Achtung: spoiler soggettivi qua e là.
‘sti.
ca.
zzi.
Non è solo questione di ciò che vedi ma è sostanzialmente l’idea di fondo a torturarti a morte ben oltre la visione della pellicola.
Che è tutto grasso che cola per un film inserito (per comodità, non per altro) nel torture porn (termine di comodo per l’ultimo sottogenere horror che in realtà ha visto i natali nei lontani anni ’80 con la serie orientale “Guinea Pig”).
Questa idea è tutta nell’immagine che ho messo all’inizio (lo spoiler più pesante).
Se “Saw” ha inaugurato il filone con sapienza e originalità, presto sfociate nella noia e nella messa in scena più piatta e ripetitiva dal terzo capitolo in poi…
Se “Hostel” è solo superficialmente disturbante perché non c’è niente di più divertente nel veder crepare sotto supplizio un gruppo di teen-ager che sei arrivato ad odiare, appunto, a morte per tutta la prima pallosissima ora di presentazione…
Se i sopraccitati “Guinea Pig” erano totalmente e splendidamente fini a sé stessi…
…”Martyrs” colpisce a fondo e lascia storditi perché sviscera il concetto stesso di supplizio fisico portandolo all’estremo limite, più che del guardabile, del conoscibile. Una verità così estrema che a nessuno è dato di conoscere tranne ai pochi fortunati che raggiungono e superano l’ultimo livello del supplizio fisico: infatti non sentiamo cosa sussurra Anna nell’orecchio della vecchia matrona alla fine del film e non lo sapremo MAI.
Paradossalmente il film del francese Pascal Laugier (già autore di “Saint Ange” che, oh, a me è piaciuto) lavora di sottrazione. Non ho detto non-visto, ma proprio sottrazione nel senso che evita il durante e arriva subito alla conseguenza.
Non a caso il film inizia con una delle protagoniste in fuga dalla sua cella degli orrori: una ragazzina col volto sporco di sangue, rasata e piena di escoriazioni sul corpo. Si è miracolosamente salvata dai suoi, ancora ignoti, carnefici. La polizia dice che non ha subito violenza sessuale. Lei non ricorda/non vuole ricordare cosa le hanno fatto. Bisognerà aspettare la seconda parte per conoscere esattamente i come, cosa e perché. Un’attesa terribile per una rivelazione insopportabile.
E non a caso troviamo un’altra vittima degli stessi carnefici (anche se il termine più esatto sarebbe “ricercatori”) dopo il supplizio che ha subito: vi garantisco che assistere al “tentativo di guarigione” della poveretta è decisamente peggio dell’aver assistito alle fantasiosissime torture che le hanno, evidentemente, inflitto.
‘sti.
ca.
zzi.
Non è solo questione di ciò che vedi ma è sostanzialmente l’idea di fondo a torturarti a morte ben oltre la visione della pellicola.
Che è tutto grasso che cola per un film inserito (per comodità, non per altro) nel torture porn (termine di comodo per l’ultimo sottogenere horror che in realtà ha visto i natali nei lontani anni ’80 con la serie orientale “Guinea Pig”).
Questa idea è tutta nell’immagine che ho messo all’inizio (lo spoiler più pesante).
Se “Saw” ha inaugurato il filone con sapienza e originalità, presto sfociate nella noia e nella messa in scena più piatta e ripetitiva dal terzo capitolo in poi…
Se “Hostel” è solo superficialmente disturbante perché non c’è niente di più divertente nel veder crepare sotto supplizio un gruppo di teen-ager che sei arrivato ad odiare, appunto, a morte per tutta la prima pallosissima ora di presentazione…
Se i sopraccitati “Guinea Pig” erano totalmente e splendidamente fini a sé stessi…
…”Martyrs” colpisce a fondo e lascia storditi perché sviscera il concetto stesso di supplizio fisico portandolo all’estremo limite, più che del guardabile, del conoscibile. Una verità così estrema che a nessuno è dato di conoscere tranne ai pochi fortunati che raggiungono e superano l’ultimo livello del supplizio fisico: infatti non sentiamo cosa sussurra Anna nell’orecchio della vecchia matrona alla fine del film e non lo sapremo MAI.
Paradossalmente il film del francese Pascal Laugier (già autore di “Saint Ange” che, oh, a me è piaciuto) lavora di sottrazione. Non ho detto non-visto, ma proprio sottrazione nel senso che evita il durante e arriva subito alla conseguenza.
