lunedì 29 dicembre 2008

STRENNE


TRAUMA CENTER – NEW BLOOD per Nintendo Wii.
Questo bell’aggeggio bianco e verticale continua a stupirmi e si ri-conferma la consolle alternativa per eccellenza. Contro l’irraggiungibile grafica di PS3 e Xbox 360, Nintendo ha risposto con la straordinaria (per quasi tutti i giochi) giocabilità dei suoi controller di movimento virtuale, rendendo così semplice e immediata l’esperienza videoludica anche in individui storicamente videoclasti come mia moglie.
Secondo capitolo dell’allegro chirurgo virtuale, “New Blood” ha una modalità equipe eccezionale: si gioca SEMPRE in perfetta ed equilibrata co-op (no split-screen ma schermo intero condiviso) e ognuno dispone dei medesimi strumenti e possibilità di interazione dell’altro. In termini un po’ meno tecnici: operi dei pazienti da solo o in due. In questo gioco infatti vesti i panni di un chirurgo che deve risolvere i più svariati problemi dei più svariati malati tagliando toraci, cucendo ferite, asportando schegge, aspirando emorragie, cauterizzando metastasi col laser, scoprendo tumori col sonar, disinfettando, defibrillando, massaggiando cuori in collasso cardiaco, ricomponendo frammenti di ossa, eccetera! E tutto ciò non sarebbe decisamente lo stesso col vecchio, statico, joypad. Qui quando tagli devi avere la mano davvero ferma…
La vera goduria di giocarci in due è che potendo compiere appunto le stesse azioni con gli stessi strumenti, ci si può coordinare in modo che uno esegua ciò che gli riesce meglio per preparare il terreno all’altro, e così via in una catena di montaggio sempre più veloce e precisa. Perché la vita di quelle persone è nelle tue mani, cribbio! Davvero, quando ti ritrovi a dire al tuo partner “disinfetta che io taglio, attento ai battiti, puntura, aspira…” il soggiorno di casa si trasforma in una vera sala operatoria. Che detta così non è un’immagine molto natalizia. Soprattutto quando ti muore tra le mani una bambina. Ma siamo chirurghi, abbiamo le spalle larghe.

I SEGRETI EROTICI DEI GRANDI CHEF di Irvine Welsh.
Non l’ho ancora finito, ma devo ammettere che l’ultimo romanzo dell’autore di Trainspotting, dopo una parziale delusione iniziale, è decollato e sta proseguendo alla grande. Merito di una svolta narrativa tanto surreale quanto efficace e, nello stile diretto e slangato di Welsh, credibile: (spoiler) nonostante i ripetuti eccessi il simpatico alcolista, donnaiolo, godereccio Danny Skinner scopre di essere sempre più in forma…perché a subirne le conseguenze fisiche è il suo sfigatissmo collega dell’ufficio igiene di Edimburgo Brian Kibby, vergine, astemio, timorato di dio e ben presto sull’orlo della morte. Tutto l’incantevole sadismo di Welsh che non ho trovato nelle prime 200 pagine esplode in particolare quando Danny, preoccupato che la morte di Brian ponga fine alla sua fortunata condizione o possa addirittura ritorcersigli contro, decide di prendersi delle salutari pause dai suoi mix di alcool-droga-sesso per tenere in vita lo sfigato (fine spoiler). Una trovata che viene appunto a galla quasi a metà storia ma in realtà sapientemente, e subliminalmente, preparata da tot capitoli precedenti. Non credo che troverò una spiegazione razionale nel finale, ma non importa. Come non importa se Danny scoprirà finalmente chi è suo padre, tra i vari chef di fama mondiale che ha preso in esame e ha preso di mira (plot o sub-plot, tra l’altro? chissene!).
Trattasi insomma di tomone da 400 e passa pagine (che negli States è uscito come “racconto” in un’antologia di scrittori vari…) dove i topos dello scrittore scozzese ci sono tutti, a cominciare dalla location edimburghese (stavolta però condivisa, brevemente, con la California), passando per i dialoghi squisitamente sgrammaticati e realistici e gli improvvisi e schizzati cambi di persona nella narrazione, fino alle dipendenze ossessive-(auto)distruttive (qui, su tutte, l’alcool) e alla cattiveria estremizzata, eppure così umana, del protagonista. Preferisco, comunque, il ritmo e la sinteticità dei (veri) racconti di “Ecstasy”.
UPLOAD: Finito. Bello. Da leggere, davvero, fino all'ultima pagina.

CHINESE DEMOCRACY di Axl Rose.
Il primo disco di Axl solista è, con mia somma sorpresa, semi-buono. Nel senso che trovo godibile la prima metà (ma proprio letteralmente, cioè fino “Catcher in the Rye” compresa) e piuttosto anonima la seconda. La title-track, ossia il singolo apripista che da un paio di mesi passa in radio, mi è sempre parsa un po’ piattina. La prima volta che lo speaker di virgin radio ne annunciò titolo e autore a fine brano, mi voltai incredulo verso la mia radio: ah, è il nuovo dei Guns? Ora che ho il disco, ammetto che apre abbastanza bene le danze. Ma rimane un pezzo non memorabile. Il secondo singolo radiofonico (terza track del disco) invece mi piacque assai e confermo: la sincopata “Better” dalla strofa malinconica e il ritornello energico, un bella via di mezzo tra la semi-ballad elettrica e l’hard-rock potente. “Street of Dreams” inizia come una ballad di Ozzy anni ’90, poi l’inconfondibile falsetto stridulo di Axl la ricolloca al giusto posto, per poi continuare come una ballad di Ozzy ’90…e quindi mi piace. “If the World” è una ballad, punto. È dura ammetterlo (chissà poi perché) ma certi tappeti d’archi synth un po’ stucchevoli (direttamente da “Use your Illusion”) e la melodia vocale trascinata e acuta di Axl qui sono piuttosto accattivanti. “There was a Time”, mid-tempo in crescendo: un po’ pomposo, di nuovo, il tappeto sinfonico ma, di nuovo, non mi dispiace. “Catcher in the Rye”, infine, risveglia il ricchione che è in te: una semi-ballad (ancora) energica, un po’ ingenua (soprattutto i cori) ma dalla melodia trascinante stile “dai, ce la faremo, sì, noi ce la faremo!” (NB: no, i testi non li ho ancora cagati, mi limito alle impressioni musicali). La seconda parte non mi piace. Forse devo ancora farci l’orecchio, ma non credo: il disco ha già subito un po’ di ascolti da parte mia e queste altre sette tracks non hanno l’immediatezza delle prime. Di nuovo, semi-ballad e ballad (terrificante l’ultima, “Prostitute”) più qualche pezzo di hard-rock moderno tirato e ben suonato ma troppo anonimo. Melodie, soprattutto vocali, interessanti in generale ma che sostanzialmente non lasciano il segno. Alcune davvero stomachevoli, tra l’altro. Della prima parte che mi piace ho dimenticato la track 2, “Shackler’s Revenge”, di cui apprezzo le stesse caratteristiche che invece mi rendono indigesti alcuni brani della seconda parte: hard-rock dall’arrangiamento complesso (troppe sovra-incisioni, troppi campionamenti), quasi progressive metal soprattutto nelle parti di chitarra. Lo apprezzo su un pezzo, non su cinque. Soli di chitarra virtuosissimi, ok, ma manca stile e compattezza, che è il problema generale di ‘sto disco: Axl si è preso tutto il tempo che voleva per stripparsi in arrangiamenti troppo costruiti, troppo ri-pensati, e in un songwriting che doveva a tutti i costi essere originale, e poi ha fatto eseguire il tutto da uno stuolo di ottimi tournisti, che però non si sono nemmeno incontrati in studio. Infatti strumentalmente è ineccepibile (e ci mancherebbe) ma manca di cuore.
Stesso problema, ma per motivi diversi, dell’ultimo Metallica: il copia&incolla dei loro gloriosi anni ’80 ha prodotto solo sterilità. L’unico Grande Ritorno Rock del 2008 che non mi ha deluso rimane “Black Ice” degli AC/DC, che continuano a rifare lo stesso album da 28 anni (il periodo Bon Scott non si tocca) ma, un po’ per simpatica coerenza, un po’ per autentico, sano e indiscusso groove blues-rock, continuano a farmi muovere testa e piede quando li metto nello stereo.
Degli storici Guns n’Roses, Axl a parte, su “Chinese Democracy” non c’è nessuno. Dei nuovi Guns c’è il tastierista Dizzy Reed. Per storici intendo il quintetto che nel ’87 partorì quella pietra miliare dell’hard-rock statunitense che risponde al titolo di “Appetite for Destruction” e nel ’88 (ri)pubblicò il semi-live/semi-acustico “Lies”, una raccolta di cover e non, imperdibile. Per nuovi intendo il sestetto che pubblicò nel ’91 il doppio così-così “Use your Illusion” e nel ’93 il più apprezzabile album di cover punk “The Spaghetti Incident?” (ma già il grande Izzy Stradlin li aveva mollati).

