martedì 18 novembre 2008

THE ORPHANAGE: giochiamo!

Niente, la scuola horror spagnola batte il resto del mondo 1-0.

Non solo per film medi (Fragile), buoni (Tesis, Labirinto del Fauno, Orphanage) e ottimi (The Others, Rec) accanto a discrete cagate, per quanto mi riguarda, degli stessi registi e produttori (Nameless, Semana Santa, La Spina del Diavolo…), ma anche e soprattutto perché di Scuola si tratta. Per stile, tematiche, tecnica.

Gli spagnoli sono bravi, hanno storie da raccontare, hanno fatto loro un genere ormai morto e sepolto in più parti del mondo. E lo fanno qui e ora, senza remake né nostalgie del passato (no, non sono mai stato un fan dell’horror/erotic-horror spagnolo ’70-’80 dei vari Jess Franco, Amando De Ossorio, eccetera).

L’horror orientale mi annoia da tempo, non mi spaventa, anzi mi infastidisce molto il volume a palla ogni volta che appare un baby-fantasma (che è un po’ come far esplodere un sacchetto gonfio d’aria vicino all’orecchio: alla terza volta che lo fai ti picchio, mentre al terzo film non vado più al cinema) e da anni è vittima della sua stessa sovrapproduzione...a quando i remake orientali dei remake americani degli originali orientali?
Il new horror francese mi piace ma quasi esclusivamente per lo stile (Aja su tutti, che poi l’hanno comprato gli americani, che poi è la fine che stanno facendo anche gli altri).
L’horror americano, salvo rare felici eccezioni (Rob Zombie e pochi altri), si basa ormai da anni su remake di film orientali (…), remake di horror storici di casa loro (Amityville, Omen, Halloween…) oppure prendono i faccioni patinati del momento, meglio se sexy come Jessica Alba o Halle Berry, e li ficcano in film inconsistenti che vai a vedere solo per faccioni e corpaccioni.
L’horror italiano...bè, non tornerà più come la stagione dell’amore di Battiato.

La scuola spagnola invece è forte e competitiva, perché sì alcuni registi vengono risucchiati da Hollywood (Guillermo Del Toro coi suoi Hellboy, blockbuster-horror per famiglie) ma molti continuano a lavorare, o lavorano anche, in patria (Del Toro stesso per The Orphanage stesso, qui in veste di produttore e talent scout).
Cosa significa? Significa che in Spagna si producono e girano horror validi e di successo, che girano il mondo, e alimentano così una bella factory nazionale che permette sia ad autori affermati che esordienti di lavorare.
Se in Italia vuoi fare il regista e uscire nelle sale ti tocca trattare temi esplicitamente sociali o mettere la parola “amore” nel titolo, altrimenti addio.

Sia chiaro: in Italia abbiamo grandissimi registi e talenti, che io adoro, ma in questo post parlo squisitamente di horror. Gli ultimi due film de paura italiani che ho visto son stati Ghost Son di Lamberto Bava (brutto a 360°) e Il Nascondiglio di Pupi Avanti (l’ho apprezzato per idea e atmosfera, ma a Casa le Finestre se la Ridono in modo imbarazzante. Anche per questa battuta).

C’è una cosa, però. L’horror ha spesso due livelli di lettura: Paura e Messaggio.
Spesso e volentieri questi due livelli sono inscindibili, a volte invece c’è solo il terrore fine a sé stesso (Rec ne è l’esempio recente più lampante). Il bello dell’horror è che i suoi fruitori lo apprezzano indistintamente sia in un caso che nell’altro. Provate invece a togliere il messaggio da un film di Muccino…fa cagare comunque, ok, ma gli americani non l’avrebbero mai assunto per fare altre cagate come La ricerca della felicità (sono questi i registi che ci comprano, ma forse è meglio, così ce li leviamo dalle palle).

Comunque sia: perché in Italia per parlare di disagio e diversità infantile ci vuole la faccia di Kim Rossi Stuart in un film impegnatissimo (e bellissimo) come Le Chiavi di Casa del pluri-premiato Gianni Amelio, mentre in Spagna si possono trattare gli STESSI temi ma attraverso un horror ben fatto, tesissimo, che sta incassando in tutto il mondo e per giunta di un esordiente? Perché non siamo (più) capaci di farlo anche noi?

THE ORPHANAGE di Juan Antonio Bayona (il talento scoperto da Del Toro, come si diceva sopra) è appunto un buon horror sotto entrambi i livelli di lettura. E' uno dei rari esempi in cui il Come va a braccetto col Cosa: racconta bene una storia (di paura) abbastanza originale.