Non a caso il film inizia con una delle protagoniste in fuga dalla sua cella degli orrori: una ragazzina col volto sporco di sangue, rasata e piena di escoriazioni sul corpo. Si è miracolosamente salvata dai suoi, ancora ignoti, carnefici. La polizia dice che non ha subito violenza sessuale. Lei non ricorda/non vuole ricordare cosa le hanno fatto. Bisognerà aspettare la seconda parte per conoscere esattamente i come, cosa e perché. Un’attesa terribile per una rivelazione insopportabile.
E non a caso troviamo un’altra vittima degli stessi carnefici (anche se il termine più esatto sarebbe “ricercatori”) dopo il supplizio che ha subito: vi garantisco che assistere al “tentativo di guarigione” della poveretta è decisamente peggio dell’aver assistito alle fantasiosissime torture che le hanno, evidentemente, inflitto.
(a proposito di torture e supplizi: in più occasioni, e decisamente nell'angosciantissimo e shockantissimo finale, ho pensato al barkeriano Hellraiser e a come di fatto sia, seppur in stile e modi diversi, una sorta di antesignano di questo "Martyrs" che qua e là lo cita, mai pedantemente ma piuttosto con gran cognizione di causa...e infatti scopro che Pascal Laugier sta proprio preparando il remake di Hellraiser. tutto torna in maniera matematica)
Altra grande sottrazione, nonché gran colpo di sceneggiatura, sta nella più plateale privazione di catarsi liberatoria perché, maledetto Laugier, mi ficca la vendetta contro i cattivi nella prima mezzora di film, ribaltando così sistematicamente il concetto di rape-revenge. Non è un flashforward, è semplicemente la vendetta di una delle due protagoniste. È terribile, perché non hai tempo di caricarti d’odio, non sai nemmeno chi sono i cattivi e soprattutto SE sono loro…Altro non dico perché se no, davvero, spoilero troppo.
Altra considerazione testuale riguarda il movente di questi cattivi, che è appunto la vera mazzata allo stomaco. NON LO RIVELO (anche se ho già + o – palesemente disseminato indizi) ma vi dico solo che mi sorprendo parecchio di come si può ancora essere tanto originali quanto letali in un genere che continua a masticare e rimasticare se stesso e i suoi cloni.
Altra grande sottrazione, nonché gran colpo di sceneggiatura, sta nella più plateale privazione di catarsi liberatoria perché, maledetto Laugier, mi ficca la vendetta contro i cattivi nella prima mezzora di film, ribaltando così sistematicamente il concetto di rape-revenge. Non è un flashforward, è semplicemente la vendetta di una delle due protagoniste. È terribile, perché non hai tempo di caricarti d’odio, non sai nemmeno chi sono i cattivi e soprattutto SE sono loro…Altro non dico perché se no, davvero, spoilero troppo.
Altra considerazione testuale riguarda il movente di questi cattivi, che è appunto la vera mazzata allo stomaco. NON LO RIVELO (anche se ho già + o – palesemente disseminato indizi) ma vi dico solo che mi sorprendo parecchio di come si può ancora essere tanto originali quanto letali in un genere che continua a masticare e rimasticare se stesso e i suoi cloni.
La paura è strettamente legata a ciò che non si conosce, ciò che non si sa. La paura più atavica dell’uomo è quella del buio, che tutto copre e tutto nasconde. Spesso gli horror più spaventosi sono quelli senza spiegazioni razionali o addirittura senza spiegazione alcuna, come capì già 40 anni fa il Maestro con la sua Notte dei Morti Viventi. Ho per es. apprezzato il recente “The Strangers” proprio per la totale mancanza di movente dei carnefici, e per totale mancanza intendo che anche la follia nel senso più classico è esclusa.
“Martyrs” invece ci dà un movente che non è né folle né razionale né soprannaturale…è semplicemente IL movente. Ha a che fare con la Nostra Storia, ce l’abbiamo nel dna.