MADAGASCAR 2 della DreamWorks.
La sceneggiatura di Ethan Cohen, omonimo di uno dei fratelli più eccellenti della storia del cinema, conferma l’assioma vincente dei film d’animazione post-Toy Story: animazione digitale stra-figa + storia ben costruita = successo. Pixar docet. Che dire? Trascinato al cinema la sera del 25 dai fichissimi cugini di Sarah, entro carico di malumore perché nessuno ha accettato la mia proposta “The Spirit” (che non ho ancora visto me ne sto leggendo gran male). Per carità, il primo Madascar mi era piaciuto, però cacchio, dal trailer avevo dedotto che qui si canta e balla di brutto…ma il malumore passa subito con un sorprendente prologo sulle origini di Alex il leone. E poi via con la girandola di colori e gags sostenuta, appunto, da una trama non banale: (spoiler) gli animali dello zoo di N.Y. finiti in Madagascar ora tentano di ritornare a casa a bordo di un aeroplano sgangherato guidato da quattro pinguini (le vere star del film) ma finiscono nel cuore dell’Africa, in piena savana, a contatto con le loro radici, in particolare Alex che incontra i suoi genitori e viene accolto da tutti come il nuovo re leone (o leone alfa, che dir si voglia). Ma Alex è un perfetto ballerino, non un feroce guerriero come esige il folklore locale, e viene così bandito dal branco. Vi farà trionfale ritorno solo quando risolverà, insieme all’inseparabile zebra, il problema della siccità provocata da un gruppo di turisti newyorkesi persisi durante un safari (a causa dei geniali pinguinazzi) ma tosto riorganizzatisi per la sopravvivenza grazie alla guida della tostissima e indistruttibile vecchina scout, già conosciuta nel primo capitolo (fine spoiler). Gag davvero divertenti e quasi mai fini a sé stesse, ritmo narrativo che va di pari passo a quello musical-canoro (fortunatamente mai prevaricante) e, finalmente, un chiaro e inequivocabile messaggio pro-diversità ai bimbi mangia-popcorn di tutto il mondo: un ippopotamo può benissimo fidanzarsi con una giraffa, a differenza degli orchi che per farsi le umane devono prima aspettare che si tramutino in esseri verdi e deformi come loro (…)

NATHAN NEVER N°211 “Il mostro nell’ombra” di Rigamonti/De Angelis.
Esordio in casa Bonelli dell’amico e collega sceneggiatore Davide Rigamonti, per i blogger Dave R., per gli amici Violent Dave. E di violenza infatti si parla in questo giallo dalle tinte forti in cui l’agente alfa è, nientepopodimeno, sulle tracce di un serial-killer freak che rapisce e criògena arrapanti ragazze. Sì, avete letto bene: è la serie Nathan Never. È per questo che ho goduto. Una trama semplice, non per povertà di contenuti ma per fluidità di racconto, una detection nel senso più classico del termine, col suo bel prologone con vittima e modus-operandi del killer-che-non-vediamo-in-faccia, ma ben trapiantato nel futuro piovoso e tecnologico di Nathan con pochi, azzeccati, dettagli di sceneggiatura (il programmino di Sigmund che ricostruisce virtualmente gli ambienti e poi, bè, la criogenesi). Una storia che si lascia leggere d’un fiato. E con un buon colpo di scena finale, forse intuibile dai più smaliziati slasher-fan ma non altrettanto per tutti gli altri. Violent Dave corre dritto per la sua strada e non si ferma (un altro suo Nathan è previsto per il 2009) e De Angelis…è De Angelis, cazzo!

PORTAFOGLIO di pitone.
Come animalista sono indignato, come rockstar maledetta sono appagato. Ho subito traslocato (con indignazione) tutti i miei documenti e i 4 soldi che mi rimangono nell’accogliente ventre squamato di questo bel portafoglione panciuto. Ogni volta che tiro fuori gli spicci per pagare un caffè mi sento un po’ Mr. Crocodile Dundee.

RICORDANDO L’APOCALISSE di Kurt Vonnegut.
Raccolta postuma di dodici testi inediti dell’autore de “Le Sirene di Titano” e “Mattatoio n°5”, scelti dal figlio Mark. Non l’ho ancora iniziato ma il mio pre-giudizio è ottimo: capolavoro. Religione, Scienza, Tortura, Pena di Morte, Comunismo, Capitalismo, Guerra, Famiglia, Clima…Storico, Fantascienza, Dramma, Comico…insomma, il profondissimo caleidoscopio tematico e di generi dell’immortale Vonnegut, ancora una volta. Che ci ha lasciati l’aprile dell’anno scorso ma, come dicono i Tralfamadoriani, “in quel momento è in cattive condizioni, ma sta benissimo in un gran numero di altri momenti”. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Quindi io, nel futuro, ho già letto questo libro e l’ho trovato stupendo.
UPLOAD: Iniziato. Magnifico il testo del suo ultimo discorso in pubblico, che apre il libro. E poi guerra, Dresda, guerra e ancora guerra...

martedì 23 dicembre 2008

LA MORTE DI BRACCIO DI CULO

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

BUON NATALE!