Situazioni e atmosfere sono state viste e metabolizzate mille volte (orfanotrofio abbandonato, tragedia del passato che ritorna, presenze infantili inquietanti) ma qui rigurgitate e gestite in maniera impeccabile. C’è della gran maniera, certo. Il genere horror conta ormai quasi solo sul Come (ho già nominato il termine “remake”?...). Ma l’originalità di questo film sta nel Messaggio e nella sua Struttura Narrativa, così intrinsecamente inscindibili da formare un unico, interessante, Cosa. The Orphanage è un “horror con bimbi” costruito attorno a ciò che di più vicino e caratteristico hanno i bimbi: il GIOCO. Da qui la Paura, da qui il Messaggio.

SPOILER.
In questo senso il prologo è una dichiarazione d’intenti. La protagonista, da bambina, gioca a 1,2,3 stella nel parco dell’orfanotrofio con gli altri bimbi, cioè conta fino a 3 rivolta a un albero e poi si volta: chi coglie muoversi perde. Il tutto a camera ferma, inquadratura unica, i bimbi entrano in campo man mano, senza che lei riesca a coglierli mentre si muovono…e infatti raggiungono e toccano l’albero e lei perde.
Struttura: i bambini giocano, non conoscono altro modo per esprimersi e comunicare tra loro e col mondo esterno.
Messaggio: gli adulti non li ascoltano e non danno peso alle loro stupide fantasie, soprattutto se si tratta di bambini con problemi fisici e psicologici.
Detta così non sembra la trama di un film social/impegnato italiano?

E invece no: bimbo deforme, maschere, insopportabili angoli bui, scalinate che scricchiolano, inquietanti presenze, macabri segreti…e il pubblico in sala rimane ammutolito fino alla fine, saltando sulla poltrona di tanto in tanto ma non sempre (altrimenti: noia giapponese). Questo significa tenere alta l’attenzione dello spettatore. Che in quelle condizioni, pensa un po’, può anche recepire più forte e chiaro il messaggio dell’autore. Oppure non gliene frega niente e se la spassa lo stesso. Questo è il bello dell’horror.

E così la sventurata protagonista, l’orfanella del prologo ora madre adottiva a sua volta di un orfanello, per giunta affetto da aids e amici immaginari (!), deve ritrovare il suo piccolo sparito kafkianamente dopo mezz’ora di film, dopo cioè che ci siamo affezionati a entrambi e al loro rapporto fatto di gioie e incomprensioni, e pensiamo che il film vada da tutt’altra parte, tipo “vedo la gente morta” e alla fine il bambino strano risolve tutto. La madre come ritroverà suo figlio? Giocando a 1,2,3 stella, nascondino e caccia al tesoro, no? Lo spettatore smaliziato lo capisce abbastanza presto, lo spettatore medio lo capisce insieme alla protagonista. Dovrebbe essere sempre così un buon horror, e infatti questo lo è. Dovrei dire che il regista gioca coi cliché del genere, ma visto che è una frase abusata dico: Bayona fa letteralmente giocare i personaggi del suo film e di conseguenza gioca con noi e i nostri nervi. Ecco.
FINE SPOILER.

Che tu abbia letto o no lo spoiler, ti dico che questo è un film intelligente perché fa suoi i meccanismi della suspense e del terrore e allo stesso tempo tocca corde piuttosto profonde. Per questo la paura, qui, è del tipo "pesante": perché sotto la superficie fatta di scricchiolii inquietanti e maschere grottesche l’orrore è vero e credibile. Un horror fallisce quando crolla il patto narrativo con lo spettatore, quando cioè chi guarda non crede più a quello che gli viene mostrato e, di solito, ride invece di spaventarsi…brutto, eh?

La grande Geraldine Chaplin, qui nei panni di una medium, dice: “Non devi vedere per credere. Devi credere per vedere”.

E tutto ciò confezionato nella veste stra-collaudata e digeribilissima della moderna ghost-story. Come dire: il modello di vestito è sempre quello, ma t’ho fatto un taglio talmente su misura che non solo ci starai comodissimo ma ti sembrerà pure nuovo.

E c’è pure un occhio allo stile di ripresa più trendy degli ultimi anni, siore e siori, quello del finto reality, tutto concentrato (citato?) nella bella scena della medium: telecamere piazzate in tutte le stanze dell’orfanotrofio e la medium che va in trance e passeggia per la casa vedendo cosa successe 30 anni prima…lo vede solo lei, mentre noi vediamo attraverso i vari monitor solo le sue terrorizzate e terrorizzanti reazioni. Questo è ciò che io chiamo Raccontare.