E quando a ¾ di film viene rivelato, il primo effetto è di un’insperata, seppur labile, euforia da tiraggio di fiato, una pausa dal cardiopalma di un’ora che abbiamo appena subito, chi coprendosi gli occhi, chi guardando un angolo in alto sopra lo schermo (io!), chi uscendo dalla sala (su 4 coppie in tutto presenti ieri sera alla visione, una se n’è andata subito dopo il prologo…pesante, ok, ma ancora molto digeribile. Chissà cosa li ha convinti a comprare il biglietto: figata, l’ennesimo the ring?!). Perché quando sai, tiri il fiato. Come dire: bè, in fondo c'è un perchè. Il problema è che qui era preferibile non sapere. Forse così sarei riuscito a guardare dritta negli occhi l’ultima immagine (l’unica per la quale, confesso, ho dovuto chiuderli): niente di shockante né di peggio rispetto a tutto ciò che avevo visto durante il film, ma sta tutto in quella fottutissima idea di fondo che mi ha tormentato stanotte ed eccomi qui a scriverne per esorcizzarla.
Aggiungiamoci una regia impeccabile, che passa del realismo della prima parte (camera a mano, fuori fuoco…) alla freddezza e ricercatezza della seconda parte (scenografie, inquadrature corrette…). Aggiungiamoci due attrici (nomi nel film: Anna e Lucie, altro indizio) che si sono prestate letteralmente anima e corpo al film. Aggiungiamoci quel divieto, giustissimo, ai 18 ben in vista su volantini e cassa del cinema, che non si vedeva dai tempi di…boh? Sommate tutto e avrete un film che NON consiglio a nessuno in particolare se non a chi, come me, si aggrappa disperatamente all’originalità del medesimo e alla sua analisi “tecnica” per sopportare quello che ha visto/saputo.
Concludo con la solita considerazione/critica pseudo-cine-patriottica: in Francia e Spagna continuano a sfornare i vari “Orphanage”, “Rec”, “Alta Tensione”…e noi “Imago Mortis” e Dario “basta!” Argento. Al quale, tra l’altro, è dedicato “Martyrs”. Quel “pour Dario Argento” alla fine dei titoli di coda mi ha proprio fatto l’effetto di una dedica post-mortem...“al compianto Dario Argento”. Perché è questo che è il cinema horror italiano da 20 anni: morto. Ma tutto il mondo continua ad ispirarsi al nostro glorioso passato. Che rabbia, eh?
“Martyrs” invece ci dà un movente che non è né folle né razionale né soprannaturale…è semplicemente IL movente. Ha a che fare con la Nostra Storia, ce l’abbiamo nel dna.
E quando a ¾ di film viene rivelato, il primo effetto è di un’insperata, seppur labile, euforia da tiraggio di fiato, una pausa dal cardiopalma di un’ora che abbiamo appena subito, chi coprendosi gli occhi, chi guardando un angolo in alto sopra lo schermo (io!), chi uscendo dalla sala (su 4 coppie in tutto presenti ieri sera alla visione, una se n’è andata subito dopo il prologo…pesante, ok, ma ancora molto digeribile. Chissà cosa li ha convinti a comprare il biglietto: figata, l’ennesimo the ring?!). Perché quando sai, tiri il fiato. Come dire: bè, in fondo c'è un perchè. Il problema è che qui era preferibile non sapere. Forse così sarei riuscito a guardare dritta negli occhi l’ultima immagine (l’unica per la quale, confesso, ho dovuto chiuderli): niente di shockante né di peggio rispetto a tutto ciò che avevo visto durante il film, ma sta tutto in quella fottutissima idea di fondo che mi ha tormentato stanotte ed eccomi qui a scriverne per esorcizzarla.
Aggiungiamoci una regia impeccabile, che passa del realismo della prima parte (camera a mano, fuori fuoco…) alla freddezza e ricercatezza della seconda parte (scenografie, inquadrature corrette…). Aggiungiamoci due attrici (nomi nel film: Anna e Lucie, altro indizio) che si sono prestate letteralmente anima e corpo al film. Aggiungiamoci quel divieto, giustissimo, ai 18 ben in vista su volantini e cassa del cinema, che non si vedeva dai tempi di…boh? Sommate tutto e avrete un film che NON consiglio a nessuno in particolare se non a chi, come me, si aggrappa disperatamente all’originalità del medesimo e alla sua analisi “tecnica” per sopportare quello che ha visto/saputo.
Concludo con la solita considerazione/critica pseudo-cine-patriottica: in Francia e Spagna continuano a sfornare i vari “Orphanage”, “Rec”, “Alta Tensione”…e noi “Imago Mortis” e Dario “basta!” Argento. Al quale, tra l’altro, è dedicato “Martyrs”. Quel “pour Dario Argento” alla fine dei titoli di coda mi ha proprio fatto l’effetto di una dedica post-mortem...“al compianto Dario Argento”. Perché è questo che è il cinema horror italiano da 20 anni: morto. Ma tutto il mondo continua ad ispirarsi al nostro glorioso passato. Che rabbia, eh?
