“La ragazza del lago” è un film di Andrea Molaioli del 2006 che dimostra, ancora una volta, come i nostri registi sappiano affrontare ogni genere cinematografico e uscirne non a testa alta ma altissima.
Fantascienza a parte, non siamo secondi a nessuno (no, “Nirvana” di Salvatores non è un capolavoro).
Sergio Leone re-inventò un genere già trito e ritrito 40 anni fa, gli diede nuova linfa vitale, nuove regole, e fece scuola Nel Mondo. Lo chiamavano Spaghetti Western (e continuavano a chiamarlo Spaghetti Western…)
Mario Bava, tra un capolavoro e l’altro, con “Reazione a catena” (1971) inventò lo slasher movie, quel particolare filone horror basato sull’eccidio di un gruppo di persone ad opera di un mostro (reale o non) in una precisa unità di tempo-spazio-azione. Cioè?! Cioè Halloween, Venerdì 13, Nightmare…e poi Scream, So cosa hai fatto…insomma tutti quei teen-horror-movie con cui siamo cresciuti e coi quali gli americani hanno fatto un sacco di soldi. Bè, il papà di tutto ciò è Mario Bava.
Pupi Avati con “La casa dalle finestre che ridono” ha inventato il thriller-gotico di provincia, in cui l’orrore non si cela più dentro castelli transilvani o case degli Usher, ma in casolari della solare campagna emiliana, tra religione e arte, matti di paese e vecchine inquietanti (il suo recente ultimo horror “Il nascondiglio” è un buon horror! Non ascoltate chi vi dice il contrario!)
Dario Argento ha dato un significativo scossone al genere giallo introducendovi la violenza esplicita (perché un delitto non è una persona immobile a terra: è una persona massacrata e insanguinata, a terra) soprattutto coi primissimi titoli animaleschi (“L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code” e “4 mosche di velluto grigio”) per poi esplodere con quel capolavoro naif che è “Profondo Rosso”, il giallo-horror più ingenuo e affascinante che sia mai stato realizzato dall’uomo.
Per non scomodare i vari polizziotteschi di fine ’70, non tutti dei gran film, ma col merito di aver fuso azione adrenalinica e poliziesco puro in opere da 90 minuti lanciate alla velocità di un’Alfa Giulia a 180 all’ora in tangenziale contromano. Sparatorie, giustizia spiccia (uno spasso) e inseguimenti veri con stunt-man veri che valgono 100 volte le garette fichette e colorate di “2Fast2Furious”. Ovviamente Tarantino con “Death Proof” ha omaggiato il genere in maniera talmente esplicita da rasentare e oltrepassare il dejà-vu (rivedere e soprattutto ri-ascoltare l’inseguimento finale). E giusto per completezza diciamo pure, e senza vergogna, che “Milano Odia” di Lenzi è l’Arancia Meccanica italiana.
Dobbiamo poi citare i mostri sacri della commedia (amara, mica Vanzina e Neri Parenti di ‘sta minchia) all’italiana? Mi limito al “Sorpasso” di Dino Risi e ai primi due “Fantozzi” di Salce, autentici calci in culo allo spettatore col sorriso sulle labbra.
Ebbene, “La ragazza del lago” è un giallo puro, di provincia (e dunque viene in mente Pupi Avati). Friulana, precisamente, tra laghetti, fiumi e montagne boscosissime (viene in mente Twin Peaks). Tra matti di paese, persone rispettabili, presunti assassini e tragedie familiari. Ma non tragedie tipo “mi ha lasciato il ragazzo e da allora non so più chi sono”…qui le tragedie sono Vere, Senza Speranza né Redenzione. Il regista si ispira direttamente alla nostra truce e grottesca cronaca nera più o meno recente (non posso fare nomi perché rischierei lo spoiler), tira fuori le paranoie e le paure ataviche del vicinato di provincia (cosa penseranno, cosa pensano di me che io penso di loro che noi pensiamo voi pensate essi pensano di tutti e di tutto) le fa esplodere in una tragedia che più classica di così si muore (e infatti è l’omicidio di una ragazza) e ricompone i pezzi del puzzle in un modo altrettanto classico, attraverso cioè una sana e cinematograficamente corretta indagine poliziesca. Un’indagine apparentemente lineare, ma solo perché la regia è così ferma e chiara che non ti perdi mai. Un’indagine che funziona sul serio, senza buchi né ingenuità.