QUASI-SPOILER. Il finale è perfetto, proprio perché lavora egregiamente sui due livelli di cui sopra. È tanto atroce e quasi insostenibile nella rivelazione del mistero che ha occupato 2/3 del film, quanto rassicurante nella sua morale (che in realtà ha occupato tutto il film). Impossibile? No. Andate a vederlo. E poi pensate a Kim Rossi Stuart.

Ripeto! Adoro i nostri grandi registi impegnati, sono loro che stanno (ri)lanciando il nostro cinema vincendo premi e facendo discutere molto, dicendo così a tutti, anche alla casalinga di Voghera, che non esiste solo Boldi che prende ceffoni in faccia e urla “bestia che dolore!”

Però, dai, perché non può formarsi un dignitoso mercato parallelo di sano e autentico genere italico? Perché ci è rimasta solo la Commedia? Perché mi devo aggrappare disperatamente a Romanzo Criminale di Placido (ottima anche la serie tv)?
Perché, insomma, non torniamo un po’ anche noi a giocare col cinema?

Cioè, si può riflettere anche cagandosi sotto (e così son sicuro di essere arrivato alla casalinga di Voghera).

26 commenti:

Josè ha detto...

Ottima recensione...a me però "La spina del Diavolo" non mi era così dispiaciuto...per lo meno visivamente.
Have a nice day!!!

Unknown ha detto...

josè! nella Spina non ho trovato il giusto equilibrio tra Paura e Messaggio che deve avere un buon horror, era troppo indeciso tra quanto spaventarti e quanto insegnarti (sulla guerra civile spagnola, nella fattispecie). equilibrio che Del Toro ha invece trovato nel Fauno.
abbi un simpatico giorno!

Officina Infernale ha detto...

...in italia l'horror e' diventato le fiction sui carabinieri e polizia...sui medici e pompieri...questo e' il nuovo horror italiano...da quanti anni e' che non esce un horror italiano al cinema?

Giangidoe ha detto...

Ho saltato lo spoiler è il quasi spoiler, e non posso che concordare con te sull'horror spagnolo.
Amenàbar, poi, è uno dei miei registi preferiti; e Il labirinto del fauno di Del Toro è stata una delle più belle visioni degli ultimi due anni.
Sul filone USA, però, non posso non prendere atto della potenza visiva ed orrorifica delle recenti saghe di HOSTEL e di SAW, gli horror americani recenti che sono riusciti davvero ad inquietarmi.

Unknown ha detto...

officina: e infatti.

giangidoe: Amenabar è anche il mio preferito, dal suo primo Tesis (il miglior film sugli snuff movie) fino a Mare Dentro, dimostrando che un ottimo regista può cimentarsi con più generi e tematiche.
su Hostel mah...violenza fine a se stessa in un film che non vorrebbe essere fine a se stesso...preferisco allora la violenza pura del primissimo Hopper o Raimi.
Saw: davvero belli i primi due poi mi ha stancato...l'eterno dilemma "seriale sì, seriale no"

Officina Infernale ha detto...

...la roba europea ha qualcosa in piu' rispetto agli standard "rassicuranti" ammerigani, noi abbiamo ancor a quel sadismo che loro hanno completamente perso salvo in qualche rara eccezzione vedi Saw di cui sono fan anche se il 4 non mi e'piaciuto granche', hostel una vera merda per il pompaggio che gli hanno fatt? sembra scary movie....
di americano fico diary of the dead mai distribuito qui...devo ancora cimentarmi sul nuovo filone francese tipo frontiers o calvaire..aja con mirrors ha dato proprio il culo al classico american remakismo jappo...clone di altri film con nave fantasma, albergo fantasma, casa fantasma etc. anche se cmq c'era qualche bella trovata...ma li si ferma...

KoTa ha detto...

Magari si riprendesse il cinema nostrano...ora è proprio periodo di giramento di co**ioni, visto che comincia a passare Boldi in tv col resto della sua cricca, con trailer che non fanno assolutamente ridere. Possibile che si creda ancora un comico? E soprattutto, possibile si creda un attore?

Manu ha detto...

recensioni sempre molto precise e interessanti!!
mi hai fatto venir voglia di vedere 'sto film!

io non ho amato molto "ReC", forse perchè l'ho visto sul computer? credo che questo genere di film si godano appieno sullo schermo di un cinema...ho apprezzato di più "cloverfield", ma non horror..

