di fumetto CLASSICO francese. Non è difficile capire cosa vogliono, a questo punto. guardiamoci un qualsiasi "Largo Winch" et simili e il gioco è fatto.

Ma noi, abbiamo voglia di realizzare un "largo winch"?

o vogliamo che venga comprato "DEI"?. E' chiaro che se girano molti soldi e se fossimo ancora nel "periodo d'oro degli italiani in francia", avremmo maggiori opportunità di fare i soldi con "DEI" (è un esempio a caso in realtà)...ma è altrettanto vero che non ci ho messo mezzo secondo a cominciare a parlare di contratto con LeLombard per un "noiosissimo" progetto storico classico...

Questo discorso in un modo o nell'altro, l'abbiamo già fatto a voce molte volte, mi andava di riproporlo qui nel tuo blog per renderlo "pubblico"...

insomma cos'è che vogliamo dal nostro lavoro?

Andrea ha detto...

ok... sono quasi commosso dalla veridicità delle tue parole...

Unknown ha detto...

matta: io ne so un altro! "se vuoi, puoi!"
ma VUOI cosa?
che è appunto il topic gentilmente offerto da Tenderini...

braccio: dunque...non è così scontato che se studi alla perfezione uno stile e scrivi il genere che tira di più poi ti pubblicano. cioè, è vero ciò che dici ma vedo più causa-effetto in un neolaureato di economia&commercio che fa domanda in uno studio di commercialisti e lo prendono (tanto non mi leggono i commercialisti, questa frase non mi verrà confutata).
hai invece perfettamente ragione su "COSA vogliamo" indipendentemente da generi, stili e tendenze. potrei liquidare la domanda con un asettico "non lo so"...e invece lo so.
io voglio l'uovo kinder, cioè il cioccolato, la sorpresa e il giocattolo: non aver problemi a vendere nuovi progetti, esser pagato dignitosamente e scrivere ciò che più mi piace. è questo il mio vero problema. sono un ingordo? se non lo fossi farei un altro lavoro. quando facevo il commesso in libreria avevo il cioccolato e la sorpresa: non avevo problemi a vendere libri ed ero pagato dignitosamente. però non avevo il giocattolo: non scrivevo ciò che volevo.
mi rendo conto che le scelte professionali che ho preso finora non sono mai dipese da un perfetto equilibrio dei tre fattori, ma sempre da un'eccedenza di uno o due di essi. E i "metodi" che mi sono inventato di volta in volta si adattavano al mio raggiungimento personale di QUEL preciso obiettivo in QUEL preciso momento. dai, non è un metodo...è masturbazione! ecco perchè non sono ricco! ma, come sai e come te, io punto alla fama. taaac.

andrea: ti ringrazio. vorrei essere più oggettivo ma facendo appunto un lavoro soggettivo...

Soni@ ha detto...

Wow.. e io che mi stavo avvicinando alla sceneggiatura! No beh continuerò la mia strada..e chissà, un giorno magari non troppo lontano mi ritroverò anch'io a fare affermazioni simili!

jac ha detto...

Grazie per il resoconto...di sicuro utile per chi vorrà fare di questa passione un lavoro!

P.S.:Sono un tuo alunno della Scuola del Fumetto serale.

nerosubianco ha detto...

Io ho solo un metodo: "credere nelle storie che propongo", se le sento dentro e mi danno un'emozione allora troveranno uno spazio nell'editoria.
Fin'ora ho avuto ragione, spero di continuare ad averne : )

Bapho aka Davide Costa ha detto...

post molto interessante.

soprattutto per la questione economica pagamento.

Moleskina ha detto...

Splendido post, riassumi tutte le questioni che mi sono posta in questi miei primi due anni da sceneggiatrice. Ho parlato con moltissime persone nei giorni scorsi, quasi tutte gentili e disponibili (amo la Francia, sono molto parziale). Adesso sto aspettando le risposte: questa è la fase che mi fa stare malissimo... Consigli per non pensarci?

Unknown ha detto...

sonia: il miglior consiglio che posso darti è...segui i consigli di Master Dave! (master! master!)

jac: ciao jacopo! ci si vede a marzo, eh!

claudio: "credere" è la parola giusta.

bapho: non ho pudore alcuno, come vedi...

moleskina: leggi il finale di "Visto che siete cani" di Fontana...poi prendi l'auto e vola al mare!!

Anonimo ha detto...

meravigliosa discussione... gesù, si potrebbe star ore ed ore a rifletterci... io dico che, cmq, per fare questo lavoro bisogna dare, come si direbbe a venezia, una onta e una ponta... insomma non esisterebbe "Casinò" se poi non si faceva "Kundun" e probabilmente non esiterebbe "Alexander" se poi non si faceva "World Trade Center"... cioè bisogna "prostituirsi" al mercato qualche volta per poter ottenere quello che si vuole, una storia "sentita" e "voluta" vale magari una Winch di turno (ma poi fa così tanto cagare l'opera "commerciale"?)... fatto sta che chi fa questo lavoro Ama questo lavoro e, probabilmente, non ne potrebbe far a meno. Probabilmente avrebbe sempre quella voglia di DOVER raccontare. Io per star a sentire un fumettista amico di famiglia ("questo lavoro è una merda, non c'è futuro e bla bla bla bla e bla bla...) non mi ci son buttato. Bene a 14 anni di distanza è uscito un mio albo (piccola cosa come sceneggiatore), su commissione (prostituzione? perchè no) e la voglia di raccontare che esisteva già 14 anni fa. Pe cui dico: affanculo, questo lavoro è come la dose per un eroinomane, non lo fai e vai in crisi d'astinenza.
Troppo serio?
Beh, per fortuna che ho sempre il mio lavoro di grafico... ;)

Anonimo ha detto...

il problema è che prostituendosi si immette in circolo merda. e siccome la merda è il passo zero la merda sarà sempre più dei lavori di qualità. e siccome non è detto che la merda poi piaccia e permetta il lavoro di qualità il rischio è di immettere un sacco di merda senza poi bilanciare [che già mi sembra un ragionamento troppo leggero] con un lavoro buono.
quindi io dico no alla merda. la merda uccide il fumetto. se non si è in grado di realizzare buoni fumetti si vada in fabbrica.