Toni Servillo, che se in Italia ci fosse il pavimento delle star come a Hollywood le sue impronte coprirebbero un’area largamente imbarazzante, è il commissario incaricato di scoprire chi è l’assassino. Punto. Il resto è pura tragedia al cubo, compresa la storia personale del commissario che si fonde in maniera MOLTO intelligente col caso che deve risolvere (anche qui per la serie: non la solita stronzata del collega morto in servizio o serial-killer che ti perseguita), con svolte narrative e colpi di scena calibrati e pressoché perfetti, a cominciare dallo strepitoso incipit, il depistaggio più intelligente e meta-narrativo visto negli ultimi anni, che sbatte subito in faccia allo spettatore la tara del film, e cioè: ti presento un giallo dalla forma stra-classica ma non pensare di capire chi è il colpevole a metà film solo perché hai visto tutta la prima stagione di CSI, stupido spettatore presuntoso!
Il tutto sottovoce, mi viene da dire, quasi in sordina, ma quel tipo di sordina che ti entra sotto pelle senza che te ne accorga e non ti molla fino alla fine del film, e oltre direi. Sfido chiunque a non commuoversi alla frase finale che Super-Hero-Servillo dice alla figlia “Ti ha sorriso, visto?” che racchiude l’intero senso del film, anche se apparentemente non c’entra nulla (anche qui evito lo spoiler). Un padre commissario che cerca ostinatamente la verità nei suoi casi ma perpetua(va) la menzogna nella sua vita privata. Bellissimo.
Un sottovoce, dicevo, così potente da spazzare via qualunque episodio di CSI e romanzo di Michael Connelly…ma in silenzio, lontano dai riflettori e vicinissimo a cuore e viscere.
So che per alcuni è un’eresia, anch’io apprezzo CSI e leggo le indagini di Harry Bosch.
Ma Andrea Molaioli non ha bisogno di riprese multi-angolari digitali del dito mozzato della vittima per risalire al dna del cugino di 3° grado dell’amico d’infanzia del fratello dell’assassino per acciuffarlo. E nemmeno di pittoreschi (pur affascinanti, eh!) serial-killer che si ispirano ai quadri di Bosch (il pittore omonimo del detective Connelliano) per i propri, prolissi, delitti.
Molaioli ha dalla sua stile, classe, sensibilità, intelligenza. Ma non vincerà mai l’Oscar. Solo premi minori, tanti, da quel che so. E forse è meglio così.
Ed è pure il suo film d’esordio…’sticazzi. Invidia e Ammirazione allo stato brado.
In America hanno l’Hummer, tre tonnellate di Suv indistruttibile e imparcheggiabile (l’auto in dotazione agli agenti di CSI, tra l’altro).
In Italia abbiamo l’Alfa 8c…cos’è?! dov’è?! ……vedete?
Paranoia Finale: c’è una frase del film detta all’inizio (delle indagini) riguardante la posa del cadavere della vittima che è paro paro una frase detta in un dialogo del mio “Nero”, proprio all’inizio della sua indagine. E cioè: “Era stesa per terra come se dormisse”.
Ma quale paranoia, quale caso, quale plagio…la mia è solo invidia!!!
Fantascienza a parte, non siamo secondi a nessuno (no, “Nirvana” di Salvatores non è un capolavoro).
Sergio Leone re-inventò un genere già trito e ritrito 40 anni fa, gli diede nuova linfa vitale, nuove regole, e fece scuola Nel Mondo. Lo chiamavano Spaghetti Western (e continuavano a chiamarlo Spaghetti Western…)
Mario Bava, tra un capolavoro e l’altro, con “Reazione a catena” (1971) inventò lo slasher movie, quel particolare filone horror basato sull’eccidio di un gruppo di persone ad opera di un mostro (reale o non) in una precisa unità di tempo-spazio-azione. Cioè?! Cioè Halloween, Venerdì 13, Nightmare…e poi Scream, So cosa hai fatto…insomma tutti quei teen-horror-movie con cui siamo cresciuti e coi quali gli americani hanno fatto un sacco di soldi. Bè, il papà di tutto ciò è Mario Bava.
Pupi Avati con “La casa dalle finestre che ridono” ha inventato il thriller-gotico di provincia, in cui l’orrore non si cela più dentro castelli transilvani o case degli Usher, ma in casolari della solare campagna emiliana, tra religione e arte, matti di paese e vecchine inquietanti (il suo recente ultimo horror “Il nascondiglio” è un buon horror! Non ascoltate chi vi dice il contrario!)
Dario Argento ha dato un significativo scossone al genere giallo introducendovi la violenza esplicita (perché un delitto non è una persona immobile a terra: è una persona massacrata e insanguinata, a terra) soprattutto coi primissimi titoli animaleschi (“L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code” e “4 mosche di velluto grigio”) per poi esplodere con quel capolavoro naif che è “Profondo Rosso”, il giallo-horror più ingenuo e affascinante che sia mai stato realizzato dall’uomo.