PS: qui e nel blog ufficiale

sabato 20 dicembre 2008

IL TROLLEY PORTA-LEGNA

Finalmente!
Trolley portalegna!
E’ bello!
E’ comodo!
Adora stare in casa!
Aiuta a salire le scale!
Basta con le vecchie ceste per la legna!
Questa è una mail arrivatami settimana scorsa.
Odio chi mi propone di allargare il mio pene, avere salute sicura subito con la Tua farmacia, essere felice con i nuovi pillola.
Adoro invece lo spam quando è creativo.

martedì 16 dicembre 2008

…SONO DEI


Soggetto e Sceneggiatura: Alex Crippa
Disegni e Colori: Emanuele Tenderini
“DEI” è un progetto che ho in cantiere da un po’ di anni.
Un progetto in cui si sono cimentati vari, bravi, disegnatori (tra cui il Ponticelli nazionale). Un progetto che un paio d’anni fa fu presentato a un paio di editori francesi ma non fu preso.

Ora ci riprovo, da solo e senza agente.

Emanuele Tenderini fu il primissimo disegnatore a cui lo proposi, poi gli eventi ci hanno ostacolato e infine la palla è ritornata a lui. Che ha realizzato valanghe di characters e cinque tavole colorate e letterate. Con uno stile totalmente nuovo rispetto alla sua versione di qualche anno fa.

Nel tempo la mia storia ha subito vari ritocchi e assestamenti. Ora la ritengo matura.

Queste le Tre Leggi della Divinità:
1- un dio prende vita quando un fedele crede in lui
2- più fedeli ha un dio, più è potente
3- un dio muore quando non ha più fedeli

Nel mondo alternativo di DEI le divinità sono reali e concrete. La prima religione è la mitologia Greco-Romana. Zeus domina la Terra dall’alto dell’Olimpo. Ma per mantenere la sua egemonia nei secoli stronca sul nascere le sub-religioni che potrebbero sottrargli fedeli. Il suo braccio destro Sibilla, infatti, prevede nella sua sfera quali nuovi sub-dei avranno successo. Il compito di catturarli spetta al Sacro Trittico composto da Mars, Venus e Bacchus. Le loro missioni sulla Terra sono epiche, la gente li adora, esistono film, fumetti, videogames e gadget vari dedicati al Trio.
Ma un giorno i tre cadono in trappola durante una missione, ritrovandosi soli e abbandonati sulla Terra. E coi loro poteri indeboliti: stanno perdendo fedeli, qualcuno li sta diffamando.
E’ stato Zeus stesso a incastrarli. Sibilla ha previsto che la prossima minaccia allo stra-potere dell’Olimpo sono proprio Mars, Venus e Bacchus divenuti troppo popolari sulla Terra: in pochi anni avrebbero avuto più fedeli di Zeus, indebolendolo e spodestandolo automaticamente dal suo trono. Ma ora sono fottuti.
Muovendosi tra le più bizzarre sub-divinità, nei posti più remoti della Terra (e dell’Ade) e sempre più indeboliti, i nostri tre Dei dovranno compiere il gesto più eclatante della Storia della Mitologia per riacquistare fedeli e screditare per sempre Zeus: rubare di nuovo il Fuoco dalla fucina di Vulcanus per riportarlo al popolo. Ci provò infatti secoli prima Prometeo poi punito severamente da Zeus: incatenato a una roccia con aquile che gli divorano in eterno il fegato. Solo liberandolo sapranno come rubare il Fuoco. Così non solo il popolo avrà energia per sempre ma conoscerà la vera natura tirannica di Zeus…

Questo, in sintesi, il soggetto. Da un paio di settimane abbiamo spedito una versione un po’ più dettagliata a vari editori francesi e italiani, più i characters e le cinque tavole complete. Queste le prime due:



In questa fase l’obiettivo minimo è ottenere un appuntamento con almeno un editore al prossimo Festival di Angouleme (gennaio 2009) per discutere il progetto.

Questi gli editori francesi contattati e relative risposte:
Humanoids Associés“Molto bello e interessante, ma troppo americano per la nostra linea editoriale. Perché Alex è fissato con la religione?”
Delcourt“Poco francese, troppo alternativo. In questo periodo di crisi dobbiamo puntare su progetti più classici e facilmente vendibili.”
Casterman – ancora niente risposta.
Soleil – ancora niente risposta.
Bamboo Editions – ancora niente risposta.
LeLombard – ancora niente risposta.
Dupuis – ancora niente risposta.
Robert Laffont – ancora niente risposta.

Editori italiani:
Vittorio Pavesio Editore – ancora niente risposta.

NOTE:
Emanuele come disegnatore e colorista ha finora pubblicato una dozzina di volumi con Humanoids, Delcourt, Soleil e LeLombard.
Io come sceneggiatore una decina con Delcourt, Casterman e Bamboo.

Prima lezione: il curriculum non serve a un cazzo!

Alla prossima puntata del vostro reality comics preferito...

lunedì 15 dicembre 2008

ALEX LIVE ON AIR

stasera dalle 21:00 cliccate qui:
il mio intervento sarà + o - dalle 21:30
bè, non sarò tecnicamente on air ma on web, sul sito di current.
avete presente il nuovo canale satellitare di sky? esatto, current tv.
in attesa di assaltare gli studios tv, io e Diego Cajelli ci buttiamo sulla relativa web radio.
stasera tocca ancora a me.
sì, perchè l'ho già fatto due lunedì fa ma non vi ho detto niente e soprattutto non è rimasta traccia della mia intervista! AHAHAH!
la trasmissione è bella, dj Frank è un figo
e io parlerò di...fumetti, che altro?

BdC vs. BdM SAGA contenuti extra 5

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

...e con questo incredibile finale a sorpresa si chiude la sezione extra della saga degli specchi deformanti di Braccio di Culo!
Per alcuni un sollievo, per altri no. Ma questa è la vita.
Qui e nel blog ufficiale!

venerdì 12 dicembre 2008

mercoledì 10 dicembre 2008

lunedì 8 dicembre 2008

BdC vs. BdM SAGA contenuti extra 4

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
Finalmente l'intervista che tutti aspettavate...BOB!
Che rivela i suoi segreti qui e nel blog ufficiale!

venerdì 5 dicembre 2008

mercoledì 3 dicembre 2008

EPILOGHI DI FILM la mia top 10


1. I GUERRIERI DELLA NOTTE
“Guerrieri?...Giochiamo a fare la guerra?...”

2. SEVEN
“Hemingway una volta disse: Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso. Io condivido solo la seconda parte.”

