lunedì 29 dicembre 2008

STRENNE


TRAUMA CENTER – NEW BLOOD per Nintendo Wii.
Questo bell’aggeggio bianco e verticale continua a stupirmi e si ri-conferma la consolle alternativa per eccellenza. Contro l’irraggiungibile grafica di PS3 e Xbox 360, Nintendo ha risposto con la straordinaria (per quasi tutti i giochi) giocabilità dei suoi controller di movimento virtuale, rendendo così semplice e immediata l’esperienza videoludica anche in individui storicamente videoclasti come mia moglie.
Secondo capitolo dell’allegro chirurgo virtuale, “New Blood” ha una modalità equipe eccezionale: si gioca SEMPRE in perfetta ed equilibrata co-op (no split-screen ma schermo intero condiviso) e ognuno dispone dei medesimi strumenti e possibilità di interazione dell’altro. In termini un po’ meno tecnici: operi dei pazienti da solo o in due. In questo gioco infatti vesti i panni di un chirurgo che deve risolvere i più svariati problemi dei più svariati malati tagliando toraci, cucendo ferite, asportando schegge, aspirando emorragie, cauterizzando metastasi col laser, scoprendo tumori col sonar, disinfettando, defibrillando, massaggiando cuori in collasso cardiaco, ricomponendo frammenti di ossa, eccetera! E tutto ciò non sarebbe decisamente lo stesso col vecchio, statico, joypad. Qui quando tagli devi avere la mano davvero ferma…
La vera goduria di giocarci in due è che potendo compiere appunto le stesse azioni con gli stessi strumenti, ci si può coordinare in modo che uno esegua ciò che gli riesce meglio per preparare il terreno all’altro, e così via in una catena di montaggio sempre più veloce e precisa. Perché la vita di quelle persone è nelle tue mani, cribbio! Davvero, quando ti ritrovi a dire al tuo partner “disinfetta che io taglio, attento ai battiti, puntura, aspira…” il soggiorno di casa si trasforma in una vera sala operatoria. Che detta così non è un’immagine molto natalizia. Soprattutto quando ti muore tra le mani una bambina. Ma siamo chirurghi, abbiamo le spalle larghe.

I SEGRETI EROTICI DEI GRANDI CHEF di Irvine Welsh.
Non l’ho ancora finito, ma devo ammettere che l’ultimo romanzo dell’autore di Trainspotting, dopo una parziale delusione iniziale, è decollato e sta proseguendo alla grande. Merito di una svolta narrativa tanto surreale quanto efficace e, nello stile diretto e slangato di Welsh, credibile: (spoiler) nonostante i ripetuti eccessi il simpatico alcolista, donnaiolo, godereccio Danny Skinner scopre di essere sempre più in forma…perché a subirne le conseguenze fisiche è il suo sfigatissmo collega dell’ufficio igiene di Edimburgo Brian Kibby, vergine, astemio, timorato di dio e ben presto sull’orlo della morte. Tutto l’incantevole sadismo di Welsh che non ho trovato nelle prime 200 pagine esplode in particolare quando Danny, preoccupato che la morte di Brian ponga fine alla sua fortunata condizione o possa addirittura ritorcersigli contro, decide di prendersi delle salutari pause dai suoi mix di alcool-droga-sesso per tenere in vita lo sfigato (fine spoiler). Una trovata che viene appunto a galla quasi a metà storia ma in realtà sapientemente, e subliminalmente, preparata da tot capitoli precedenti. Non credo che troverò una spiegazione razionale nel finale, ma non importa. Come non importa se Danny scoprirà finalmente chi è suo padre, tra i vari chef di fama mondiale che ha preso in esame e ha preso di mira (plot o sub-plot, tra l’altro? chissene!).
Trattasi insomma di tomone da 400 e passa pagine (che negli States è uscito come “racconto” in un’antologia di scrittori vari…) dove i topos dello scrittore scozzese ci sono tutti, a cominciare dalla location edimburghese (stavolta però condivisa, brevemente, con la California), passando per i dialoghi squisitamente sgrammaticati e realistici e gli improvvisi e schizzati cambi di persona nella narrazione, fino alle dipendenze ossessive-(auto)distruttive (qui, su tutte, l’alcool) e alla cattiveria estremizzata, eppure così umana, del protagonista. Preferisco, comunque, il ritmo e la sinteticità dei (veri) racconti di “Ecstasy”.
UPLOAD: Finito. Bello. Da leggere, davvero, fino all'ultima pagina.