Per non scomodare i vari polizziotteschi di fine ’70, non tutti dei gran film, ma col merito di aver fuso azione adrenalinica e poliziesco puro in opere da 90 minuti lanciate alla velocità di un’Alfa Giulia a 180 all’ora in tangenziale contromano. Sparatorie, giustizia spiccia (uno spasso) e inseguimenti veri con stunt-man veri che valgono 100 volte le garette fichette e colorate di “2Fast2Furious”. Ovviamente Tarantino con “Death Proof” ha omaggiato il genere in maniera talmente esplicita da rasentare e oltrepassare il dejà-vu (rivedere e soprattutto ri-ascoltare l’inseguimento finale). E giusto per completezza diciamo pure, e senza vergogna, che “Milano Odia” di Lenzi è l’Arancia Meccanica italiana.
Dobbiamo poi citare i mostri sacri della commedia (amara, mica Vanzina e Neri Parenti di ‘sta minchia) all’italiana? Mi limito al “Sorpasso” di Dino Risi e ai primi due “Fantozzi” di Salce, autentici calci in culo allo spettatore col sorriso sulle labbra.
Ebbene, “La ragazza del lago” è un giallo puro, di provincia (e dunque viene in mente Pupi Avati). Friulana, precisamente, tra laghetti, fiumi e montagne boscosissime (viene in mente Twin Peaks). Tra matti di paese, persone rispettabili, presunti assassini e tragedie familiari. Ma non tragedie tipo “mi ha lasciato il ragazzo e da allora non so più chi sono”…qui le tragedie sono Vere, Senza Speranza né Redenzione. Il regista si ispira direttamente alla nostra truce e grottesca cronaca nera più o meno recente (non posso fare nomi perché rischierei lo spoiler), tira fuori le paranoie e le paure ataviche del vicinato di provincia (cosa penseranno, cosa pensano di me che io penso di loro che noi pensiamo voi pensate essi pensano di tutti e di tutto) le fa esplodere in una tragedia che più classica di così si muore (e infatti è l’omicidio di una ragazza) e ricompone i pezzi del puzzle in un modo altrettanto classico, attraverso cioè una sana e cinematograficamente corretta indagine poliziesca. Un’indagine apparentemente lineare, ma solo perché la regia è così ferma e chiara che non ti perdi mai. Un’indagine che funziona sul serio, senza buchi né ingenuità.
Toni Servillo, che se in Italia ci fosse il pavimento delle star come a Hollywood le sue impronte coprirebbero un’area largamente imbarazzante, è il commissario incaricato di scoprire chi è l’assassino. Punto. Il resto è pura tragedia al cubo, compresa la storia personale del commissario che si fonde in maniera MOLTO intelligente col caso che deve risolvere (anche qui per la serie: non la solita stronzata del collega morto in servizio o serial-killer che ti perseguita), con svolte narrative e colpi di scena calibrati e pressoché perfetti, a cominciare dallo strepitoso incipit, il depistaggio più intelligente e meta-narrativo visto negli ultimi anni, che sbatte subito in faccia allo spettatore la tara del film, e cioè: ti presento un giallo dalla forma stra-classica ma non pensare di capire chi è il colpevole a metà film solo perché hai visto tutta la prima stagione di CSI, stupido spettatore presuntoso!
Il tutto sottovoce, mi viene da dire, quasi in sordina, ma quel tipo di sordina che ti entra sotto pelle senza che te ne accorga e non ti molla fino alla fine del film, e oltre direi. Sfido chiunque a non commuoversi alla frase finale che Super-Hero-Servillo dice alla figlia “Ti ha sorriso, visto?” che racchiude l’intero senso del film, anche se apparentemente non c’entra nulla (anche qui evito lo spoiler). Un padre commissario che cerca ostinatamente la verità nei suoi casi ma perpetua(va) la menzogna nella sua vita privata. Bellissimo.
Un sottovoce, dicevo, così potente da spazzare via qualunque episodio di CSI e romanzo di Michael Connelly…ma in silenzio, lontano dai riflettori e vicinissimo a cuore e viscere.
So che per alcuni è un’eresia, anch’io apprezzo CSI e leggo le indagini di Harry Bosch.
Ma Andrea Molaioli non ha bisogno di riprese multi-angolari digitali del dito mozzato della vittima per risalire al dna del cugino di 3° grado dell’amico d’infanzia del fratello dell’assassino per acciuffarlo. E nemmeno di pittoreschi (pur affascinanti, eh!) serial-killer che si ispirano ai quadri di Bosch (il pittore omonimo del detective Connelliano) per i propri, prolissi, delitti.