3. LA COSA
“Aspettiamo qui ancora un po’…e vediamo che succede…”

4. IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO
“Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu?! Di una grandissima puttaaaaaa…”

5. TORO SCATENATO
“Io ero un combattente nato. Io potevo diventare qualcuno. Invece sono una nullità.”

6. N. IO E NAPOLEONE
“…perché non si stima un uomo dal vestito ma per quanti scalpi di tiranno s’è adoprato.”

7. FULL METAL JACKET
“Certo, vivo in un mondo di merda. Ma sono vivo. E non ho più paura.”

8. TRAINSPOTTING
“…tirando avanti, lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai!”

9. LA CASA
“AAAAAAAAAAAAAH!!!”

10. THE OTHERS
(…)

lunedì 1 dicembre 2008

BdC vs. BdM SAGA contenuti extra 3

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

Continuano le interviste-rivelazioni di Kent...

Qui e nel blog ufficiale!

giovedì 27 novembre 2008

PROLOGHI DI FILM la mia top 10

1. DAL TRAMONTO ALL'ALBA
"Everybody be cool. You, be cool."

2. QUEI BRAVI RAGAZZI
"Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster."

3. TRAINSPOTTING
"Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos'altro."
4. ALI'
"Se qualcuno vi mette una mano addosso...fratello, tu devi fare del tuo meglio perché non metta più la mano addosso a nessuno."

5. MONSTERS & Co.
"Non c'è niente di più tossico e letale di un cucciolo umano!"

6. APOCALYPSE NOW
"This is the end..."

7. I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA
"Adios, imbecilles."

8. PROFONDO ROSSO
nana-na-nana-nana-na-nananana-nana-na-nanana-nanana-nanana...

9. KILL BILL VOL.1
"Mi trovi sadico?"

10. THE KILLER
"Tu credi in Dio?"
"Mai visto in faccia. Ma amo la pace che c'è qui dentro."

lunedì 24 novembre 2008

BdC vs. BdM SAGA contenuti extra 2



testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
Scopriamo i segreti dietro la saga dell'anno attraverso le piccanti interviste di Kent...

Qui e nel blog ufficiale!

venerdì 21 novembre 2008

GANGS lavori in corso (2)


Le tavole di GANGS procedono.
Eccone uno splendido esempio, in cui vediamo i tre protagonisti (nella terza vignetta, da sinistra): Skid, Ale, Frankie.

Sceneggiatura mia e disegni di Giorgio Santucci, il Difforme nazionale, che continua a sorprendermi coi suoi massiccissimi neri e la sua stupefacente composizione della tavola.
Per intenderci: in sceneggiatura gli ho sempre indicato inquadrature e numero di vignette, ma l’impostazione e la gestione delle medesime all’interno della tavola è tutta sua.
L’impatto, la dinamica e, non ultimo, la chiarezza che esce da ‘ste tavole è notevole.
E questa è una delle poche tavole non d'azione...

Di un attore bravo si dice che buca lo schermo. Io dico che le chine di Giorgio bucano la tavola!

Ribadiamo che GANGS uscirà in Francia e Belgio per KSTR a primavera 2009 o giù di lì.
Tranquilli, uscirà anche in Italia…

"I don't know what I want...but I know how to get it."

martedì 18 novembre 2008

THE ORPHANAGE: giochiamo!

Niente, la scuola horror spagnola batte il resto del mondo 1-0.

Non solo per film medi (Fragile), buoni (Tesis, Labirinto del Fauno, Orphanage) e ottimi (The Others, Rec) accanto a discrete cagate, per quanto mi riguarda, degli stessi registi e produttori (Nameless, Semana Santa, La Spina del Diavolo…), ma anche e soprattutto perché di Scuola si tratta. Per stile, tematiche, tecnica.

Gli spagnoli sono bravi, hanno storie da raccontare, hanno fatto loro un genere ormai morto e sepolto in più parti del mondo. E lo fanno qui e ora, senza remake né nostalgie del passato (no, non sono mai stato un fan dell’horror/erotic-horror spagnolo ’70-’80 dei vari Jess Franco, Amando De Ossorio, eccetera).

L’horror orientale mi annoia da tempo, non mi spaventa, anzi mi infastidisce molto il volume a palla ogni volta che appare un baby-fantasma (che è un po’ come far esplodere un sacchetto gonfio d’aria vicino all’orecchio: alla terza volta che lo fai ti picchio, mentre al terzo film non vado più al cinema) e da anni è vittima della sua stessa sovrapproduzione...a quando i remake orientali dei remake americani degli originali orientali?
Il new horror francese mi piace ma quasi esclusivamente per lo stile (Aja su tutti, che poi l’hanno comprato gli americani, che poi è la fine che stanno facendo anche gli altri).
L’horror americano, salvo rare felici eccezioni (Rob Zombie e pochi altri), si basa ormai da anni su remake di film orientali (…), remake di horror storici di casa loro (Amityville, Omen, Halloween…) oppure prendono i faccioni patinati del momento, meglio se sexy come Jessica Alba o Halle Berry, e li ficcano in film inconsistenti che vai a vedere solo per faccioni e corpaccioni.
L’horror italiano...bè, non tornerà più come la stagione dell’amore di Battiato.

La scuola spagnola invece è forte e competitiva, perché sì alcuni registi vengono risucchiati da Hollywood (Guillermo Del Toro coi suoi Hellboy, blockbuster-horror per famiglie) ma molti continuano a lavorare, o lavorano anche, in patria (Del Toro stesso per The Orphanage stesso, qui in veste di produttore e talent scout).
Cosa significa? Significa che in Spagna si producono e girano horror validi e di successo, che girano il mondo, e alimentano così una bella factory nazionale che permette sia ad autori affermati che esordienti di lavorare.
Se in Italia vuoi fare il regista e uscire nelle sale ti tocca trattare temi esplicitamente sociali o mettere la parola “amore” nel titolo, altrimenti addio.

Sia chiaro: in Italia abbiamo grandissimi registi e talenti, che io adoro, ma in questo post parlo squisitamente di horror. Gli ultimi due film de paura italiani che ho visto son stati Ghost Son di Lamberto Bava (brutto a 360°) e Il Nascondiglio di Pupi Avanti (l’ho apprezzato per idea e atmosfera, ma a Casa le Finestre se la Ridono in modo imbarazzante. Anche per questa battuta).

C’è una cosa, però. L’horror ha spesso due livelli di lettura: Paura e Messaggio.
Spesso e volentieri questi due livelli sono inscindibili, a volte invece c’è solo il terrore fine a sé stesso (Rec ne è l’esempio recente più lampante). Il bello dell’horror è che i suoi fruitori lo apprezzano indistintamente sia in un caso che nell’altro. Provate invece a togliere il messaggio da un film di Muccino…fa cagare comunque, ok, ma gli americani non l’avrebbero mai assunto per fare altre cagate come La ricerca della felicità (sono questi i registi che ci comprano, ma forse è meglio, così ce li leviamo dalle palle).

