martedì 11 marzo 2008
PERSEPOLIS la vittoria della sottrazione
Proprio come il fumetto medesimo, anche il film della Satrapi (prodotto e diretto in Francia) è un supremo esempio di sintesi vincente: stilistica, contenutistica, registica.
Un gioiello di chiarezza e semplicità estetica, con trovate grafiche emozionanti (le morti in silouette, i tagli di luce nettissimi, due righe per occhi-naso-bocca a formare visi mai così espressivi) e un grande ritmo dato non solo dalla presentazione degli eventi in sé ma da un'autentica capacità di narrare per sottrazioni. basta una singola inquadratura per rendere tutto l'orrore della repressione di un regime: un gruppo di persone bendate rivolte a noi che cadono una dopo l'altra abbattute da proiettili invisibili ma letali come l'intolleranza.
Furba ma coraggiosa (e coinvolgente) la scelta del B/N in un lungometraggio d'animazione destinato alle sale: il tutto è un racconto in flashback della giovane protagonista che ricorda la sua infanzia e adolescenza all'interno di un aeroporto francese (unica location a colori) prima di decidersi a uscire e cominciare la sua nuova vita, lasciandosi completamente alle spalle i suoi cari e il suo mondo ("la libertà ha un prezzo").
Un paio d'anni fa mi accostai al fumetto con pigrizia e stupido pregiudizio che ho spesso verso le opere impegnate e pluripremiate. prediligo le opere di intrattenimento esplicito con contenuto profondo che però ti devi sforzare tu di trovare.
Persepolis è il contrario: ti sbatte in faccia la realtà dell'Iran estremista degli anni '80 tra bombardamenti e torture ma senza mai perdere il punto di vista sanguigno, ironico e dirompente dell'autrice/protagonista, una ragazzina viva e incazzata che ha bisogno di miti (prima dio, poi marx) ed eroi (lo zio martire ribelle) per sopravvivere e crescere nel mondo. non solo in "quel" mondo, ma nel mondo in generale. e ne ha per tutti: musulmani misogini, ribelli ostinati, suore opprimenti, anarco-nichilisti figli di papà, cani arrapati...
Nel fumetto come nel film l'ironia è amara ma onnipresente. e irresistibile. credo sia stata questa l'arma più forte che ha permesso a Marjane non solo di sopravvivvere ma anche di mettere su carta quello che ha vissuto e mostrarlo al mondo. nel linguaggio semplice, forte e sintetico proprio del fumetto e, a volte, del cartoon. un linguaggio che vive di continue sottrazioni (taglia 'sto dialogo, togli 'sta vignetta, non ci sta nelle pagine, accorcia, taglia e cuci!!!) ma che da esse trae la sua espressività e bellezza.
un linguaggio che, a volte, arriva a tutti.
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5 commenti:
tutto verissimo e in più aggiungo che ai miei amici iraniani è piaciuto, anche perché non vizia il racconto con stereotipi scemi.
A me era piaciuto già comunque ma sapere che quelli che hanno vissuto quei momenti sono soddisfatti mi conferma che sta ragazza è davvero figa.
non dimentichiamo che buona parte delle riuscita del film è dovuta a vincent paronnaud, il co-regista nonchè l'esperto di animazione...
sì, la Satrapi è figa dentro e fuori (immagine un pò grottesca, ma rende l'idea).
brava lei e bravo il francesone regista/animatore: hanno realizzato un vero gioiellino.
era dai tempi di Belleville (francese pure quello) che non godevo così per un cartoon al cinema (pixar a parte che son sempre fortissimi ma ormai li seguo più come tifoso che come bimbo-per-la-prima-volta-a-disneyland...)
E' un film davvero bello, facciamo anche un plauso alla sublime Paola Cortellesi che ha fatto un grande lavoro di doppiaggio.
da quando ho sentito la cortellesi duettare con frankie hi nrg sulla parodia-rap "l'inutile" ho capito che era una tosta.
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