CHINESE DEMOCRACY di Axl Rose.
Il primo disco di Axl solista è, con mia somma sorpresa, semi-buono. Nel senso che trovo godibile la prima metà (ma proprio letteralmente, cioè fino “Catcher in the Rye” compresa) e piuttosto anonima la seconda. La title-track, ossia il singolo apripista che da un paio di mesi passa in radio, mi è sempre parsa un po’ piattina. La prima volta che lo speaker di virgin radio ne annunciò titolo e autore a fine brano, mi voltai incredulo verso la mia radio: ah, è il nuovo dei Guns? Ora che ho il disco, ammetto che apre abbastanza bene le danze. Ma rimane un pezzo non memorabile. Il secondo singolo radiofonico (terza track del disco) invece mi piacque assai e confermo: la sincopata “Better” dalla strofa malinconica e il ritornello energico, un bella via di mezzo tra la semi-ballad elettrica e l’hard-rock potente. “Street of Dreams” inizia come una ballad di Ozzy anni ’90, poi l’inconfondibile falsetto stridulo di Axl la ricolloca al giusto posto, per poi continuare come una ballad di Ozzy ’90…e quindi mi piace. “If the World” è una ballad, punto. È dura ammetterlo (chissà poi perché) ma certi tappeti d’archi synth un po’ stucchevoli (direttamente da “Use your Illusion”) e la melodia vocale trascinata e acuta di Axl qui sono piuttosto accattivanti. “There was a Time”, mid-tempo in crescendo: un po’ pomposo, di nuovo, il tappeto sinfonico ma, di nuovo, non mi dispiace. “Catcher in the Rye”, infine, risveglia il ricchione che è in te: una semi-ballad (ancora) energica, un po’ ingenua (soprattutto i cori) ma dalla melodia trascinante stile “dai, ce la faremo, sì, noi ce la faremo!” (NB: no, i testi non li ho ancora cagati, mi limito alle impressioni musicali). La seconda parte non mi piace. Forse devo ancora farci l’orecchio, ma non credo: il disco ha già subito un po’ di ascolti da parte mia e queste altre sette tracks non hanno l’immediatezza delle prime. Di nuovo, semi-ballad e ballad (terrificante l’ultima, “Prostitute”) più qualche pezzo di hard-rock moderno tirato e ben suonato ma troppo anonimo. Melodie, soprattutto vocali, interessanti in generale ma che sostanzialmente non lasciano il segno. Alcune davvero stomachevoli, tra l’altro. Della prima parte che mi piace ho dimenticato la track 2, “Shackler’s Revenge”, di cui apprezzo le stesse caratteristiche che invece mi rendono indigesti alcuni brani della seconda parte: hard-rock dall’arrangiamento complesso (troppe sovra-incisioni, troppi campionamenti), quasi progressive metal soprattutto nelle parti di chitarra. Lo apprezzo su un pezzo, non su cinque. Soli di chitarra virtuosissimi, ok, ma manca stile e compattezza, che è il problema generale di ‘sto disco: Axl si è preso tutto il tempo che voleva per stripparsi in arrangiamenti troppo costruiti, troppo ri-pensati, e in un songwriting che doveva a tutti i costi essere originale, e poi ha fatto eseguire il tutto da uno stuolo di ottimi tournisti, che però non si sono nemmeno incontrati in studio. Infatti strumentalmente è ineccepibile (e ci mancherebbe) ma manca di cuore.
Stesso problema, ma per motivi diversi, dell’ultimo Metallica: il copia&incolla dei loro gloriosi anni ’80 ha prodotto solo sterilità. L’unico Grande Ritorno Rock del 2008 che non mi ha deluso rimane “Black Ice” degli AC/DC, che continuano a rifare lo stesso album da 28 anni (il periodo Bon Scott non si tocca) ma, un po’ per simpatica coerenza, un po’ per autentico, sano e indiscusso groove blues-rock, continuano a farmi muovere testa e piede quando li metto nello stereo.
Degli storici Guns n’Roses, Axl a parte, su “Chinese Democracy” non c’è nessuno. Dei nuovi Guns c’è il tastierista Dizzy Reed. Per storici intendo il quintetto che nel ’87 partorì quella pietra miliare dell’hard-rock statunitense che risponde al titolo di “Appetite for Destruction” e nel ’88 (ri)pubblicò il semi-live/semi-acustico “Lies”, una raccolta di cover e non, imperdibile. Per nuovi intendo il sestetto che pubblicò nel ’91 il doppio così-così “Use your Illusion” e nel ’93 il più apprezzabile album di cover punk “The Spaghetti Incident?” (ma già il grande Izzy Stradlin li aveva mollati).