24 commenti:
Non so se hai letto la mia, di rece...
A: de gustibus!
Of course, ma mi chiedevo se i punti deboli che avevo trovato io (fondamentalmente gli enormi buchi di logica e la caratterizzazione non realistica) li avevi riscontrati anche tu o no. Poi è ovvio che se li hai notati, gli elementi che hai apprezzato sono stati più di quelli negativi, ma mi incuriosiva lo stesso.
A: la mia telgraficità derivava dal fatto che sia io che te abbiamo espresso i nostri, opposti, giudizi in maniera così chiara nei rispettivi blog che invito gli eventuai curiosi a leggersi anche la tua esaurientissima rece.
SPOILER
fondamentalmente ribadisco l'aspetto che mi è più piaciuto di Martyrs: il concetto, così cattolico e malsano, di martirio portato all'estremo, all'estasi, alla visione dell'aldilà. una ricerca quasi scientifica da parte dei carnefici e una passività(molto molto cattolica) da parte delle vittime. è la nostra Storia, da 2mila anni a questa parte: i martiri come testimoni della Fede, il supplizio fisico come espiazione. non a caso entrambe le protagoniste hanno dentro di sè un forte senso di colpa: la prima per non aver aiutato in passato la sua compagna di sventure (a proposito, il "mostro" della prima parte era chiaro che era una presenza, ok, ma non c'era modo dalla sceneggiatura di pensare che fosse riferita proprio a quello...io avevo ipotizzato una sua aler-ego perversa, frutto delle torture subite, il classico demonietto sulla spalla che ti fa compiere le cattive azioni) e la seconda per non aver creduto alla sua amica riguardo l'effettiva vendetta sui suoi carnefici. questo senso di colpa è alla base del martirio, e infatti proprio quest'ultima riesce a superare tutte le "prove" e diventare, a tutti gli effetti, una martire. perchè lei non solo accetta passivamente tutti i supplizi ma ne diventa consapevole e si fa forza di questo (i martiri, nè più nè meno).
ribadisco poi un'ultima cosa, sempre riguardo la scen: ho trovato a dir poco geniale la distruzione del climax, ossia la vendetta consumata subito all'inizio contro gente che io, sinceramente, fino all'ultimo non ho voluto credere essere davvero i carnefici. e anche se l'avessi accettato subito, non ho avuto tempo di odiarli perchè non li ho mai visti e non so cosa hanno fatto esattamente alla tipa e perchè (e torniamo al concetto di martirio, che mi ha davvero affascinato e spiazzato). 'sta cosa è bastardissima, è come ricevere in regalo uno scooter dai genitori quando sei troppo piccolo per guidarlo per vederselo poi rubare anni dopo quando finalmente puoi usarlo!
Ah, ma comunque analisi così contrastanti dello stesso oggetto sono molto interessanti.
Grazie mille.
A: decisamente! ad avercene di film che creano dibattito...
provvedero' nella visione....
Facendo un sommario slalom tra gli spoiler, devo dire che questo tuo post ha rafforzato il mio desiderio di vedere questo film. Merito anche della recensione di FilmTv, certo, ma sono rimasto colpito anche dal fatto che questa volta conoscevo tutti i riferimenti da te citati (compresi i "Guinea Pigs", dei quali mi occupai brevemente mentre scrivevo una tesi -pensa un pò- sui fenomeni di devianza giovanile in Giappone...).
In effetti mi mancano ancora "Alta Tensione" e “Imago Mortis", ma non credo li recupererò a breve.
Ah, e complimenti per l'etichetta all'americana di Dario Argento con soprannome in mezzo ;)
moz: se ti conosco un pò credo che apprezzerai, satanasso.
giangi"i love tokyo"doe: nella tua tesi sulla devianza giapponese (che figata, tra l'altro) hai detto che Charlie"tordo"Sheen portò all'attenzione dell'FBI il primo Guinea Pig (tipa legata a una sedia pestata/torturata) credendolo un vero snuff? ah già, ma questa è devianza americana...
"Alta Tensione" prima o poi recuperalo (mi pare che tu abbia sky: sappi che l'ho notato in programmazione di recente su GTX per la serie "il filmazzo"... totalmente a sproposito, ma vabbè).