"la spina del diavolo" la "prova generale" per il labirinto del fauno, film che adoro.

gli horror giapponesi mi impauriscono molto..
perchè si, io faccio parte di quella categoria che ha PAURA di vedere i film di PAURA...e allora? sono forse meno maschio di voi?

Andrea ha detto...

I film italiani purtroppo sono troppo pilotati dalla politica.Se li finanziano i privati,invece, fanno solo le cagate natalizie. Il nuovo film di Argento, "Giallo",mi sembra già una cazzata. Niente da fare,o si fanno recitare attori credibili,registi e sceneggiatori motivati e capaci,oppure ce ne andiamo tutti a fare in culo ricordando con nostalgia i vari profondi rossi,i non si sevizia i paperini e soci e via discoreggiando...

Andrea ha detto...

Alex,concordo sul fatto che Tesis sia il miglior film dedicato agli snuff,inquietante e marcio al punto giusto.Io tifoa anche per 8mm con Nicolas Cage,ha dei passaggi eccellenti...e poi chi se lo scorda Dino Velvet?

Moleskina ha detto...

Già avevo voglia di vederlo prima di leggere questa recensione, adesso mi precipiterò al cinema!!! Comunque "La Spina del Diavolo" mi piacque molto, anche se poi sono stata letteralmente folgorata da "Il labirinto del Fauno", uno dei miei film preferiti in assoluto.

desmov ha detto...

visto.bellissimo finale, ma politically scorrect verso lo spettatore indagatore che si vede una stupida dissimulazione quando il bambino manda la madre nel cesso....

Mr.Atomico ha detto...

Del Toro e Plaza non mi piacciono molto, tutti gli altri si, anche se a luce alternata.
Si parla un gran bene anche dell'horror francese, ma al momento nulla di quello che ho visto mi ha fatto gridare al miracolo.
Speriamo soltanto che prima o poi torni il buon horror italiano, visto che quello vecchio ce lo imitano tutti!!!

Anonimo ha detto...

ma come?!
l'horror italiano è morto?
ragazzi ma siete impazziti tutti?
e vacanze di natale?

Unknown ha detto...

kota: Bombolo batte Boldi 100 a 1.

braccio: Rec va apprezzato soprattutto per l'atmosfera che genera una tensione insostenibile, mi rendo conto che sul monitor di un pc non è la stessa cosa che vederlo in una sala buia...a me ha spaventato tantissimo! il Fauno è bello, siamo tutti d'accordo. e no, tranquillo, non sei meno maschio di noi perchè ti spaventano i fantasmi giapponesi minorenni.

andrea: eeeh l'horror italico è morto, ma mi chiedo come mai non puntiamo almeno sul poliziesco/criminale che è altrettanto nella nostra tradizione e lo facciamo bene. perchè, ripeto, per UN Romanzo Criminale (film) dobbiamo sorbirci CENTO BoldiDeSica?
PS Tesis è il top!

moleskina: vadi a vederlo, vadi!

desmov: ehi bentornato su queste pagine virtuali! finale di Orphanage ottimo. non ho capito che scena intendi che non ti ha convinto...

perissi: l'horror francese è soprattutto di stile, Aja è un grande regista per fotografia,atmosfera,crudezza.
"Them" (non di Aja) era interessante anche dal punto di vista narrativo.

alfredo: l'hai detto.

desmov ha detto...

spoiler orphanage:

la scena in cui il bambino si maschera da testa di sacco e va a spingere la madre nel cesso,e gli chiude la mano mnella porta.

Dicono chiarament eche il giorno della festa nessuno ha visto un bambino mascherato in quel modo,
però alla fine la tesi dell'incidente(bellissima!),è sbandierata coem fosse la soluzione di tutto,eppure ci sono delle incongruenze poco oneste.

Manu ha detto...

ehy! ho trovato un gatto più grosso del tuo!!!!

http://paulfite.files.wordpress.com/2007/12/cat_munchkin.jpg

Dario Grillotti ha detto...

Nooo Alfredo, la volevo dire io quella cazzata! L'horror italiano è vivo e pompa a duemila, e si identifica con la coppia Boldi-DeSica!

Unknown ha detto...

Non avevo la minima idea che uscisse un film del genere, ma adesso che lo so e dopo la recensione devo andare assolutamente a vederlo.

Il Come e i Cosa italiani mi hanno stufato già da tempo ed i film italiani li evito come la peste. Purtroppo ho meno tempo di quello che vorrei poter dedicare ai film e sono costretto a fare selezione, e nell'horror come anche in altri generi l'offerta italiana non è competitiva.

Ritengo palese ormai che in Italia intrattenimento (in questo caso specifico paura) e riflessione non possano legarsi. E davvero non capisco perchè in altri paesi ci riescano e da noi no.