MADAGASCAR 2 della DreamWorks.
La sceneggiatura di Ethan Cohen, omonimo di uno dei fratelli più eccellenti della storia del cinema, conferma l’assioma vincente dei film d’animazione post-Toy Story: animazione digitale stra-figa + storia ben costruita = successo. Pixar docet. Che dire? Trascinato al cinema la sera del 25 dai fichissimi cugini di Sarah, entro carico di malumore perché nessuno ha accettato la mia proposta “The Spirit” (che non ho ancora visto me ne sto leggendo gran male). Per carità, il primo Madascar mi era piaciuto, però cacchio, dal trailer avevo dedotto che qui si canta e balla di brutto…ma il malumore passa subito con un sorprendente prologo sulle origini di Alex il leone. E poi via con la girandola di colori e gags sostenuta, appunto, da una trama non banale: (spoiler) gli animali dello zoo di N.Y. finiti in Madagascar ora tentano di ritornare a casa a bordo di un aeroplano sgangherato guidato da quattro pinguini (le vere star del film) ma finiscono nel cuore dell’Africa, in piena savana, a contatto con le loro radici, in particolare Alex che incontra i suoi genitori e viene accolto da tutti come il nuovo re leone (o leone alfa, che dir si voglia). Ma Alex è un perfetto ballerino, non un feroce guerriero come esige il folklore locale, e viene così bandito dal branco. Vi farà trionfale ritorno solo quando risolverà, insieme all’inseparabile zebra, il problema della siccità provocata da un gruppo di turisti newyorkesi persisi durante un safari (a causa dei geniali pinguinazzi) ma tosto riorganizzatisi per la sopravvivenza grazie alla guida della tostissima e indistruttibile vecchina scout, già conosciuta nel primo capitolo (fine spoiler). Gag davvero divertenti e quasi mai fini a sé stesse, ritmo narrativo che va di pari passo a quello musical-canoro (fortunatamente mai prevaricante) e, finalmente, un chiaro e inequivocabile messaggio pro-diversità ai bimbi mangia-popcorn di tutto il mondo: un ippopotamo può benissimo fidanzarsi con una giraffa, a differenza degli orchi che per farsi le umane devono prima aspettare che si tramutino in esseri verdi e deformi come loro (…)