Molaioli ha dalla sua stile, classe, sensibilità, intelligenza. Ma non vincerà mai l’Oscar. Solo premi minori, tanti, da quel che so. E forse è meglio così.
Ed è pure il suo film d’esordio…’sticazzi. Invidia e Ammirazione allo stato brado.
In America hanno l’Hummer, tre tonnellate di Suv indistruttibile e imparcheggiabile (l’auto in dotazione agli agenti di CSI, tra l’altro).
In Italia abbiamo l’Alfa 8c…cos’è?! dov’è?! ……vedete?
Paranoia Finale: c’è una frase del film detta all’inizio (delle indagini) riguardante la posa del cadavere della vittima che è paro paro una frase detta in un dialogo del mio “Nero”, proprio all’inizio della sua indagine. E cioè: “Era stesa per terra come se dormisse”.
Ma quale paranoia, quale caso, quale plagio…la mia è solo invidia!!!
Uno dei personaggi secondari del film: Maciste, il coniglio più grasso del mondo.
50 commenti:
è da tempo che vado in giro a dire che il cinema italiano non è affatto in crisi
si si, non è "il cinema" è il "mercato" ad essere in crisi.
e anche in altri settori.
In Italia ci sono teste, e lo dimostra chiaramente anche il nostro ospite, anche se gli piace CSI (scherzo, de gustibus...).
sta benissimo ma pochi lo sanno.
NON SCARICATE QUESTO FILM!
Noleggiatelo, ripescatelo in qualche cineforum, guardatelo su Sky o sul digitale terrestre, come vi pare, ma non fottiamoci da soli.
non c'hai soldi? però per Guitar Hero li hai spesi 60 euro, cazzo...
gianluca: aspè, l'ospite a cui piace CSI sono io?
sì, quando vidi i miei primi episodi (N.Y.) gridai quasi al miracolo: ritmo, casi originali, nuova estetica del giallo...poi mi ha scassato la minchia, papale papale.
oibò gli amici nocturniani l'hanno per lo più massacrato e mi son fidato, ora te ne esci tu a inoculare il tarlo del dubbio: c'è vita sul pianeta cinema di genere italiano?!?
io, a parte soavi, pensavo di no,
a breve lo recupero,
se è 'na sòla mi ridai i soldi a lucca... :D
grezzo: due/tre rondini (garrone, sorrentino e pochi altri) non fanno, ancora, primavera...
non e' il mio genere ma mi e' piaciuto assai, anche perche' servillo spacca!!!
L'ultimo film italiano che ho visto al cinema è"Il divo",un film secondo me fantastico e infatti è stato premiato al festival di Cannes,ha un qualcosa di originale che non ho mai visto in altre opere.
Gli horror non mi piaciono e quindi non posso sicuramente apprezzarli,un altro film che mi ha colpito molto è "Caos calmo",un film secondo me da oscar(non sto scherzando)!!
Sono uscito dalla sala con qualcosa dentro,era come se avessi vissuto realmente dentro il film!
Il cinema italiano è in crisi ma non perchè abbia una qualità scarsa,siamo noi che preferiamo altro e alla fine non guardiamo molte opere che meritano....
diff: Nocturno è un'ottima rivista ma a volte (e sottolineo "a volte") hanno un pò la puzza sotto il naso. Ne "La ragazza del lago" non c'è un millilitro di sangue ma ettolitri di Tragedia Provinciale e Pathos Cinematografico. se poi non ti piace, ti offro birra&salciccia a Lucca!
riguardo le rondini: non è la quantità (d'autori e/o film) ma la qualità a fare la differenza.
officina infernale: grande! il tuo giudizio conferma la mia tesi!
giorgio: sono con te, anche se "caos calmo" non mi ha fatto impazzire come credevo. gran film, comunque.
Per il film la ragazza del lago forse non ho lo spessore per
percepire il gran film , ma devo essere io un po' poco
sensibile algiallo.
Di quel film mi hanno colpito gli attori.
Una prova di capacita' drammatica incredibile.
Un po' come guardare un fumetto senza leggerlo ma
renstandone lo stesso afffascinati.
p.s
esco dalpost per metterti una pulce nell'orecchio come
scenneggiatore....
ti do un link e poi trai tu i tuoi pensieri ed eventuali
"evoluzioni" da
Autore.http://it.youtube.com/watch?v=ppHzpEvFGw0
in effetti c'e' tanto materiale di david icke che volevo
mostrarti ma penso che darti un indizio , per te, sia piu'
che sufficiente!