Comunque sia: perché in Italia per parlare di disagio e diversità infantile ci vuole la faccia di Kim Rossi Stuart in un film impegnatissimo (e bellissimo) come Le Chiavi di Casa del pluri-premiato Gianni Amelio, mentre in Spagna si possono trattare gli STESSI temi ma attraverso un horror ben fatto, tesissimo, che sta incassando in tutto il mondo e per giunta di un esordiente? Perché non siamo (più) capaci di farlo anche noi?

THE ORPHANAGE di Juan Antonio Bayona (il talento scoperto da Del Toro, come si diceva sopra) è appunto un buon horror sotto entrambi i livelli di lettura. E' uno dei rari esempi in cui il Come va a braccetto col Cosa: racconta bene una storia (di paura) abbastanza originale.

Situazioni e atmosfere sono state viste e metabolizzate mille volte (orfanotrofio abbandonato, tragedia del passato che ritorna, presenze infantili inquietanti) ma qui rigurgitate e gestite in maniera impeccabile. C’è della gran maniera, certo. Il genere horror conta ormai quasi solo sul Come (ho già nominato il termine “remake”?...). Ma l’originalità di questo film sta nel Messaggio e nella sua Struttura Narrativa, così intrinsecamente inscindibili da formare un unico, interessante, Cosa. The Orphanage è un “horror con bimbi” costruito attorno a ciò che di più vicino e caratteristico hanno i bimbi: il GIOCO. Da qui la Paura, da qui il Messaggio.

SPOILER.
In questo senso il prologo è una dichiarazione d’intenti. La protagonista, da bambina, gioca a 1,2,3 stella nel parco dell’orfanotrofio con gli altri bimbi, cioè conta fino a 3 rivolta a un albero e poi si volta: chi coglie muoversi perde. Il tutto a camera ferma, inquadratura unica, i bimbi entrano in campo man mano, senza che lei riesca a coglierli mentre si muovono…e infatti raggiungono e toccano l’albero e lei perde.
Struttura: i bambini giocano, non conoscono altro modo per esprimersi e comunicare tra loro e col mondo esterno.
Messaggio: gli adulti non li ascoltano e non danno peso alle loro stupide fantasie, soprattutto se si tratta di bambini con problemi fisici e psicologici.
Detta così non sembra la trama di un film social/impegnato italiano?

E invece no: bimbo deforme, maschere, insopportabili angoli bui, scalinate che scricchiolano, inquietanti presenze, macabri segreti…e il pubblico in sala rimane ammutolito fino alla fine, saltando sulla poltrona di tanto in tanto ma non sempre (altrimenti: noia giapponese). Questo significa tenere alta l’attenzione dello spettatore. Che in quelle condizioni, pensa un po’, può anche recepire più forte e chiaro il messaggio dell’autore. Oppure non gliene frega niente e se la spassa lo stesso. Questo è il bello dell’horror.

E così la sventurata protagonista, l’orfanella del prologo ora madre adottiva a sua volta di un orfanello, per giunta affetto da aids e amici immaginari (!), deve ritrovare il suo piccolo sparito kafkianamente dopo mezz’ora di film, dopo cioè che ci siamo affezionati a entrambi e al loro rapporto fatto di gioie e incomprensioni, e pensiamo che il film vada da tutt’altra parte, tipo “vedo la gente morta” e alla fine il bambino strano risolve tutto. La madre come ritroverà suo figlio? Giocando a 1,2,3 stella, nascondino e caccia al tesoro, no? Lo spettatore smaliziato lo capisce abbastanza presto, lo spettatore medio lo capisce insieme alla protagonista. Dovrebbe essere sempre così un buon horror, e infatti questo lo è. Dovrei dire che il regista gioca coi cliché del genere, ma visto che è una frase abusata dico: Bayona fa letteralmente giocare i personaggi del suo film e di conseguenza gioca con noi e i nostri nervi. Ecco.
FINE SPOILER.

Che tu abbia letto o no lo spoiler, ti dico che questo è un film intelligente perché fa suoi i meccanismi della suspense e del terrore e allo stesso tempo tocca corde piuttosto profonde. Per questo la paura, qui, è del tipo "pesante": perché sotto la superficie fatta di scricchiolii inquietanti e maschere grottesche l’orrore è vero e credibile. Un horror fallisce quando crolla il patto narrativo con lo spettatore, quando cioè chi guarda non crede più a quello che gli viene mostrato e, di solito, ride invece di spaventarsi…brutto, eh?

La grande Geraldine Chaplin, qui nei panni di una medium, dice: “Non devi vedere per credere. Devi credere per vedere”.

E tutto ciò confezionato nella veste stra-collaudata e digeribilissima della moderna ghost-story. Come dire: il modello di vestito è sempre quello, ma t’ho fatto un taglio talmente su misura che non solo ci starai comodissimo ma ti sembrerà pure nuovo.

E c’è pure un occhio allo stile di ripresa più trendy degli ultimi anni, siore e siori, quello del finto reality, tutto concentrato (citato?) nella bella scena della medium: telecamere piazzate in tutte le stanze dell’orfanotrofio e la medium che va in trance e passeggia per la casa vedendo cosa successe 30 anni prima…lo vede solo lei, mentre noi vediamo attraverso i vari monitor solo le sue terrorizzate e terrorizzanti reazioni. Questo è ciò che io chiamo Raccontare.

QUASI-SPOILER. Il finale è perfetto, proprio perché lavora egregiamente sui due livelli di cui sopra. È tanto atroce e quasi insostenibile nella rivelazione del mistero che ha occupato 2/3 del film, quanto rassicurante nella sua morale (che in realtà ha occupato tutto il film). Impossibile? No. Andate a vederlo. E poi pensate a Kim Rossi Stuart.

Ripeto! Adoro i nostri grandi registi impegnati, sono loro che stanno (ri)lanciando il nostro cinema vincendo premi e facendo discutere molto, dicendo così a tutti, anche alla casalinga di Voghera, che non esiste solo Boldi che prende ceffoni in faccia e urla “bestia che dolore!”

Però, dai, perché non può formarsi un dignitoso mercato parallelo di sano e autentico genere italico? Perché ci è rimasta solo la Commedia? Perché mi devo aggrappare disperatamente a Romanzo Criminale di Placido (ottima anche la serie tv)?
Perché, insomma, non torniamo un po’ anche noi a giocare col cinema?

Cioè, si può riflettere anche cagandosi sotto (e così son sicuro di essere arrivato alla casalinga di Voghera).

lunedì 17 novembre 2008

BdC vs. BdM SAGA contenuti extra 1

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

Tra interviste, dietro le quinte e sbagli sul set ne avrete fino a natale...e oltre!
Qui e nel blog ufficiale

venerdì 14 novembre 2008

JONAH MARTINI prime impressioni

Alcune recensioni del mio nuovo fumettone QUI, QUI e QUI e un’intervista a me che l’ho scritto e a Alfio Buscaglia che l’ha disegnato QUI.