Anonimo ha detto...

DOVUTA PRECISAZIONE:
non intendevo dire che voi fate fumetti di merda, eh. lungi da me. apprezzo molto il lavoro di alex; quello degli altri non lo conosco quindi non lo giudico.
era semplicemente una sparata contro le marchette nel mondo del fumetto.
ecco.

Unknown ha detto...

fabri, hai centrato il punto: è una droga. raccontare storie (attraverso scrittura e disegno, nel nostro caso) crea dipendenza.
PS hai fatto benissimo a sceneggiare D'Annunzio (mi sono informato!) e spero ci sarà un seguito.

alfredo: non sarei così drastico...spesso invece la "merda" crea mercato e grazie al mercato può uscire di tutto, dalla merda alla perla. su cosa è esattamente l'una e l'altra, non saprei...è troppo soggettivo.

Anonimo ha detto...

mh...beh...certe cose sono PALESEMENTE delle merde.
[che poi il grosso del mercato qui, ormai, lo fanno i manga temo...non ne ho la certezza perchè non ho i dati ma secondo me, visto il numero di bimbi che vedo in fumetteria ogni volta e il numero di ristampe di dragonball...]
quindi io dico, almeno le total merde evitiamole, perchè saturano il mercato e poi finisce che se c'è in mezzo la perla al 95% non la si nota.
il caso opposto è quello che io chiamo "Equazione Mollica" [non è vero, l'ho inventato ora ma da oggi in poi giuro che lo chiamerò sempre così], vale a dire incensare qualcosa solo perchè è realizzata da un'autore affermato, anche quando invece di essere un lavoro eccezionale è soltanto nella media/carino/banale/scarso/una merda.

Anonimo ha detto...

alex diciamo che quantomeno ci si prova, mal che vada me ne vo' di over ;)

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Cacchio, io sto adottando il metodo "spara nel mucchio", ma tutti i progetti che scrivo li affido all'agenzia perché:

a) il francese per me resta un mistero
b) la timidezza mi sopraffà (vergogna!, I know)

Anonimo ha detto...

su tre commenti ho scritto "merda" 11 volte.
con questo 12.
con una media di 4 [non lo scrivo, sennò la falso] a commento.
qualche strano motivo [che ignoro] mi porta a pensare che fosse importante renderlo pubblico.

I V A N ha detto...

Alex che ci dici del Mercato americano?
Hai mai sondato?
Dei non sarebbe male neppure per quello?
E i goni caso le idee buone di sceneggiatura non hanno cofini.
Magari vengon meglio su alcuni stili che su altri, ma restano buone.

p.s post interessantissimo

Unknown ha detto...

fabri: in culo a bracciodiculo allora!

fabrizio: "l'Agenzia"...la CIA intendi? bè, niente di meglio contro la timidezza.

alfredo: merda. ho perso il conto...

ivan: a Mantova ci saranno editor Marvel e DC, ci proviamo. al momento le francesi KSTR e Ankama citate nel post sono parecchio interessate a DEI...appena c'è qualcosa di più concreto riparte il reality comics, tranqui!

Anonimo ha detto...

a sto punto cercate una cosa simile al fenomeno Vertigo e fate aprire alla DC una divisione italiana =)

I V A N ha detto...

Secondo me , con l'esperienza che ti stai facendo sul campo e i contatti e conoscenze che accumuli, non sarebbe male se poi tu diventassi anche un agente per altri.
Arrotondi tu e muovi il mercato.
Alex Crippa , l'agente creeptico!


Commento mezzo scherzoso e mezzo no.

Vediamo come prosegue il reality!!!

Unknown ha detto...

alfredo: ci proveremo!

ivan: nooo...troppa sbattita! però "l'agente creeptico" mi piace come nome...

desmov ha detto...

Lo ammetto non ho le palle per leggermi tutto,sei troppo prolifico!

Besos dal meteorite(o meteorismo?)

Lucho ha detto...

ma si che ad angouleme se magnaq e se beve

e trovi anche una quantità di amici nerd con i quali discorrerre di vignettine microbiche.
baci sor maè

Unknown ha detto...

desmov: tranqui, ho messo apposta l'avviso ai parenti all'inizio del post. ave!

lucho: in realtà la cucina francese non mi fa impazzire. e nemmeno le vignettine microbiche. in sostanza, vado ad angulèm solo per sesso.

Anonimo ha detto...

dovrei leggerti più spesso..mannggia... è che mi dormi accanto e allora uno pensa di sapere tutto e capire tutto..
bellissimo post, molto vicino anche al mio mondo..

ci vediamo quando smonti dalla sella...

ciao dalla tua marita!

Unknown ha detto...

tuo moglio ringrazia.