Se il mio post e antipatico cancellalo pure.
...un film che mi e' piaciuto un casino con servillo e' le conseguenze dell'amore...
per nocturniani intendo non solo i redattori ma anche lettori, forumisti ecc. e devo dire che quasi nessuno ne ha parlato bene ma mi fido di te e male che vada ho l'aperitivo pagato a lucca
per far primavera serve anche il numero, con un paio di lynch non si mette su una seria industria cinematografica, al più un cineforum
bella
troppissimo d'accordissimissimo, però nella tua lista manca il nonno Fulci.
ivan: la recitazione ne "La ragazza del lago" è uno dei suoi punti di forza. mi è piaciuto il paragone della tua visione a un fumetto sfogliato, non letto! davvero!
riguardo il filmato di you tube sugli Illuminati: mooolto interessante, sono cose che + o - si sanno per sentito dire, sono nell'aria, ma diciamo che questo è un bel bigino. per trarne qualcosa a livello di soggetto (di fumetto, film, romanzo...) bisogna essere però molto ma molto documentati...uno sbattimento non indiferrente, visto l'argomento.
officina: validissimo "Le conseguenze dell'amore"! cacchio Moz, dietro quella scorza da SplatterManiac pulsa un cuore! bè, io stesso son cresciuto a Raimi e Jackson, fratello...
diff: cosa ne pensano i Nocturni de "Il nascondiglio" del Pupi nazionale? è una mia curiosità...
perissi: rischio il linciaggio, lo so, ma confesso che Fulci non è tra i miei miti......ALT! FERMI TUTTI! a mia parziale discolpa dico che "7 note in nero" è uno dei thriller MONDIALI più riusciti, con uno dei colpi di scena finali (o "ribaltoni" come amo definirli) ancora oggi da lasciare a bocca aperta. anni luce prima di Shyamalan...
freddini anche su quello, come io del resto, derivativo e poco incisivo, manca il furor insomma e senza quello l'horror o il thriller non lo fai, al più un bel esercizio di stile...
bene l'atmosfera ma al dunque voglio la carnazza! (frase per una delle prossime settimane :D
diff: w la carnazza ma anche le idee, no? e l'idea base de "Il nascondiglio" è originale, grottesca, inquietante, così come l'atmosfera di ogni scena all'interno della casa. e, va da sé, il finale rivelatorio. alla facciazza di (quasi) tutti gli horror ectoplasmatici orientali!
(non mi ha fatto impazzire la sceneggiatura nella sua interezza, così come l'80% della recitazione).
insomma, io sono uno che ama a pari merito BrainDead e The Others!
per carnazza intendo anche il far paura, che dovrebbe essere alla base di ogni horror, e "il nascondiglio", da quel poco che ricordo, mi fece solo sbadigliare, anzi nel finale ridere, con la storia che la vecchia si era mangiata due sorci in 50 anni :D
ma qui forse siamo al gusto personale...
respect
maciste se nn sbaglio ha preso pure una nominescion!!!
E il più grande noir europeo degli ultimi 15 anni? "Arrivederci Amore Ciao" è tecnica, violenza, narrazione, cinismo e cattiveria. L'unica cosa uscita in Europa (ma anche nel mondo) negli ultimi anni è la trilogia danese del Pusher (non la merda inglese con Craig Daniel). Eppure nessuno se lo è cagato. Titolo di merda, lo ammetto, ma qui il problema è altrove.
stra-quoto ma!
'arrivederci amore ciao' è un film coi controcazzi e soavi è un grande (per tecnica e talento) che il cinema italiano non merita e infatti non usa, paese di merda...
Il problema è che non rimane neanche il sogno, tipo "quanto mi piacerebbe vedere Soavi alle prese con un noir", perchè tanto l'ha già fatto e ci siamo lasciati sfuggire quest'occasione. Stessa cosa per le "Conseguenze dell'amore": io adoro il cinema orientale (rappresenta il 90% del cinema che consumo), ma ammetto che se un film del genere l'avesse fatto il koreano o jappo di turno saremmo tutti li a farci le seghe. Invece lo ha girato un italiano e la critica più intelligente che ha ricevuto (letto all'epoca sl forum di Nocturno) è stata "pare la pubblicità della BMW". Complimenti, bello sforzo di analisi!
adrio: ...e poi ha vinto il David di Donatello come miglior attore non protagonsita! dopo Servillo, quel conigliaccio obeso è la vera star del film! w Maciste!
ma: il romanzo di Carlotto mi ha devastato, uno dei migliori noir degli ultimi decenni...il relativo film di Soavi mi è piaciuto ma non da impazzire...non riesco a essere oggettivo avendolo visto dopo il libro, non ci riesco proprio!
diff: è uno schifo, uno schifo!