Vabbè, viva gli spagnoli!

Unknown ha detto...

desmov: (super-spoiler) da quel che ho capito ti riferisci alle solite incongruenze delle ghost-story: i fantasmi possono interagire con la realtà e viceversa? cioè: il bimbo mascherato (la scena è proprio quella della foto di questo post) chiude nel cesso la donna, ma se è un fantasma e nessuno lo vede tranne lei, come fa a compiere un gesto così concreto?
però la "spiegazione-incidente" regge di brutto ed è atroce nella sua veirtà: se la madre avesse ascoltato suo figlio che voleva mostrarle la casa-antro del bimbo freak, l'avrebbe seguito e non l'avrebbe accidentalmente chiuso là sotto provocandogli la morte...morale: non ascoltare i bimbi strani e vedi che fine gli fai fare, stronza!

braccio: il link non funziona, mi sa che l'hai scritto incompleto, o forse sborda da questo spazio che si mangia le ultime lettere...boh!

magoG: occhio, la suddetta coppia si è sciolta da un paio d'anni e così il cinepanettone...raddoppia!

Unknown ha detto...

ciao Watcher! è proprio così...il Genere in Italia è morto, Commedia a parte. ci restano grandi film e registi impegnati (Garrone, Sorrentino, Virzì...) che adoro, ma l'intrattenimento puro se n'è andato...

Unknown ha detto...

Letto tutto tranne lo spoiler. Mi trovo pienamente d'accordo on quello che scrivi sulla situazione horror mondiale.

MA! ha detto...

Alex, non per fare il fanatico ma l'horror orientale ha ancora tantissimo da dare. L'unico problema è che in Italia arriva solo il fondo del barile. I film più fichi, quelli che richiedono conoscenza della materia per la decodifica, rimangono inediti perchè non li capirebbe nessuno. Un esempio su tutti: Pulse (Kairo) di Kurosawa. Capolavoro assoluto, definito da tutti come un film inutile. Forse perchè per capirlo bisogna capire la mentalità nipponica. L'horror, come la commedia, sono i due generi più difficli da esportare perchè troppo radicati nella cultura che li partorisce. Se dopo per horror si intende splatter allora tutto il mondo è paese, ma provate a far vedere Calvaire (immenso, immenso, immenso) a un americano.

Unknown ha detto...

Claudio! Concordo che concordi.

MA: ti confesso che un pò ti aspettavo al varco...non mi metto a discutere con un esperto di cinema orientale come te, ci mancherebbe, ma un pò mi rinfranca sapere da te che da noi arriva il peggio. è dai tempi della scoperta di John Woo che è così...chi ha mai visto da noi il suo capolavoro Bullet in the Head? io ce l'ho in vhs sottotitolato in inglese, non credo esista una versione sottotitolata ita. non che The Killer sia brutto, anzi...
ma torniamo all'horror: per dire, il mio horror orientale preferito degli ultimi anni (arrivato da noi) è il tailandese Shutter, che ho apprezzato per la sua semplicità. ho detto un'eresia?
e non scomodiamo i bei tempi andati coi vari Hiruko the Goblin, Evil Dead Trap, Audition, ecc...se no non finiamo più. ma è vero, forse sono io che ho un pò mollato il colpo e non vado più oltre quello che passa il convento (le sale cinematografiche).
quando gestivo Bloodbuster era tutto più semplice...

MA! ha detto...

Non è che arriva soltanto il peggio, arrivano le cose più semplici. Quelle che possono essere fruite come un film di qualsiasi altra parte del mondo. Non c'è profondità, analisi. Cose che nel film di genere devono essere presenti come sono presenti nel cinema d'autore. E' il motivo per cui se volano nei polpettoni cinesi (però pseudo intellettuali) è poesia, se lo fanno nel wuxia di HK allora è trash. Non fa nulla se i primi derivano dai secondi e il fatto che se nei film di HK si vola è perchè ci lega alle discipline filosofiche orientali. Sarebbe troppa roba da vedere in un film dove ci ammazza di botte. Per il resto condivido tutto quello che hai scritto nel post, in Italia la cultura è ancora a gradini, serie A, B, C, ...

Per fortuna che abbiamo Sorrentino (il suo è cinema di puro genere, forma e narrazione. Le Conseguenze dell'amore pare un noir giapponese, altro che seghe da cinemino d'essai) e Soavi!

Mr.Atomico ha detto...

Them me lo sono perso, Aja mi piace... ma lo producono gli americani, si può davvero considerare francese il suo cinema?