Il Gran Guinigi 2008 Diego Cajelli dice:
E' una lettura molto d'atmosfera, con ritmi e cadenze da "grande film italiano", di quelli che non si fanno più.

martedì 11 novembre 2008

DIDA: Dieci giorni dopo...

La scorsa Lucca non ho comprato tantissima roba. La maggior parte del tempo ero in panico da folla da stadio. E poi sono tirchio e pigro, dio come sono tirchio e pigro.

Sono però piuttosto soddisfatto dei pochi, mirati, fumetti che ho preso: il testosteronico FemDom di Santucci, la surreal-poetica trilogia Koma di Wazem-Peeters, il poliziottesco MilanoCriminale2 di Cajelli-Ferrario-Fausone, il tromistico Mongo di Trevisanello-Longhi, la commedia mostruosa Giada2 di Rosenzweig-Belardo-Sfascia, il classic-pop David di Ascari-Riccadonna (due promesse), il toccante Yggdrasill di Maconi…

…bè, in generale affermo che la qualità nel fumetto italiano esiste: sosteniamola.
Compriamo fumetti buoni, snobbiamo o rubiamo tutti gli altri e costruiremo un mondo migliore. Il cliente ha sempre ragione, no?

A fatica scelgo un fumetto tra tutti da recensire perché sono troppo pigro per recensire anche gli altri, che non me ne abbiano a male.

Scelgo BLATTA di Alberto Ponticelli per svariati e contrastanti motivi. Eccoli:

- il formato gigante e il suo peso specifico mi attraggono come una calamita il ferro: amo quell’oggetto appena lo vedo.
- la griffe “Ponticelli” mi fa sentire al passo con la moda.
- Alberto è un amico, mi piace cagare gli amici.
- per un breve periodo ho vissuto di riflesso l’autismo da consegna di Alberto (così lo definiva) per questo lavoro. Ero dunque molto curioso.
- da bravo saccente del cazzo aspettavo al varco Ponticelli il Disegnatore, perché ok bravo a disegnare, uno stile che ha fatto scuola e blablabla ma, ciccio, non sei uno sceneggiatore, non provarci…non reggerai mai quelle 150 tavole, ti perderai nei meandri della trama, ti arrenderai prima della fine, arriverai a tav.100 con un terribile punto di domanda sopra il capoccione e guardando il riflesso della tua faccia nel monitor nero del tuo pc ti chiederai “come cazzo vado avanti adesso?!” Sì, perché tu, Disegnatore, non hai idea di cosa sia un Soggetto, una Scaletta, inizi a scrivere e disegnare come se non ci fosse un domani “tanto in qualche modo finirò”.

Ci speravo. Perché, vedete, noi “autori” abbiamo un ego ingombrante, chi più chi meno, e per quanto ci facciamo i complimenti a vicenda, sotto sotto sentiamo, anzi sappiamo di essere migliori, più bravi, più autori dei nostri vicini. Siamo una brutta, bruttissima razza.

Iniziai a leggere Blatta la sera stessa che lo acquistai, sabato 1 novembre 2008. Dopo una dozzina di pagine lo riposi sul comodino di fianco al letto. Il mio angioletto sulla spalla diceva: “Sei stanco, riprendilo quando sarai più lucido”. Il mio diavoletto: “Visto?! Non sa scrivere, è noioso, non coinvolge! Uahahah!!! Ha fallito! Fallito!!!”

Dieci giorni dopo…

È mattina presto, sono sveglio e lucido, non ho/voglio impegni, il gatto è sfamato, la moglie dorme. Prendo Blatta e inizio a leggere.

La prima cosa che mi colpisce è la CHIAREZZA: di regia, montaggio, storyboard, inquadrature. Uno stile grafico eccentrico, personale, nuovo (un disegno che non cita/rimastica altri stili…ma è possibile?!) unito a una fluidità di racconto invidiabile. L’approccio può risultare criptico solo a livello superficiale, ma ci si mette davvero poco (leggi “poche tavole”) a entrare dentro la storia.

Perché alla fine Alberto fa fumetti: unisce immagini e parole, mette insieme vignette in una sequenza prestabilita e il resto lo fa la closure, no? Le parole completano il quadro, nel senso che in Blatta il testo (non intendo qui la sceneggiatura, la struttura narrativa macroscopica, ma proprio la parola scritta che ficchi nelle didascalie e nei baloon) ha un valore tanto estetico quanto narrativo. Estetico perché completa l’atmosfera della vignetta dandogli un “suono”…parole che nella loro sinteticità rasentano quasi l’onomatopea. Narrativo perché tutto quello che non si evince dal disegno si evince dal testo. Raramente accade. Dovrebbe essere il concetto di Fumetto. Una cosa che si Legge e si Guarda (grazie Diego).

La seconda cosa che mi stupisce è lo…STUPORE. La meraviglia di fronte non tanto all’oggettiva bellezza delle tavole quanto alle sensazioni che lo sfogliare delle pagine provoca, quel famoso “volta-pagina” che in un fumetto dovrebbe sempre segnare un forte stacco narrativo(-spaziale-temporale) e farti sorprendere nel passaggio da un dettaglio a una panoramica, da un interno a un esterno, dal giorno alla notte. Questa è una delle più affascinanti differenze tra fumetto e cinema: sei tu l’artefice del ritmo, sei tu a decidere quando volterai quella maledetta pagina per ritrovarti magicamente nella foresta del Congo dopo aver passato 80 pagine in un bilocale a Manhattan.
Blatta si spinge oltre e marca ancora di più questa differenza regalandoci, per es, una tripla splash-page pieghevole a un terzo della narrazione, una botta narrativo-estetica così efficace nella sua sfacciata semplicità (sfogliare per credere). Ci regala tavole nere, bianche e grigie. Ci regala il freddo e l’umidità della pioggia sulla pelle dopo anni di isolamento artificiale e l’accecante bagliore malato della luce esterna di una città morta.

La terza cosa è il TEMA. Eh già, perché Blatta ci spiega un paio di cose e lo fa attraverso una Storia. Dovrebbe essere il concetto di Fumetto, no?
Alberto non ha fatto Blatta per puro sfogo grafico dopo anni di autismo da consegna da majors.
Poteva permetterselo, ma siccome aveva delle cose da raccontare non l’ha fatto.