Ho davvero adorato LA RAGAZZA DEL LAGO, al di là dei richiami suggestivi a Laura Palmer.
I tempi, l'atmosfera, la costruzione del giallo e la recitazione -finalmente un'inflessione regionale riconoscibile che restituisce il realismo di un contesto all'interno di un "giallo puro"- sono impeccabili. E personalmente, non mi sono dispiaciute neanche le musiche ambient atipiche (a volte stridenti) di Teho Teardo.
Non so se la solidità narrativa sia merito più del romanzo originale, della sceneggiatura del bravo Petraglia o del regista. So solo che è venuto fuori un piccolo gioiello. Che non è andato neanche troppo male in sala (considerati i concorrenti di quel periodo).
Riguardo CSI, devo ammettere che non mi ha mai attratto. Troppo algido, sofisticato e sborone. Per i meccanismi assassini contorti, preferisco l'artigianalità di DETECTIVE CONAN. :)
ma: sì, credo che alla fine i luoghi comuni e le frasi fatte siano sempre validissimi...SIAMO ESTEROFILI.
riguardo l'oriente, non faccio di tutta un'erba un fascio, non voglio essere recepito così. a random e molto superficialmente: Kitano (tutto), Miike, i due thailandesi di "The Shutter" (uno dei miei horror d'oriente preferiti), Hideshi Hino soprattutto nel fumetto ("Visione d'Inferno" è poesia splatter), la trilogia di Park Chan-Wook ("Lady Vendetta" su tutti), il John Woo di 20 anni fa, eccetera eccetera...il loro "problema", o almeno io lo subisco così, è la sovra-produzione con conseguente appiattimento/uniformità/ripetitività di forma e contenuti. un annoso problema che riguarda molti settori dell'intrattenimento. non mi sento però di condannare gli autori, che fanno solo il loro lavoro, e se ce n'è tanto è ovvio che si fa. forse è il mercato, che appena individua un'idea vincente, nel senso di vendibile, la strizza come un limone finché non ne rimane la buccia e poi strizza pure quella.
PROBLEMA CHE IN ITALIA NON ABBIAMO IN NESSUN SETTORE! tranne la TV.
giangidoe: la sceneggiatura di Petraglia è perfetta, non avevo dubbi dopo l'accoppiata con Rulli ne "La meglio gioventù" (altro capolavoro italiano, non me ne fotte un cazzo se è "televisivo"). mi aveva parzialmente deluso con "Piano, solo" in sé un buon film ma che ruota un pò troppo su se stesso, a mio parere.
comunque sia, ne "La ragazza..." mi ha colpito soprattutto la regia di Molaioli, una regia semplice e lineare, perfetta per il giallo, ma che non cala di un secondo il ritmo. senza bisogno di inquadrature rocambolesche, tagli improbabili e autoreferenzialità varie, della serie: guardate quanto son bravo a inquadrare 'sto cadavere.
non è il cinema italiano in crisi, è l'Italia stessa in crisi, sono gli italiani, il cui livello di [no non scomoderò il termine cultura] interesse medio è scivolato sotto una montagna di merda. perchè mi sta bene il cinema commerciale, ma se dev'essere la stessa riproposizione di sketch idioti per subumani allora a fare in culo, ecco.
ecco...perdonare lo sfogo.
detto questo...no ok Nirvana non sarà un capolavoro [c'è Lambert! ha due espressioni e sono facilmente emoticonizzabili:
Lambert serio -_-
Lambert sorridente -_- ] ma resta, a mio parere, un signor film, la riprova che si può fare un buon sci-fi anche senza chiamarsi Uàcioschi e spendere 5miliardi di dollari di effetti speciali per mascherare il fatto di aver preso uno dei migliori sci-fi mai realizzati e averlo progressivamente smerdato con due seguiti deplorevoli.
[cammino sul filo dell'Off topic, oggi =)]
e guitar hero mi sa che ne costa anche 80 o 90 di euro... che poi guitar hero...bah. quando credevo che avesse a che fare con la marmellata Hero mi andava anche bene, quando poi ho visto cos'era mi sono gelate le...mh...ginocchia.
ma!: frequenti il forum di nocturno? con quale nickname?
alfredo: gli sfoghi sono sempre ben accetti qui, che siano a tema o no. sfogatevi!
diff: a proposito di MA! vai a vedere il suo blog...davvero molto interessante. spesso e volentieri ti fa scoprire delle autentiche chicche, come BLU (mi pare si chiami così) il primo stop-motion-writer...cioè graffiti in stop-motion, una meraviglia, credetemi.
conosco blu e i suoi lavori da diversi anni, lo avevamo anche invitato ad INDaYs, il fetsival di fumetto indy che co-organizzai nel 2006 ma, come spesso accade, era all'estero..
visto, ma! ha un blog davvero interessante
diff: sei troppo avanti, a volte non so come fare a starti dietro!
scherzi a parte, l'indy è un mondo che andrebbe sondato e mostrato di più. pochi lo fanno (o hanno il coraggio di farlo) e quindi Hasta Santucci Siempre!