NATHAN NEVER N°211 “Il mostro nell’ombra” di Rigamonti/De Angelis.
Esordio in casa Bonelli dell’amico e collega sceneggiatore Davide Rigamonti, per i blogger Dave R., per gli amici Violent Dave. E di violenza infatti si parla in questo giallo dalle tinte forti in cui l’agente alfa è, nientepopodimeno, sulle tracce di un serial-killer freak che rapisce e criògena arrapanti ragazze. Sì, avete letto bene: è la serie Nathan Never. È per questo che ho goduto. Una trama semplice, non per povertà di contenuti ma per fluidità di racconto, una detection nel senso più classico del termine, col suo bel prologone con vittima e modus-operandi del killer-che-non-vediamo-in-faccia, ma ben trapiantato nel futuro piovoso e tecnologico di Nathan con pochi, azzeccati, dettagli di sceneggiatura (il programmino di Sigmund che ricostruisce virtualmente gli ambienti e poi, bè, la criogenesi). Una storia che si lascia leggere d’un fiato. E con un buon colpo di scena finale, forse intuibile dai più smaliziati slasher-fan ma non altrettanto per tutti gli altri. Violent Dave corre dritto per la sua strada e non si ferma (un altro suo Nathan è previsto per il 2009) e De Angelis…è De Angelis, cazzo!

PORTAFOGLIO di pitone.
Come animalista sono indignato, come rockstar maledetta sono appagato. Ho subito traslocato (con indignazione) tutti i miei documenti e i 4 soldi che mi rimangono nell’accogliente ventre squamato di questo bel portafoglione panciuto. Ogni volta che tiro fuori gli spicci per pagare un caffè mi sento un po’ Mr. Crocodile Dundee.

RICORDANDO L’APOCALISSE di Kurt Vonnegut.
Raccolta postuma di dodici testi inediti dell’autore de “Le Sirene di Titano” e “Mattatoio n°5”, scelti dal figlio Mark. Non l’ho ancora iniziato ma il mio pre-giudizio è ottimo: capolavoro. Religione, Scienza, Tortura, Pena di Morte, Comunismo, Capitalismo, Guerra, Famiglia, Clima…Storico, Fantascienza, Dramma, Comico…insomma, il profondissimo caleidoscopio tematico e di generi dell’immortale Vonnegut, ancora una volta. Che ci ha lasciati l’aprile dell’anno scorso ma, come dicono i Tralfamadoriani, “in quel momento è in cattive condizioni, ma sta benissimo in un gran numero di altri momenti”. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Quindi io, nel futuro, ho già letto questo libro e l’ho trovato stupendo.
UPLOAD: Iniziato. Magnifico il testo del suo ultimo discorso in pubblico, che apre il libro. E poi guerra, Dresda, guerra e ancora guerra...

20 commenti:

Moleskina ha detto...

Madagascar merita di essere visto anche soltanto per i pinguini! The Spirit, invece, non lo includerei tra i miei film preferiti del 2008, ma non l'ho trovato nemmeno così pessimo come dicono tutti... Alberto si è rifatto gli occhi: il film è un tripudio di bellezze per tutti i gusti (furbino Frank Miller)!

Unknown ha detto...

moleskina: sì sì, dovrebbero fare un film solo coi pinguini!
The Spirit...mmm...anch'io ho scarlett johansonn come sogno erotico, ok, però è un pò pochino per andare al cinema. vedremo...

Anonimo ha detto...

A me Chinese è piaciuto un sacco, ma lo dico da profano della musica.
Appunto da super-mega-nerd:ma l'urlo iniziale, che ti fa immaginare che lui esca da un involucro di macerie e letame dopo 3 lustri, non è emozionantissimo???
Cordialmente,

eMa

Unknown ha detto...

eMa: ehm...no.
macerie e letame? proprio Axl, una delle rock-star più ricche del mondo?! John Frusciante quando mollò i RHCP all'apice del successo finì a vivere, letteralmente, in una discarica sputtanandosi tutto in eroina, povera bestia. Axl è solo una checca isterica.

ossequi!

il.Benci ha detto...

il film solo con i pinguini esiste già:
un corto natalizio da 10 minuti fatto per qualche natale fa...