"Imago Mortis" invece saltalo a piè pari. e con questo suggerimento è come se ti avessi fatto un regalo.
da quando è morto fulci siamo come una putrida zattera in mezzo al mare...
mi sono fermato al Saw definito "originale" e "sapiente". Saw è una porcata scopiazzata da seven (il mutilati o muori è alla base delle torture del killer) e con un finale talmente campato per aria che uno spettatore con un minimo di pelo sullo stomaco dovrebbe sentirsi perlomeno offeso. Perchè se se in un primo istante stupisce sapere che il cadavere era in realtà il carnefice, basta poco per rendersi conto che è talmente irrealistico che non puoi non sentirti insultato.
Ciao Alex--
sono Andrea Cavaletto. Ci siamo conosciuti a Napoli Comicon, ricordi (eravamo da Scoppetta)?
Dopo la nostra breve chiacchierata a carattere cinematografico sono andato a curiosare sul tuo blog e nn ho potuto fare a meno di notare che abbiamo un sacco di interessi in comune, così ti ho messo tra i miei amici sul mio sito. Ti andrebbe di fare altrettanto? Così ci teniamo + in contatto, se ti va!
Grazie!
Ah, il sito è:
www.andreacavaletto.com
OF COURSE!
Grande Alex, condivido...
Ho aggiornato da poco il sito...
e accetto qualsiasi critica!!!
:-) ti aspetto.
greg: più o meno sì...
rae: in Seven John Doe uccideva le sue vittime in quanto perfetti "esemplari" dei 7 peccati capitali, per i quali appunto si merita la morte (e tra la vittime il killer metteva alla fine anche se stesso: l'invidia).
in Saw, invece, l'Enigmista mette alla prova le sue vittime, che a differenza di lui non sono malati terminali, sono fortunati, eppure sprecano la vita con droghe, alcool, ecc... non una punizione insindacabile, quindi, ma un tentativo (perverso) di redimerli.
andrea: linkato! complimenti, davvero.
flo: fatto!
E parlando di cinema, non posso non spammare un filino il mio ultimo post: sono troppo curioso di sapere se conosci (e apprezzi) il fenomeno di cui parlo...
Grazie Alex--
xò ti prego, almeno tu, mettimi il cognome giusto:
CAVALETTO con una sola "L"
E' una lotta che sto portando avanti da anni, anche se ormai credo siano uscite pubblicazioni mie + col cognome sbagliato che corretto, quindi, pensandola un po' alla Borges, mi sa che alla fine CAVALLETTO sarà il mio cognome giusto...
:)
però correggi ugualmente, va!
a presto!
dario argento non esiste. lo hanno rapito gli alieni e ci hanno lasciato al suo posto uno con meno talento di Ed Wood e la maschera del vero dario. e gli attori dei film del falso dario sono delle sagome di cartone.
Defnire horror Seven... mmmm... Saw non è niente male, ha dato un po' una scossa al genere ultimamente, genere che non ho film di livello dai tempi del primo nightmare secondo me...
ma questo Martyrs mi sa che va visto!
si, lo son che saw e seven son diversi, li ho visti entrambi (purtroppo aggiungo nel caso di saw).
quello che fanno in saw è espandere un concetto secondario di seven trasformando il tutto in un baraccone pornografico privo delle finezze psicologiche del film di Fincher. Personaggi patti, situazioni prive di pathos, saw è un impalcatura che permetta allo spettatore di vedere cosa si inventa ogni volta il killer senza sentirsi un guardone. Che mi potrebbe pure stare bene, non fosse che è fatto male. il mirabolante colpo di scena finale è privo di alcun senso (il tizio non respira? come fa a contrarre il braccio per dare la scossa al tizio?). I seguiti non mi sono premurato di vederli che sono ancora incazzato per il tempo buttato.
ma è meglio final destination, a questo punto.
andrea CAVALETTO: pardon! corretto.
@tutti: rispondo quando torno da Paris!
GRAZIE!!!!!
Adesso possiamo essere DAVVERO amici!
:)
eheheh rae, saw ti ha fatto incazzare quanto ha fatto incazzare me terminator salvation hihihih capisco capisco (e de gustibus aggiungo! :))
si ammetto che per me attaccare Saw è una specie di disturbo ossessivo compulsivo.
giro per i forum e i blog e quando leggo qualcuno parlare bene di saw mi partono i 5 minuti
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