Caos Calmo è uno schifo. Moretti recita se stesso,troppo narcisista e di finto spessore.E' anni che ripete la stessa parte,basta!I suoi capolavori veramente sentiti e sinceri sono Caro Diario e la stanza del figlio. La scena di sesso del film è RI-DI-CO-LA. Inoltre,poteva risparmiarsi quella bestemmia inutile.
In quanto al nascondiglio di Avati...le premesse c'erano tutte ma si vive di sbadigli eccetto nel finale. La Morante recita in modo imbarazzante!
moretti, come direbbe il grezzo, è un cosplayer di se stesso
andrea + difforme: Moretti è un caso troppo a sé, perchè sconfina nel politico e ha fatto del suo ego una cifra stilistica, fin dal primissimo "Io sono un autarchico".
Davvero difficile giudicarlo, secondo me. personalmente mi ha regalato alcuni film indimenticabili, uno su tutti "Ecce Bombo" ancora oggi attualissimo.
PS per difforme: ideologia a parte, la tua foto mi ricorda troppo Kerry King degli Slayer (non quando era cappellone, ovviamente e senza offesa!).
ma anche un pò Phil Anselmo periodo "Vulgar Display of Power"...
non potevi farmi complimenti più grandi, ora esco e mi bullo un pò, magari meno pure qualcuno...
...la prego, mr.Anselmo, non mi picchi...no...nooo...aaaagh!!!
un passante
“Milano Odia” di Lenzi è l’Arancia Meccanica italiana.
Spararle meno grosse no, eh?
Ah, per il Difforme: Soavi...ah ah ah ah ah ah ah ah. Mapperpiacere.
alien god, hai rotto il cazzo: vai rompere i coglioni da un'altra parte, anonimo senza palle.
magari inizio a menare proprio il primo anonimo, che forse è sempre alien coso a cui rispondo che capisce di cinema quanto un blocchetto di peperino di fisica quantistica...
diff, il "passante anonimo" ero io!
ma accomodati pure per l'altro...
E' bellissimo vedervi fare i duri. Essì.
Però accostare Lenzi a Kubrick che è forse il regista più grande di sempre continua a sembrarmi una stronzata.
Infierire su Soavi invece è come sparare sulla croce rossa, quindi evito.
Specifico una cosa comunque...concordo sul fatto che il cinema italiano non sia poi così terribile come lo dipingono. Ad esempio sono certo che Sorrentino sia un talento incredibile...farà scuola.
Per il resto continuate a fare i duri che fa sempre figo.
Almeno su internet.
alien: mah, io un nome e una faccia ce l'ho e sono presente a (quasi) tutte le fiere del fumetto o altri incontri che segnalo scrupolosamente in questo blog...e quella è realtà reale, vedi tu.
ma perchè per esprimere i tuoi giudizi, interessanti quanto quelli degli altri, devi attaccare/insultare chi non la pensa come te? non è un bell'atteggiamento. non lamentarti se poi uno reagisce.
mi piacerebbe argomentare e risponderti a livello squisitamente cinematografico, ma d'ora in poi ti ignoro perchè sei incredibilmente antipatico.
Il post che hai scritto questo giro è da primo premio(non saprei specificare quale ma uno di sicuro). Mi congratulo e in linea di massima sono in prefetta sintonia con il tuo atteggiamento seppure mi mancano alcune visioni di films e quindi non mi esprimo completamente. Rimango incuriosito alla massima potenza, spero di vedere presto questa ragazza del lago.
alien dog:
chepalle, sia chiaro che non debbo render conto ne a te ne a nessun altro di quello che scrivo o dico, anche perchè io ci metto nome e faccia, vedi di farti i cazzi tuoi e di tenerti per te sto moralismo d'accatto,
c'è l'ESERCITO NELLE STRADE che manco nell'argentina della dittatura, quello è un problema, altro che bulli da internet
difformino, ma che m'hai preso per un berlusconiano? No perchè in tal caso ti sbagli.
Son problemi che stanno a cuore anche a me, ma mi sembrava che qui si parlasse di cinema.