Anonimo ha detto...

Se non sei una checca isterica che rockstar sei???...
eMa

Dave R. ha detto...

Uella! Mi fa piacere che il Nat ti abbia "fatto godere" (beh, almeno un pochino)! Grazie per la rece e scusa se mi faccio vivo solo ora... ci credi che la cumpa telefonica per antonomasia mi ha lasciato senza linea per oltre una settimana?

Unknown ha detto...

benci: eh, ma io voglio un colossal di 3 ore coi pinguini... ottima segnalazione, comunque!

eMa: eeeecco perchè non sono una rockstar...

dave: davvero, mi è proprio piaciuto. soprattutto quando in vign.5 pag.79 Branko dice "quell'uomo non passa inosservato"! ehehehe...

Giangidoe ha detto...

Bene, un prolifico Natale, allora!
Anche io ho adorato Madagascar 2, e il tocco del Coen secondo me si sente molto (penso alle battute "politiche" dei lemuri e alle situazioni più grottesche).
Se riesco, integro anche il Nathan Never, che rileggerlo è sempre un piacere.

PS: vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda: anch'io avevo "festeggiato" il Natale con quella foto di Babbo Bastardo.
E anche con un video ben poco natalizio, se è per questo...
;)

Anonimo ha detto...

ma lascia stare, se mi citi ciò non sai nulla di musica, piuttosto fammi qualche esmepio più duretto, dai,suvvia potrei passarti solo i primi 2 lp,ma il resto è puro mainstream

Anonimo ha detto...

ci sono tutti i protagonisti del nostro Natale... che nonostante parenti-serpenti ( vedi portafoglio pitonato ) è stato, come sempre, un buon Natale al tuo fianco...
Ti saluto augurandoCI un 2009 specialissimo, pieno di fortuna, di occasioni, ma soprattutto di amore...ehehehe !
a stasera, quando ci troveremo fianco a fianco al tavolo per rimpinzarci...
Ciao !
Sarina

Enrico Teodorani ha detto...

Buon Anno!

Anonimo ha detto...

Buone recensioni, bel post di fine anno.. ma trovo molto adorabile l'immagine di babbo bastardo, si abbina molto alle mie vacanze natalizie.. Suggerimento per il prossimo post: recensione di The spirit... io vado a vederlo stasera, e spero non mi deluda...
Auguri di un buon 2009!
Elena

Adriano Smaldone ha detto...

Buon 2009!!!

Unknown ha detto...

BUON ANNO A TUTTI!

Susanna Raule ha detto...

E così mi hai fatto venir voglia di comprare l'ultimo Welsh, cosa che avevo escluso a priori.
Ma porc!
Non è che nel frattempo ci hai ripensato, eh?

Unknown ha detto...

sraule: dipende. se l'avevi escluso perchè non ti piace (più) lo stile Welsh ok, evita. se no vale la pena, pur non essendo il top. ripeto, la prima parte (e son 200 pagine) è un pò sfiancante ma poi decolla.

Susanna Raule ha detto...

Ecco, sono alla prima parte. Ti fischiano le orecchie? :)
In realtà per il momento è abbastanza buona anche la prima parte. Certo, non è il "vecchio" Welsh, ma tanto a quello ci avevo rinunciato già da un po'.
Quindi: grazie Alex!

Unknown ha detto...

sraule: e Vonnegut lo conosci?

Unknown ha detto...

ciao ALex, ogni tanto passo di qua... e stasera ho scoperto che hai letto Welsh... anche io! Anche io all'inizio ho faticato, ma poi ho chiuso la quarta di copertina soddisfatta! Soprattutto per la bellissima cover e retro!!
;)
Vonnegut mi ispira... chissà, magari dopo "la storia infinita" posso provare!!!
Ciao

Clara