Blatta parla di alienazione auto-inflitta da abuso di tecnologia standardizzata e standardizzante.
In parole povere parla di NOI. Intendo proprio noi qui e ora, IO che sto scrivendo (bè, ormai ho scritto) questo post e TU che lo stai leggendo. Parla di me che invece di alzare il telefono e congratularmi a voce con Alberto per il suo lavoro o, che so, andarlo a trovare di persona e stingergli la mano, mi ritrovo qui tra le quattro mura del mio studio, che tanto somiglia all’anfratto del protagonista di Blatta, a battere tasti su una tastiera morta invece di dare pacche su spalle vive. Touché, Alberto…

Sono quasi sicuro che Alberto non abbia definito una scaletta precisa della storia, forse non ha nemmeno abbozzato una sceneggiatura in senso stretto, ma sono sicuro al 100% che avesse in mente (o scritto, non importa) un Soggetto Solido prima di imbrattare quei 150 fogli. Perché la Struttura c’è tutta, i tre Atti classici sono rispettati (presentazione personaggio/ambiente > 1° colpo di scena: il suo mondo cambia > 2° colpo di scena: come cambierà il personaggio alla Fine?), la narrazione procede fluida e sicura fino alla fine, il Livello di Attenzione è tenuto sempre piuttosto alto grazie al Montaggio, agli Eventi (un narratore vince quando mette in scena, non quando spiega) e alla perfetta delineazione del Protagonista, prima sicuro della sua realtà poi spiazzato in un mondo terribile perché Reale.
E il Finale...bè, meglio di così non poteva essere sia a livello narrativo che concettuale: struttura ciclica con sorpresa. E con l'uso forse più intelligente visto negli ultimi anni della valigetta "Mc Guffin" (Hitchcock > Pulp Fiction > Ronin, il film) semplicemente perchè...non è un Mc Guffin. Il nostro immaginario lo richiama ma no, la valigetta blattiana non è la scusa attorno cui far ruotare la storia.

Insomma il Soggetto c’è e si sente. Il resto credo sia stato un felice mix di istinto ed esperienza, un'esperienza maturata sia da rigoroso professionista che da curioso lettore.
Alberto è un autore completo.
Bravo Alberto. ‘fanculo Alberto. (no, non le metto le faccine, le odio)

EPILOGO:
Potevo tranquillamente approfittare di Alberto e farmi regalare Blatta o avere uno sconto in fiera. Invece sono orgoglioso di aver speso tutti e 15 quegli euro. La qualità si paga.

Parliamo di autori, TUTTI quelli sopramenzionati (e altri non menzionati), che non hanno lavorato per la DC Comics a 300 dollari a tavola. Quello che hanno scritto e disegnato l’hanno fatto con l’UNICO intento di raccontarci qualcosa, a loro modo, col loro stile. Qualcosa di loro, qualcosa di diverso. Qualcosa di nuovo, magari. Che è poi il motivo per cui tutti quelli che fanno questo mestiere hanno iniziato a scrivere e/o disegnare.

Alcuni conservano ancora quello spirito, altri no. Massimo rispetto per i “semplici” lavoratori (mi ci metto pure io, per carità) ma Soldi e Tempo io li dedico ai primi.

Con 20.000 € ti compri una Golf (...), se invece vuoi una Lamborghini Gallardo 5.0 v10 devi tirarne fuori 150.000.

Perché dovrebbe essere diverso nel mercato del fumetto?

lunedì 10 novembre 2008

BdC vs. BdM ep.07

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
...the saga sadly ends...
...here and in the official blog...

venerdì 7 novembre 2008

ArcasacrA il primo fumetto palindromo

Basta parlare di Lucca! Ho già detto tutto con le foto del post pre-precedente, ora pensiamo al futuro!

Il futuro si chiama ArcasacrA.
E' il mio prossimo fumetto che verrà presentato a Napoli Comicon a marzo 2009.
Lo sta disegnando il finto esordiente Emanuele Boccanfuso, maestro del B/N, e lo pubblicheranno quei ragazzacci di Nicola Pesce Editore, maestri della sperimentazione.
Come dice il titolo, infatti, trattasi di fumetto palindromo. Non proprio letteralmente...ma posso affermare senza incappare in errori che "lo puoi leggere sia da una parte che dall'altra".
Vi lascio quindi con questa frase che vuol dire tutto e niente, la splendida tavola qui sopra (che tema tratta la storia? dov'è ambientata?) e l'attesa di altri macabri e sorprendenti dettagli che svelerò da qui a marzo...è lunga, non posso dir tutto subito...
Intanto grazie al Boccanfuso nazionale per la passione che sta mettendo in questo lavoro (per svariati motivi che fanno parte dei dettagli da rivelare) e grazie ai Nicola Pesci che incoraggiano e sostengono progetti di questo tipo. Continuate a osare...

mercoledì 5 novembre 2008

and THE WINNER is...


Nulla è impossibile.

lunedì 3 novembre 2008

VACANZE di LUCCA










BdC vs. BdM ep.06

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini
...the saga re-presents an old friend...
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mercoledì 29 ottobre 2008

JONAH goes to LUCCA

ok, ci siamo.
Lucca Comics apre i battenti domani, io sarò presente da Venerdì a Domenica.
Col prode Alfio presento il nostro ultimo capolavoro: JONAH MARTINI indagatore di miracoli.

Sopra trovate il programmino di ReNoir con tutti i loro ospiti, alcuni davvero potenti, e gli orari in cui trovarli (perdonate la qualità dell'immagine, la mia stampante fa cacare).

Dove si trova lo stand ReNoir? sulla mappa della fiera!

Come riconoscere JONAH? così:



lunedì 27 ottobre 2008

BdC vs. BdM ep.05

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

...the saga seems finish, but not...
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giovedì 23 ottobre 2008

BLOODBUSTER snc

Quando avevo 15 anni avevo poche, ma chiare, passioni: una di queste era il cinema di serie B, che allora chiamavo banalmente splatter, trash, horroraccio, ecc…

In quel di Lecco condividevo questa passione con Manuel Cavenaghi, riccioluto biker con tendenze dark. La condividevamo così tanto da organizzare serate a tema nella mia ex casetta di montagna. Serate a cui partecipava, come spettatore passivo, chiunque riuscissimo a costringere.
Al terzo Schnass, però, più o meno tutti cedevano. C’era addirittura chi proponeva di vedere film “belli”. Fottuto sovversivo…

Se non sapete chi è Schnass:
1- siete sani
2- non continuate a leggere

Com’è come non è, divenne sempre più difficile procurarsi materiale video di qualità, tra copie scrausissime in cui a malapena si sentiva l’audio fatte arrivare via posta da amatori dall’altra parte del mondo tramite annunci su riviste di stra-nicchia (eeee ai miei tempi non c’era l’internet), vhs taroccate (eee ai miei tempi non c’era il divudì) pagate a peso d’oro con cover fotocopiata fatte arrivare dall’Olanda direttamente dal “regista”, e pellegrinaggi in leggendarie ed esotiche videoteche italiche nella speranza di trovare, anche sottobanco, anche smagnetizzata, una copia di Nekromantic 2

Dopo qualche anno passato così, io e Manuel ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti:
Basta! Per troppo tempo ci avete tarpato le ali, maledette majors! Apriamo una videoteca nostra!
E fu così che aprimmo BLOODBUSTER. Era il 1999.