Poi oh...se vi do tanto fastidi, e vi da tanto fastidio leggere chi la pensa diversamente da voi...beh, tanti saluti.
Ciao, bello il tuo post!!!!!
Ho visto "La ragazza del lago" proprio qualche giorno fà,
mi è piaciuto un bordello, veramente un fenomeno Servillo, avevo già visto "Le conseguenze dell'amore" e me ne ero innamorato.
Ciao
Ahh a me CSI piaceva parecchio, molto intrippante, ora però, dopo l'overdose non se ne può più, molto più genuina la semplicità ansiolitica della Ragazza del lago.
V: devi assolutamente vederlo!
e, tra parentesi, ieri ho visto l'ultimissima puntata di Six Feet Under...non ho parole, un capolavoro. se riesco ne traggo un post prima delle ferie, se no dopo...
gian marco: Servillo for President!
comunque sia, il "problema overdose" delle serie Tv è il cancro dell'entertainement (si scrive così? boh...)
Io non guardo tv da tre anniper scelta e di quello non posso parlare ma secondo me il problema in Italia non è il genere cinematografico o il genere fumetto è che manca la cultura ma si sa che la prima cosa che sparisce in tempi di crisi è la cultura.
Vaffanculo sono in China ancora un mese mi perdo pure questo. che palle.
vabbè lascia stare.
Alex: Ma come cavolo fai a vederti l'ultimissima puntata di six feet under che io sono alla terza serie?
Arg!! Che invidia!!
Ma quanto ci vorrà perchè pubblichino il resto delle serie? Ne sai qualcosa?
Claudia: Ottima osservazione. Vero che la cultura è la prima a "sparire" nei momenti di crisi, tuttavia non credo sia giusto il termine "sparire" ma semplicemente si sposta. I suoi spostamenti però mettono in crisi chi cerca cultura e chi la fa. Io credo che sia necessario da parte degli interessati all'onesta ricerca di cultura, di concentrarsi unicamente su isole di salvataggio come le chiamo io, ovvero i luoghi a margine, che non necessarimente sono i bassifondi di periferia, tutt'altro! Nella crisi "bisogna" osservare il movimento che determina una nuova produzione (in senso ampio e culturale del termine - sintetizzo), magari lenta, magari silenziosa, magari anche difficile da trovare, ma certamente forte della sua inevitabile esistenza.
Difficile qui dare una definizione di "margine", si potrebbe forse definire "il confine in cui la vera cultura è forte - perchè chi la fa e chi la trova supera ostacoli duri - e fragile - a causa della mancanza di mezzi di condivisione di ogni genere - nello stesso tempo" a causa proprio del divenire della crisi (anche quella inevitabile..).
E' solo una riflessione la mia,senza alcuna pretesa di verità assoluta, certamente anche discutibile :-)
claudia: sì, sono abbastanza d'accordo. molto generalizzando: la cultura è la prima cosa a saltare quando la priorità è tirare fine mese.
enrietto: e noi ci perdiamo le Olimpiadi dal vivo! (o dal morto, visti gli ultimi provvedimenti di "sicurezza" adottati dalla Cina!)
V, niente magia né patti col diavolo (o coi muli): ho Sky. non so quando e se uscirà il cofanetto dvd della quarta e quinta stagione di Six Feet Under...qualcuno lo sa?
Riguardo lo spostamento di cultura, mi sa che alla fine hai ragione tu. e aggiungo: nulla si crea né si distrugge, tutto si trasforma.
V. Non so, sicuramente l'arte intesa come comunicazione di un concetto sotto forma di creazione non muore mai. Ma come si trasforma? Sicuramente emigra in altri paesi dove fare arte è più redditizio e dà maggiori soddisfazioni ma ci sono legati anche altri fenomeni. Primo diminuiscono le persone che vi lavorano, questo può essere una selezione che non sempre è fatta su criteri di merito ma anche su base economica. Si coltiva di meno l'arte e quindi diverrà meno un'aspirazione per chi viene dopo, guarda, non a caso, come la maggior parte dei nuovi autori italiani si ispirano ai manga( niente di male in questo ma è solo per dire che cambiano i punti di riferimento), c'è una minore considerazione per la cultura. Infine diventa "elitaria" cioè si stacca dalla gente comune. Queste sono alcuni dei problemi che mi vengono in mente poi ovviamente concordo con te che non è che morirà in toto ma non mi piace neanche il panorama che si apre, per quanto questo mondo è grande e mica si deve stare sempre in un solito posto, ad esempio spesso mi sono trovata a dire la frase: "mica è detto che l'Italia debba essere una isola felice del fumetto, prendiamo la cosa con spirito" :)
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