(tacerò sul “budget” di partenza…quello sì che fu un miracolo italiano)

Il movente principale, che ci crediate o no, fu proprio l’esigenza di procurarci da soli i film che non riuscivamo a trovare in nessun altro modo…pazzi? sognatori? Ah! La storia ci ha dato ragione!

Ha dato ragione soprattutto a Manuel e a Daniele Magni, il socio subentrato al mio posto dopo la mia dipartita nel 2001 per, tenetevi forte, fare lo sceneggiatore di fumetti (ahahah).

Il 30 giugno 2009 Bloodbuster compirà 10 anni.

10 anni all’insegna della serie B: splatter, poliziotteschi, commediacce, asian horror, kung fu, sci-fi, erotic, spaghetti western…

10 anni di gadget che mi hanno risolto parecchi compleanni: t-shirt, poster, action-figure, pupazzi, arti di gomma, colonne sonore…

10 anni di simpatia, cortesia e pessimo parcheggio. Consigliabile infatti il metro, linea rossa, fermata P.ta Venezia: la ridente videoteca sta a MILANO in via Panfilo Castaldi, 21.

Tutta questa pallosissima premessa per dire ciò: quale modo migliore per festeggiare il decennale se non col primo horror calendario italiano illustrato da 12 mostruosi disegnatori di fama mondiale, italiana, regionale e metropolitana?

Eccoli:

ALESSANDRO BAGGI (Il mostro della laguna + Leatherface in copertina)
MATTEO CREMONA (Pinhead)
SILVIO GIOBBIO (Frankenstein)
LEOMACS (La cosa)
DANIELE MAGNI (La mummia)
GIUSEPPE PALUMBO (Predator)
ALBERTO PONTICELLI (Godzilla)
MAURIZIO ROSENZWEIG (Ork)
LUCA ROSSI (Alien)
GIORGIO SANTUCCI (Michael Myers)
FEDERICO SFASCIA (Jason vs.Rambo)
MARCO SOLDI (Chucky)

PRESENTAZIONE UFFICIALE A LUCCA COMICS & GAMES
(30 ottobre - 2 novembre 2008)
stand EDIZIONI ARCADIA
Prezzo € 6,66

La serie B è morta? Lunga vita a Bloodbuster!

PS: l’illustrazione sopra è la cover del calendario, opera di Baggi, brutalmente tranciata in basso dal mio scanner.
PPS: oltre al sito Bloodbuster c'ha anche un myspace e, da quando sono diventati editori, un blog. scorri la colonna a destra e trovali, scazzone!

lunedì 20 ottobre 2008

BdC vs. BdM ep.04

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

...the saga still continues...
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venerdì 17 ottobre 2008

ROSOLINO gattofoca

Miraaate l’incredibile Gatto-Foca! L’unico esemplare al mondo di felino acquatico!

Grazie alla sua resistentissima adipe, infatti, può sopportare temperature ben al di sotto dello zero e raggiungere profondità di oltre 300 metri sotto il livello del mare.

Si nutre esclusivamente di croccantini al merluzzo e il suo unico hobby coincide col suo unico lavoro: dormire.

Età umana: 28 anni.
Altezza: 70 cm, coda compresa.
Peso: 7,6 kg.

martedì 14 ottobre 2008

JONAH MARTINI canonizzazione n°5


Basta sesso! Basta violenza! Ritorniamo ai vecchi valori!

Dalla penna dell’intellettuale Alex Crippa e dalla matita del neo-realista Alfio Buscaglia, ecco a voi il primo indagatore di miracoli del fumetto: “JONAH MARTINI” ossia la versione italiana de “LE MISSIONNAIRE” curata dall’ottima ReNoir Comics.

Ottima perchè ha avuto l'intelligenza di riunire i due pesanti cartonati francesi (già editi in terra franco-belga da Bamboo Editions) in un unico volume brossurato da 96 tavole, formato ridotto, € 12. Un bel 2X1, in pratica.

Presentazione e uscita a Lucca: ci trovate allo stand ReNoir dal 31 ottobre al 2 novembre. Alfio vi disegnerà quello che volete. Io no perchè so solo scrivere.

In sintesi:
Italia anni ’30. Jonah Martini è un ex-missionario dell’Etiopia, allora colonia fascista. Schifato dal Regime si è riciclato come indagatore di miracoli per conto del Vaticano: il suo compito è verificare la natura divina dietro fenomeni razionalmente inspiegabili, ovunque si manifestino. Un lavoro delicato, soprattutto per chi ha perso la Fede in Dio e nelle Istituzioni…

Dal colore dell’edizione francese si passa al seppia e, per le scene ambientate nella camera oscura, al rosso. La miglior arma del nostro Jonah è infatti la sua vecchia Leica IIIa...

Un vero ritorno alle origini, perché quando presentammo il progetto in Francia (ormai 3 anni fa) lo proponemmo appunto in seppia per dare un tocco di retrò a questa storia anni ’30. E, perché no, di originalità. Ma oltralpe esigono il colore, salvo rarissime eccezioni. E così fu.

Un poderoso grazie a Giovanni Ferrario e Michele Foschini per aver creduto in questo progetto privo di parolacce e violenza gratuita!

Oddio, anche qui si spara e si crepa. E riguardo il sesso, bè…diciamo che in questa storia ha un certo peso. Chi l’ha già letto in francese sa cosa intendo…

Rimetto l’anteprima che scrissi per UBC in occasione dell'uscita francese: cliccate QUI.
Una mini-intervista a me e Alfio apparsa su un forum francese, in italiano: QUI.
Massì, anche qualche recensione francese (in francese): QUI, QUA, QUI e anche QUI e .

Ora vediamo come l'Italia accoglierà questa italianissima storia...




lunedì 13 ottobre 2008

BdC vs. BdM ep.03

testi: Alex Crippa - disegni: Emanuele Tenderini

...the saga has an inaspectated event...
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venerdì 10 ottobre 2008

COTONE

Il mio mese di ottobre 2007 è stato memorabile…

…iniziato col concerto della reunion dei POLICE a Torino, proseguito col viaggio a NEW YORK e NEW ORLEANS e terminato col festival di Lucca dove presentavo per la prima volta COMEunCANE…

Ah sì, e poi il 13 ottobre ho civilmente sposato SARAH!
Dopo 2 anni di convivenza extreme tra gatti obesi e pentole volanti.
Quindi, lunedì prossimo facciamo un anno, di matrimonio.

Dovrebbero chiamarsi nozze di cotone. L’ha sentito mia suocera alla radio.

Per giustificare tutto ciò all’interno di un blog di fumetti, dirò che i vestiti sono opera dello stilista Marco Galli, stilosissimo disegnatore del mio giallo didattico “Detective Primo”.
Ha lanciato lui per primo in Italia la moda degli abiti bidimensionali. Comodi, pratici e già stirati.

Prossimo aggiornamento tra 24 anni per l’Argento…